Chi sarebbero i nuovi “responsabili”
Dopo l'uscita di Italia Viva, per restare in piedi il governo Conte deve ottenere il sostegno di alcuni senatori oggi fuori dalla maggioranza: ma è ancora tutto molto nebuloso
Dopo l’uscita di Italia Viva dal governo e l’annuncio che il governo di Giuseppe Conte chiederà la fiducia in Parlamento, i due partiti rimasti nella maggioranza – Movimento 5 Stelle e Partito Democratico – stanno cercando di convincere diversi parlamentari di opposizione, soprattutto senatori, a sostenere il governo. L’operazione somiglia molto a quella che fece nel 2010 l’ultimo governo di Silvio Berlusconi, che dopo l’uscita di Gianfranco Fini rimase in piedi grazie a un gruppo di parlamentari eletti col centrosinistra che cambiarono fazione e si definirono “i responsabili”.
Oggi i parlamentari coinvolti preferiscono definirsi “costruttori”, con riferimento al discorso di Capodanno del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ma ancora non è chiarissimo quali e quanti siano, e soprattutto se riusciranno a evitare la caduta del governo.
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Le basi
La maggioranza rischia di non essere più tale soprattutto al Senato: alla Camera conserverà un numero di parlamentari sufficiente anche dopo l’uscita di Italia Viva (sebbene sarà una maggioranza assai risicata: 320 deputati, cinque in più del minimo richiesto). Al Senato la questione è più complessa.
La quota per raggiungere la maggioranza è fissata a 161, cioè la metà dei componenti totali (320) più uno. Oggi il Movimento 5 Stelle ha 92 senatori, mentre il Partito Democratico 35, Liberi e Uguali 5: in totale fa 132. Il governo conta anche un’altra ventina di voti che provengono soprattutto dal Gruppo Misto, dove siedono molti senatori usciti dal Movimento 5 Stelle, dagli autonomisti della Valle d’Aosta e dell’Alto Adige, e dal MAIE, il Movimento associativo degli italiani all’estero. In tutto si arriva a circa 150 senatori, più o meno. A questi si aggiungono anche i senatori a vita Elena Cattaneo, Liliana Segre e Mario Monti, che sostengono implicitamente il governo ma su cui difficilmente si può fare conto.
Quanti ne servono?
Il minimo da raggiungere per ottenere la fiducia è 161, ma secondo diversi analisti per avere un margine di sicurezza sufficiente serve arrivare almeno alla fascia compresa fra 165 e 170, cioè quella che appoggiava il governo quando Italia Viva faceva ancora parte della maggioranza. In totale, quindi, il governo sta cercando un numero di responsabili compreso fra la dozzina e la ventina.
La stabilità del governo sarebbe comunque compromessa nei lavori di alcune commissioni, dove Italia Viva era e resta l’ago della bilancia, ma almeno godrebbe di una solidità pari alla precedente in aula, dove passano tutti i voti che contano.
Di chi si parla
Stando ai giornali, la maggioranza sta cercando di pescare in almeno tre bacini: fra i componenti del Gruppo Misto che ancora non sostengono il governo, tra i senatori di Italia Viva e tra quelli del centrodestra cosiddetto “moderato”, da Forza Italia all’UDC passando per Cambiamo (il partito fondato dal presidente della regione Liguria, Giovanni Toti).
Il Fatto scrive che dal Gruppo Misto il governo spera soprattutto di convincere qualcuno che in passato abbia già votato per l’attuale maggioranza, come l’ex comandante Gregorio De Falco (eletto col Movimento 5 Stelle, oggi dentro +Europa/Azione), Sandra Lonardo (moglie del politico di lungo corso Clemente Mastella, eletta con Forza Italia) e Mario Michele Giarrusso, espulso dal M5S per una questione di rimborsi. Ma i bacini principali sembrano essere altri.
Repubblica scrive per esempio che a meno di sorprese dieci senatori provenienti da Italia Viva e Forza Italia sosterranno il governo. Per Italia Viva si parla soprattutto di senatori che hanno incarichi nelle commissioni come Silvia Vono, vicepresidente della commissione Lavori pubblici, Vincenzo Carbone, vicepresidente della commissione Lavoro, e Leonardo Grimani, segretario della commissione Affari costituzionali. La Stampa cita anche Annamaria Parente, presidente della commissione Igiene e Sanità. In tutto si parla di una decina di nomi: compreso quello di Riccardo Nencini del Partito Socialista Italiano, che siede nel gruppo di Italia Viva perché fu grazie a lui che l’anno scorso Renzi potè formare un gruppo autonomo (per le regole del Senato possono formare un gruppo solo gli eletti di una lista che si è presentata alle ultime elezioni). In varie interviste Nencini ha spiegato di considerarsi un “costruttore”, citando il recente discorso di Mattarella.
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Repubblica scrive che alcuni leader di Forza Italia come Renato Brunetta e Renata Polverini (entrambi deputati) stiano lavorando per convincere quattro senatori – Barbara Masini, Anna Carmela Minuto e Laura Stabile di Forza Italia e Paola Binetti dell’UDC – a sostenere un nuovo governo Conte. Ma finora nessuna di loro si è impegnata a farlo, e Binetti ha diffuso alcune dichiarazioni piuttosto interlocutorie. I tentativi di coinvolgere i senatori che appartengono al centrodestra sembrano più complicati. Secondo Repubblica l’UDC «ha siglato un patto con Salvini», cosa che rende indisponibili gli altri due senatori oltre a Binetti. Anche i tre senatori di Cambiamo – Paolo Romani, Gaetano Quagliariello e Massimo Berutti – hanno smentito il loro coinvolgimento.
I calcoli che stanno circolando sono questi: secondo fonti della presidenza del Consiglio citate dal Corriere della Sera, la maggioranza allargata ai responsabili/costruttori può arrivare a 167-168 senatori, mentre secondo i calcoli di Italia Viva il governo al momento si fermerebbe ad appena 151: in pratica, conserverebbe l’appoggio di PD, M5S, LeU e di singoli parlamentari del Gruppo Misto.
Conte e il PD sembrano comunque piuttosto ottimisti, a giudicare dai retroscena: e sembra che vogliano riunire questi senatori che definiscono “costruttori” in un gruppo autonomo, in modo da dargli identità politica e non lasciarli nel Gruppo Misto (e anche, sembra, per rispondere a una richiesta precisa di Mattarella, che in generale non apprezzerebbe particolarmente una soluzione così raffazzonata, per quanto ovviamente non potrebbe opporsi davanti all’esistenza di una nuova maggioranza).
Un partito che aveva eletto senatori alle politiche del 2018 dovrebbe però concedergli il simbolo: dovrebbe toccare al MAIE, che già oggi sostiene il governo. Il nome che gira per questo nuovo gruppo secondo i giornali è “ConTe”. Ci starebbe lavorando soprattutto Bruno Tabacci, ex storico politico della Democrazia Cristiana, oggi deputato e alla guida di un piccolo partito di centrosinistra, Centro Democratico.