I numeri della settimana sul coronavirus in Italia
I casi aumentano di poco, ma certe regioni hanno dati assai peggiori di altre: e tornano a salire i decessi
Negli ultimi sette giorni in Italia sono stati registrati 115.918 casi di contagio da coronavirus, un dato in crescita per la seconda settimana consecutiva e che porta il totale dei positivi confermati dall’inizio dell’epidemia a 2.336.279. Significa che almeno una persona su 25 che vive in Italia è stata contagiata, ma contando le migliaia di casi mai testati e quelli sfuggiti ai conteggi perché asintomatici, la percentuale è certamente più alta.
I decessi settimanali sono stati 3.557, il 13 per cento in più rispetto ai sette giorni precedenti, di nuovo in aumento per la prima volta da fine novembre. I morti attribuiti ufficialmente alla COVID-19 dall’inizio dell’epidemia hanno superato gli 80mila, questa settimana: significa 1 ogni 747 persone che vivono in Italia. Anche in questo caso, la percentuale sale certamente contando i decessi per COVID-19 che non sono entrati nelle statistiche.
Il dato sugli ingressi nei reparti di terapia intensiva, diffuso a partire da dicembre, permette un’analisi più attenta della situazione negli ospedali nelle varie regioni. Rapportando il dato degli ingressi settimanali alla popolazione, si vede che al momento è il Veneto ad ammettere più persone in rianimazione, seguito da Friuli Venezia Giulia, Umbria e provincia di Trento. La Puglia, che aveva dati piuttosto preoccupanti tre settimane fa, viene subito dopo. Le Marche, la Calabria, la Campania e la Liguria hanno numeri abbastanza in crescita.
Calabria e Umbria sono le regioni che hanno più ricoverati in terapia intensiva rispetto a una settimana fa (in realtà la Valle d’Aosta, dove però sono passati da 1 a 2), mentre per quanto riguarda i ricoverati rispetto alla popolazione al primo posto ci sono provincia di Trento e Veneto, dove la situazione però è un po’ migliore rispetto a una settimana fa.
In numeri assoluti è sempre il Veneto a registrare più casi di contagio, intorno ai 15mila questa settimana, di poco sopra alla Lombardia. Sono seguite da Sicilia, Emilia-Romagna e Lazio.
Rapportando i casi scoperti questa settimana alla popolazione, e considerando l’andamento rispetto a una settimana fa, si vede che il Nord Est continua ad avere l’incidenza più alta d’Italia, e mentre in Veneto c’è anche la maggiore diminuzione dei casi, in Friuli Venezia Giulia e in provincia di Trento e Bolzano aumentano. Ma i contagi scoperti aumentano soprattutto in Sicilia, come già la settimana scorsa, e in Molise, entrambe sopra al 40% in più rispetto al dato dei sette giorni precedenti. Anche in Calabria, in Basilicata, in Puglia, in Umbria e in Liguria sono stati parecchi di più, tra il 25 e il 30%.
I decessi rapportati alla popolazione continuano a essere alti soprattutto nel Nord Est, ma sono aumentati un po’ ovunque. In Liguria sono stati 7,2 ogni 100mila abitanti negli ultimi sette giorni, ed erano stati 4,6 nei sette giorni precedenti; in Puglia si è passati da 3 a 4,6, in Emilia-Romagna da 10,3 a 8,8.
Il dato sul tasso di positività dei tamponi, cioè la percentuale di quelli che risultano positivi sul totale di quelli fatti, è diventato sempre più complicato da interpretare, soprattutto per trovare differenze regionali. Ci sono regioni che fanno un ampio ricorso ai test rapidi antigenici, “scremando” in parte il bacino di casi da sottoporre al tampone molecolare e riscontrando perciò potenzialmente un tasso di positività maggiore (perché concentrano parte delle operazioni di test molecolari su casi che sospettano già essere positivi). Con l’introduzione dei test antigenici per confermare i casi di contagio decisa dal ministero della Salute è probabile che servirà prendere ulteriormente le misure con questo valore, per interpretarlo correttamente. Ora comunque è intorno all’11%, e negli ultimi giorni è calato significativamente.
Venerdì arriverà l’ufficialità sui nuovi colori delle regioni, che dovrebbero portare Lombardia, Sicilia e provincia di Bolzano in zona rossa, e altre 12 regioni in zona arancione: tutte tranne provincia di Trento, Toscana, Campania, Molise, Umbria e Sardegna. Il grafico che aggrega incidenza sulla popolazione e variazione rispetto alla settimana scorsa mostra a colpo d’occhio come vanno le regioni per quanto riguarda questi due indicatori: quelle che vanno meglio sono in basso a sinistra, quelle che vanno peggio in alto a destra.
Le province in cui sono stati registrati più casi di contagio questa settimana continuano a essere quelle venete, tutte però infine in calo rispetto a sette giorni fa. I dati sono particolarmente alti anche in provincia di Trento e Bolzano, in quasi tutta l’Emilia Romagna, nelle Marche, e poi in provincia di Rieti, Latina, Foggia, Barletta-Andria-Trani, Bari, Taranto. In Sicilia, l’incidenza settimanale maggiore è stata registrata in provincia di Messina, Catania e Siracusa.
Questa settimana i tamponi sono tornati ad aumentare sensibilmente, dopo il calo registrato nella seconda metà di dicembre e all’inizio di gennaio. Sono tornati sopra al milione, anche se sono ancora lontani dai numeri di novembre, quando si era superato il milione e mezzo.
Mentre alle regioni stanno arrivando le prime dosi del vaccino prodotto da Moderna, la campagna vaccinale ha coinvolto finora 972mila persone, tra cui 735mila operatori sanitari, 156mila persone nel personale non sanitario, e poco più di 80mila ospiti di RSA. Continuano a esserci significative differenze regionali nella quantità di vaccini somministrati, in rapporto alla popolazione. Se in testa ci sono Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, provincia di Bolzano e Valle d’Aosta, seguite da Piemonte e Veneto, in fondo alla classifica ci sono Calabria, Basilicata, Puglia, Sardegna, Marche e Abruzzo. È risalita un po’ la Lombardia.