Cos’è la Guardia Nazionale degli Stati Uniti
La stiamo vedendo in azione in questi giorni alla Camera statunitense: è la principale forza militare di riservisti dell'esercito americano, e ha funzioni molto particolari
Dopo l’attacco al Congresso statunitense compiuto il 6 gennaio da parte di centinaia di sostenitori del presidente uscente Donald Trump, negli Stati Uniti c’è il timore che simili disordini possano accadere durante la cerimonia di insediamento del nuovo presidente Joe Biden, prevista per il 20 gennaio. Secondo quanto scritto da Associated Press l’FBI, il più importante organo della polizia federale statunitense, ha avvertito i dipartimenti di polizia di tutto il paese che sono state pianificate proteste armate già a partire dai giorni precedenti all’insediamento.
In questo clima di tensione, il Secret Service (l’agenzia governativa americana responsabile della sicurezza del presidente) e la polizia hanno chiesto alla Guardia Nazionale – la principale forza di riservisti dell’esercito statunitense – di mandare almeno 20mila dei loro militari per collaborare alle operazioni di sicurezza nel giorno dell’insediamento (inizialmente dovevano essere 15mila, ma le preoccupazioni per i disordini hanno fatto aumentare la richiesta). Molti membri della Guardia Nazionale – mobilitata in parte anche il 6 gennaio – hanno già cominciato da diversi giorni a presidiare il Congresso e ne hanno riempito i corridoi mentre la camera discuteva dell’impeachment a Donald Trump: le foto sono finite su tutti i giornali.
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La Guardia Nazionale degli Stati Uniti è un corpo speciale dell’esercito americano. È una forza militare di riservisti, cioè composta principalmente da persone comuni, che normalmente non sono in servizio e hanno altri lavori. Il loro unico vincolo, quando non sono in servizio, è di partecipare ogni mese a un addestramento che dura un fine settimana, a cui se ne aggiunge uno intensivo di due settimane ogni anno. Da questa regola deriva lo slogan di reclutamento della Guardia Nazionale: one weekend a month, two weeks a year (un weekend al mese, due settimane all’anno).
Sembra che la Guardia Nazionale esista da prima che esistessero gli Stati Uniti, e che abbia avuto origine nelle Tredici colonie dell’impero britannico prima che queste dichiarassero l’Indipendenza nel 1776. Del corpo hanno fatto parte anche 18 presidenti americani su 44, l’ultimo dei quali è stato George W. Bush.
Ogni stato americano ha una Guardia Nazionale, compresi il Distretto di Columbia (quello della capitale Washington) e i territori associati degli Stati Uniti (Guam, Isole Vergini e Porto Rico), per un totale di 54 divisioni e circa 450mila riservisti. Possono essere mobilitate anche dal presidente degli Stati Uniti per aiutare l’esercito: in quei casi possono ricevere un addestramento specifico e vengono pagati con fondi federali. Come le forze armate statunitensi, la Guarda Nazionale al suo interno ha due componenti: una fa capo all’esercito, l’altra all’aeronautica. Se necessario, i riservisti di uno stato possono essere mandati in aiuto in un altro stato, come sta accadendo in questi giorni a Washington.
Gli interventi più comuni dei soldati della Guardia Nazionale riguardano soprattutto disastri naturali, come inondazioni o uragani, e spesso servono per esempio per portare rifornimenti, evacuare certe zone o controllare il traffico. Nell’ultimo anno i riservisti della Guardia Nazionale sono stati impiegati spesso per gestire i test dei tamponi e altre esigenze legate all’emergenza coronavirus. Anche il governo federale può attivarli, per esempio per dare supporto a missioni all’estero (in Afghanistan sono passati diversi ingegneri della Guardia Nazionale): in quel caso rispondono direttamente al governo federale, da cui sono pagati.
Può anche capitare che vengano pagati dal governo federale, ma restando sotto il controllo del governatore di uno stato, come è successo durante i disastri provocati dall’uragano Katrina nel 2005.
È più dibattuto l’utilizzo, comunque meno frequente, della Guardia Nazionale come aiuto alla polizia per controllare disordini e proteste popolari, dal momento che i riservisti non hanno esperienza in contesti di questo genere e non sono abituati ad affrontarli.
Nel giugno del 2020, durante le proteste contro il razzismo e gli abusi della polizia sugli afroamericani seguite alla morte di George Floyd, in alcune città degli Stati Uniti gli scontri tra i manifestanti e la polizia erano diventati assai violenti. Il procuratore generale del Minnesota aveva chiesto a chi protestava di comportarsi in modo diverso con i membri della Guardia Nazionale: «Non reagite nei loro confronti come reagireste contro la polizia di Minneapolis. Non fanno parte dello stesso gruppo».
In quel periodo era stato anche ribadito che i riservisti non hanno l’autorità per arrestare le persone, e che sono armati solo per la propria difesa personale. I loro compiti prevedevano per esempio che proteggessero alcuni edifici importanti, facessero evacuare le persone da alcune zone e in generale garantissero il diritto a manifestare pacificamente.
Law enforcement uniforms can be hard to tell apart. Not everyone you see in camouflage is part of the @MNNationalGuard. Our Guardsmen have @USArmy and @usairforce patches and wear U.S. flags on their sleeves to identify them. We live in your communities and we are here to help. pic.twitter.com/sDPmCJFzfc
— Minnesota National Guard (@MNNationalGuard) May 29, 2020
Sempre a giugno, sui giornali americani si era parlato molto del fatto che Trump avesse minacciato di avvalersi dell’Insurrection Act – una legge che in casi eccezionali permette al presidente di schierare l’esercito sul territorio nazionale per sedare insurrezioni e disordini, cosa che altrimenti sarebbe vietata – se gli stati non fossero stati in grado di contenere le proteste usando tutti i riservisti della Guardia Nazionale a loro disposizione. Le minacce di Trump non si risolsero in nulla di concreto.