Anche nei Paesi Bassi il governo è in crisi
Si sta parlando moltissimo di un vecchio scandalo legato ai sussidi per le famiglie: i giornali scrivono che il primo ministro Mark Rutte sta valutando le dimissioni
Da alcuni giorni il governo dei Paesi Bassi guidato dal primo ministro Mark Rutte, a capo di una eterogenea coalizione di centristi, sta attraversando una crisi politica che potrebbe culminare con le dimissioni di Rutte e dell’intero governo, a circa due mesi dalle elezioni parlamentari previste per il 17 marzo.
La crisi è legata a un rapporto parlamentare sull’approccio molto aggressivo utilizzato dallo stato, a partire dal 2012, per chiedere indietro a circa 20mila famiglie i sussidi mensili ricevuti come contributo alla crescita dei figli accusandole di frode. Dopo molti anni si è scoperto che le famiglie in questione – metà delle quali erano formate da persone con la doppia cittadinanza, quindi di origine straniera – erano state perseguite per un errore burocratico. Nel frattempo però alcune di loro si erano indebitate per risarcire il governo, e in generale avevano gestito le accuse con grandissime difficoltà.
Il rapporto che dettaglia gli errori dello stato cita anche diversi funzionari e politici legati agli scorsi governi Rutte. Se ne discute da settimane, ma ieri il caso ha assunto un’altra dimensione dopo le dimissioni di Lodewijk Asscher, ex ministro degli Affari sociali e viceministro di Rutte dal 2012 al 2017. Prima di dimettersi Asscher era il leader del Partito Laburista, attualmente all’opposizione, ma le sue dimissioni riguardano un periodo in cui era uno dei più stretti collaboratori di Rutte, e da molti sono state interpretate come un invito a comportarsi allo stesso modo.
I sussidi in questione sono chiamati Kinderopvangtoeslag e vengono garantiti dal governo a tutte le famiglie che hanno figli e i cui componenti lavorano o stanno cercando lavoro, fino al 12esimo anno di età dei bambini. La cifra mensile viene calcolata sulla base del reddito familiare e sulle ore che i figli passano nelle strutture per l’infanzia.
Circa 20mila famiglie sono state accusate dal governo di aver cercato di ottenere più soldi mentendo sulle proprie condizioni, e portate in tribunale per frode. Per via di un severo meccanismo della legge, a molte di loro è stato poi impedito di appellarsi alla decisione. Il governo si è già scusato pubblicamente per l’errore e ha stabilito che ogni famiglia coinvolta riceverà circa 30mila euro di indennizzo, ma la storia sta continuando ad allargarsi. Qualche giorno fa un gruppo delle famiglie coinvolte ha fatto causa allo stato citando esplicitamente cinque politici, fra cui l’attuale ministro delle Finanze Wopke Hoekstra – che da tempo è considerato un potenziale successore di Rutte – per il suo ruolo nella vicenda.
Ieri sera c’è stata una riunione politica fra i partiti attualmente al governo in cui si è parlato di come gestire lo scandalo: al termine Rutte ha specificato che una decisione definitiva sarà annunciata oggi. «Tutto lascia pensare alle dimissioni dell’intero governo Rutte», titola stamattina il popolare sito di news NOS.
Le ripercussioni politiche in caso di dimissioni di Rutte non sono chiarissime: il suo partito di centrodestra, il Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia, sta andando fortissimo nei sondaggi grazie all’efficiente gestione di Rutte della pandemia, e in generale l’elettorato dei Paesi Bassi apprezza i politici che si assumono le responsabilità dopo uno scandalo. Negli ultimi tempi però sta tornando a guadagnare consensi anche il partito di estrema destra guidato da Geert Wilders, che alle elezioni del 2017 fu sconfitto da Rutte dopo una serrata campagna elettorale.
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