Yoweri Museveni è stato rieletto presidente dell’Uganda
Lo ha annunciato ufficialmente la commissione elettorale del paese, mentre Bobi Wine, il principale avversario di Museveni, è bloccato in casa sua dai militari
La commissione elettorale dell’Uganda ha detto che Yoweri Museveni, che governa il paese da 35 anni, è stato rieletto presidente con quasi il 59 per cento dei voti, e ha negato che ci siano stati dei brogli come sostenuto dall’opposizione. Il principale rivale di Museveni, il cantante e parlamentare Bobi Wine, ha ottenuto il 35 per cento dei voti secondo la commissione elettorale. Le elezioni si sono tenute giovedì, dopo una campagna elettorale molto movimentata e violenta, durante la quale erano state uccise decine di persone e lo stesso Bobi Wine era stato arrestato e picchiato dai militari più volte. La commissione elettorale ha detto che ha votato il 52 per cento dei 18 milioni di persone aventi diritto.
Venerdì Bobi Wine (il cui vero nome è Robert Kyagulanyi) ha scritto su Twitter che i militari ugandesi hanno «preso il controllo» della sua casa, aggiungendo: «Siamo in guai seri. Siamo assediati». Il suo partito dice che attualmente Wine si trova di fatto agli arresti domiciliari. Il portavoce dell’esercito Deo Akiiki ha detto all’agenzia di stampa Reuters che i militari che hanno circondato la proprietà di Wine lo stanno proteggendo dai pericoli che correrebbe uscendo: «È per la sua sicurezza». I giornalisti internazionali che hanno cercato di parlare con Wine non sono stati fatti entrare dai militari.
Il suo portavoce Benjamin Katana ha detto ad Al Jazeera che il risultato elettorale sarà contestato secondo le modalità previste dalla legge ugandese. In precedenza Wine aveva detto che avrebbe diffuso prove video dei brogli elettorali una volta che i social network – che il governo aveva bloccato il 12 gennaio in previsione delle elezioni e che sono tuttora bloccati – fossero tornati a funzionare. Wine ha accusato il governo di aver limitato internet per bloccare le comunicazioni e compromettere lo svolgimento regolare delle elezioni.
Per il momento non è facile ricostruire brogli e irregolarità, anche per il blocco di internet. Fatta eccezione per una missione dell’Unione Africana, non ci sono stati organi internazionali a monitorare lo svolgimento del voto. Gli Stati Uniti avevano organizzato una missione diplomatica a questo scopo, ma hanno dovuto cancellarla perché la maggior parte dello staff della missione non aveva ricevuto il permesso di accedere ai seggi.
Alcuni osservatori hanno raccontato di problemi nel monitorare il voto, ha scritto Associated Press: per esempio Charity Ahimbisibwe, donna a capo del principale gruppo ugandese che si occupa di controllare la regolarità del voto, è stata arrestata mentre teneva un incontro con alcuni giornalisti in un hotel di Kampala, la capitale dell’Uganda. Ahimbisibwe ha detto di essere stata portata in una stazione di polizia, senza però essere informata delle accuse a suo carico.
Con questa vittoria elettorale Museveni, che ha 76 anni, inizierà il suo sesto mandato consecutivo. Prese il potere nel 1986 dopo aver guidato una rivolta armata durata diversi anni con cui rovesciò il governo di Milton Obote. Specialmente all’inizio, riuscì a dare stabilità politica all’Uganda, e a livello internazionale fu accolto come il simbolo di una nuova classe dirigente africana. Nei suoi molti anni di governo, ha ridotto notevolmente la povertà facendo crescere l’economia ugandese. Negli anni Ottanta e Novanta, Museveni riuscì a contenere la diffusione dell’AIDS e di recente ha gestito meglio di molti altri la pandemia da coronavirus.
Con il passare del tempo, tuttavia, il suo governo è diventato sempre più autoritario e Museveni ha indebolito le altre istituzioni ugandesi per ridurre al minimo il dissenso e l’opposizione al suo governo. Ha anche fatto modificare più volte le regole costituzionali per continuare a essere eletto presidente. È stato inoltre più volte criticato per aver gestito le elezioni con scarsissima trasparenza e facendo intervenire le autorità contro i suoi oppositori.