Alcuni degli assalitori del Congresso volevano «assassinare i deputati»
E anche sequestrarli, dicono i procuratori federali degli Stati Uniti che stanno indagando
Tra le persone che il 6 gennaio hanno attaccato il Congresso degli Stati Uniti alcune avevano intenzione di «sequestrare e assassinare deputati e senatori». È quanto ritengono i procuratori federali che stanno indagando sull’attacco e che giovedì hanno chiesto a un giudice di prolungare la detenzione di Jacob Chansley, il sostenitore della teoria complottista di QAnon che era entrato nel Campidoglio a torso nudo, con il volto dipinto e un copricapo di pelliccia.
I procuratori sono arrivati alla conclusione che Chansley e altri avessero intenzioni violente contro i membri del Congresso per via di alcune cose dette e fatte dall’uomo. Tra le altre, Chansley lasciò sul banco del vicepresidente Mike Pence nell’aula del Senato un biglietto contenente il messaggio: «È solo questione di tempo, la giustizia sta arrivando». L’uomo è accusato di «partecipazione attiva a un’insurrezione che ha tentato di rovesciare con la violenza il governo degli Stati Uniti» e i procuratori hanno chiesto che non venga rilasciato perché temono che possa fuggire all’estero. Ritengono inoltre che soffra di disturbi mentali.
Chansley è solo una delle più di 110 persone arrestate per l’attacco al Congresso, a causa del quale cinque persone sono morte, tra cui Brian Sicknick, un agente della Capitol Police, la forza di polizia deputata alla protezione del Congresso. Tra gli arrestati ci sono ad esempio il vigile del fuoco in pensione Robert Sanford, accusato di aver tirato un estintore in testa a un poliziotto (non a Sicknick, sebbene anche lui fosse stato ferito nello stesso modo), e Peter Stager, accusato di aver picchiato un altro agente usando un palo che sosteneva una bandiera americana. In totale le persone indagate dall’FBI sono più di 200 e sono state quasi tutte individuate grazie a fotografie e video diffusi sui social network.
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Micheal Sherwin, procuratore che rappresenta il District of Columbia (cioè la divisione amministrativa di cui fa parte Washington), ha detto che le prime accuse nei confronti degli arrestati erano per reati relativamente poco gravi ma che probabilmente ne verranno fatte di nuove, più serie, col proseguire delle indagini. Anche perché gli investigatori ritengono che «l’insurrezione sia ancora in corso».
Infatti si teme che prima o durante la cerimonia di insediamento del nuovo presidente Joe Biden si possano verificare nuove proteste e violenze. L’FBI ha avvisato le forze di polizia di tutti i cinquanta stati degli Stati Uniti di prepararsi a eventuali problemi nei giorni intorno all’insediamento di Biden e in quasi tutti gli stati le autorità hanno preso misure precauzionali aggiuntive per proteggere le sedi dei governi e dei parlamenti locali. A Washington, dove ci sarà l’insediamento, queste misure sono ancora più marcate.
Intanto una delle cose su cui si sta indagando è il legame tra gli estremisti che hanno partecipato all’attacco al Congresso e alcuni membri delle forze dell’ordine. Tra gli indagati per l’attacco ci sono poliziotti appartenenti a dipartimenti di polizia di tutti gli Stati Uniti (stato di Washington, California, Texas e altri), oltre a membri di alcuni dipartimenti di pompieri in Florida e nello stato di New York. Un agente della Capitol Police intervistato da BuzzFeed ha raccontato che, durante l’irruzione, diversi aggressori provenienti «da tutto il paese» gli avrebbero mostrato il tesserino da poliziotto chiedendogli di farli passare, dicendo che facevano parte di un movimento e che erano lì per aiutare.
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Inoltre nei video e nelle foto della manifestazione precedente all’attacco, secondo un’indagine dell’agenzia di stampa Associated Press, si vedono varie cose che lasciano pensare che tra i responsabili dell’attacco ci fossero vari ex militari o comunque persone che in passato avevano avuto un addestramento militare. In particolare sembra che gli autori dell’irruzione al Campidoglio indossassero abbigliamento protettivo e avessero con sé dispositivi radio simili a quelli delle forze dell’ordine. Secondo gli esperti dei movimenti di estrema destra, i gruppi estremisti cercano da anni di coinvolgere nelle loro file poliziotti o militari.
Tra i partecipanti all’attacco al Congresso con questo tipo di esperienza di cui si è parlato di più c’è Larry R. Brock, fotografato all’interno dell’aula del Senato con indosso un giubbotto antiproiettile e con in mano dei mazzi di fascette di plastica («zip-tie») usate dalla polizia al posto delle manette di metallo durante gli arresti di massa. Brock è un veterano dell’Aviazione.
Il Pentagono non ha detto quanti tra gli arrestati siano membri di un corpo delle forze dell’ordine, ma secondo Associated Press c’è una certa preoccupazione su questo tema all’interno degli ambienti militari perché questa settimana è stata diffusa una comunicazione interna alle forze di sicurezza che dice che la libertà di parola non dà a nessuno il diritto di commettere delle violenze. Intanto nei dipartimenti di polizia di molte grandi città americane sono in corso delle indagini interne per stabilire se e quali agenti abbiano preso parte all’attacco al Congresso.