A che punto sono le vaccinazioni contro il coronavirus in Italia
I ritmi di somministrazione sono cresciuti e, secondo il commissario Arcuri, entro gennaio inizierà ovunque la somministrazione a chi ha più di 80 anni
Oggi in Italia è stata superata la soglia del milione di persone vaccinate contro il coronavirus. La campagna vaccinale è iniziata lo scorso 27 dicembre con la somministrazione delle prime 9.750 dosi del vaccino prodotto da Pfizer-BioNTech, e lo scorso 30 dicembre è arrivata la prima partita settimanale da 469.950 dosi prevista per l’Italia dal contratto firmato tra l’Unione Europea e l’azienda statunitense. Dopo un inizio stentato, nella seconda settimana di gennaio le regioni hanno iniziato a somministrare il vaccino ai ritmi previsti dal piano vaccinale, anzi in alcuni casi anche più velocemente rispetto a quanto programmato.
Al momento il vaccino è l’unico mezzo efficace per limitare la pandemia che ha causato nel mondo quasi 2 milioni di morti negli ultimi 12 mesi e bloccato molti settori dell’economia. Sviluppare un vaccino in tempi così rapidi non era scontato e per questo motivo c’è grande aspettativa sugli effetti della somministrazione di massa, in Italia e nel mondo. Quindi la velocità è importante. Andiamo con ordine.
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I dati in Italia
Ad oggi in Italia sembra che tutto stia procedendo come previsto, ma la prima fase della campagna è anche la più semplice da organizzare perché coinvolge medici, infermieri e ospiti nelle RSA, quindi persone facili da contattare e che si possono vaccinare negli ospedali e nelle RSA senza allestire nuove strutture.
Secondo l’ultimo aggiornamento, in Italia sono state somministrate un milione di dosi di vaccino, con una media di circa 75mila dosi al giorno negli ultimi giorni. Finora sono state vaccinate 627mila donne e 374mila uomini, pari all’1,7% della popolazione italiana: 754mila operatori sanitari, 159mila personale non sanitario, 87mila ospiti nelle RSA.
In totale Pfizer-BioNTech e Moderna, le aziende che hanno ricevuto l’autorizzazione nell’Unione Europea, hanno consegnato 1 milione e 460 mila dosi, quindi è stato somministrato il 68,8 per cento delle dosi a disposizione.
Per vedere come sta proseguendo la vaccinazione in Italia abbiamo creato una mappa che mostra il numero di vaccinati ogni 100mila abitanti, regione per regione e in tempo reale con tutti gli aggiornamento pubblicati dal ministero della Salute.
Nella mappa si può vedere anche il totale delle dosi somministrate dalle singole regioni, anche se è più indicativo l’andamento del numero di vaccinati ogni 100mila abitanti, cioè l’incidenza sul totale della popolazione. Le regioni che hanno utilizzato il maggior numero di dosi a disposizione sono Campania (88,5%), Veneto (77,2%), Emilia-Romagna (73,9%) e Umbria (73,4%). Tra le regioni che non sono ancora riuscite a somministrare il 50% delle dosi a disposizione, invece, ci sono la Calabria (43,3%) e la Basilicata (47,4%), mentre la provincia autonoma di Trento è al 56,4%.
Questi dati, però, possono cambiare molto velocemente per due ragioni: spesso ci sono intoppi nella distribuzione dei vaccini a causa di tanti motivi, tra cui l’alta domanda e la conseguente difficoltà di produzione. L’altro fattore che incide è la crescita del ritmo di somministrazione in molte regioni. La Lombardia, per esempio, è una delle regioni che hanno iniziato a ritmi molto lenti e che invece adesso ha aumentato in modo significativo il numero di dosi somministrate ogni giorno fino ad arrivare a oltre 20mila vaccinazioni giornaliere.
In questa infografica si può vedere l’andamento delle vaccinazioni fino al 14 gennaio in tutte le regioni
Il rallentato avvio della somministrazione dei vaccini in Lombardia ha avuto importanti conseguenze politiche. A inizio gennaio, infatti, le giustificazioni per i ritardi presentate dall’allora assessore al Welfare Giulio Gallera – «Non faccio rientrare i medici dalle ferie per le vaccinazioni» – hanno convinto il presidente lombardo Attilio Fontana a cambiare parte della Giunta sostituendo Gallera con Letizia Moratti.
L’ultima parte della fase 1
Tutte le regioni sono ancora nella fase 1 del piano vaccinale, che coinvolge 1,4 milioni di operatori sanitari, 570mila tra ospiti e personale delle strutture residenziali per anziani, e infine 4,4 milioni di persone con più di 80 anni. All’interno di questa cornice, l’autonomia sanitaria consente alle regioni di organizzare la campagna vaccinale come meglio credono. La Toscana, per esempio, fin da subito ha vaccinato gli ospiti delle RSA. Tutte le altre, invece, hanno iniziato da medici e infermieri. In alcune regioni è stata avviata l’ultima parte della fase 1, con la vaccinazione agli anziani sopra gli 80 anni: in Lazio, Valle d’Aosta e nella provincia autonoma di Bolzano è iniziata già da qualche giorno.
Secondo le previsioni del commissario per l’emergenza coronavirus, Domenico Arcuri, entro fine gennaio tutte le regioni inizieranno a vaccinare le persone sopra gli 80 anni. A questi ritmi potrebbe essere rispettata anche un’altra previsione, cioè i «6 milioni di italiani vaccinati» entro marzo.
La fase 2 del piano vaccinale, prevista nel secondo trimestre dell’anno, coinvolge la fascia di età 60-79 anni (13,4 milioni di persone) e chi ha almeno una patologia cronica (7,4 milioni di persone). Tra il secondo e il terzo trimestre si dovrebbe passare a vaccinare i lavoratori nei servizi essenziali come insegnanti e personale scolastico, forze dell’ordine, personale delle carceri e di comunità, e infine nel quarto trimestre dell’anno è prevista l’estensione a tutto il resto della popolazione.
Il fattore velocità
Durante la conferenza stampa che si è tenuta giovedì sera, Arcuri ha ribadito che è importante vaccinare le persone «nel tempo più breve possibile». Al momento, però, i vaccini prodotti da Pfizer-BioNTech e Moderna garantirebbero in Italia una disponibilità di 37,4 milioni di dosi per tutto il 2021, quindi sufficienti a vaccinare meno di 20 milioni di persone (entrambi questi vaccini vengono somministrati in due dosi).
C’è quindi grande attesa per il 29 gennaio, quando in Europa potrebbe essere autorizzato il vaccino sviluppato dalla società farmaceutica AstraZeneca. In quella data l’Agenzia europea per i medicinali (EMA) dovrebbe concludere la procedura accelerata di valutazione e – in caso di esito positivo – raccomanderà l’autorizzazione del vaccino alla Commissione Europea, che formalmente potrà permetterne l’utilizzo.
Il vaccino di AstraZeneca, sviluppato in collaborazione con l’università di Oxford, è meno costoso rispetto agli altri vaccini autorizzati finora e può essere trasportato e conservato più facilmente. Secondo i contratti firmati finora, all’Italia spettano 40 milioni di dosi entro la fine dell’anno, che consentirebbero di vaccinare 20 milioni di persone già entro il secondo trimestre del 2021, se verrà rispettato il programma di produzione e distribuzione.
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Per accelerare la somministrazione, ricercatori, medici e anche governi si sono interrogati sulla possibilità di dilatare i tempi tra la prima dose e la seconda, in modo da aumentare la quantità di prime iniezioni e quindi vaccinare più persone in tempi rapidi. Secondo le indicazioni di Pfizer-BioNTech devono trascorrere 21 giorni tra la prima e la seconda dose. Negli ultimi giorni, anche in Italia si è discusso della possibilità di ritardare l’iniezione della seconda dose, come sta avvenendo nel Regno Unito, anche se questa scelta non è esente da rischi e quindi non verrà presa. Ma dall’inizio della campagna vaccinale molte regioni si sono avvicinate all’utilizzo del 100 per cento di dosi disponibili, oppure in alcuni casi hanno superato questa soglia grazie alla possibilità di ricavare sei dosi da una fiala anziché cinque. Per evitare che non ci siano dosi sufficienti a garantire i richiami, Arcuri ha confermato che le regioni devono conservare il 30% delle dosi disponibili mantenendo comunque alti i ritmi di vaccinazione. Insomma, non troppo veloci e nemmeno troppo lenti.
La fase più impegnativa della campagna vaccinale, cioè quella in cui verrà coinvolta la popolazione, inizierà a fine gennaio. L’organizzazione delle prenotazione e dei punti di somministrazione è complessa e delicata, perché si devono vaccinare velocemente milioni di persone senza creare assembramenti e senza ritardi tra la prima e la seconda dose. Finora sono stati attivati 293 punti di somministrazione, che coincidono con gli ospedali e le RSA. Nelle prossime settimane, quando inizieranno le vaccinazioni alle persone sopra gli 80 anni, il numero di punti aumenterà. Non si sa ancora dove saranno e quanti saranno di preciso, anche se l’obiettivo è di arrivare a regime con 1500 punti di somministrazione.
Durante l’ultimo Consiglio dei ministri è stato approvata la creazione di una piattaforma informativa nazionale, un enorme database che servirà per organizzare e gestire tante cose: la distribuzione dei vaccini sulla base dei fabbisogni, il coordinamento delle prenotazioni in collaborazione con le regioni, la registrazione delle vaccinazioni fatte e le successive certificazioni, la trasmissione di tutti i dati al ministero della Salute.
Abbiamo modificato la prima versione di questo articolo aggiornando tutti i dati relativi alle vaccinazioni alle 16.15 del 15 gennaio. Sia la mappa che la tabella con le dosi si aggiornano in tempo reale, per cui i numeri citati nel testo tra qualche ora non saranno più aggiornati.