La storia di Agon Channel non è finita
Dopo la chiusura del canale televisivo, il proprietario Francesco Becchetti è stato coinvolto in una lunga vicenda giudiziaria che non si è ancora conclusa
Negli ultimi giorni in più edizioni del Fatto Quotidiano è stata pubblicata una pagina pubblicitaria con una lettera-appello rivolta al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. La lettera è firmata da Francesco Becchetti, imprenditore italiano di cui si è parlato molto qualche anno fa quando fondò Agon Channel, un canale televisivo italiano con trasmissioni prodotte interamente in Albania.
L’esperimento Agon Channel non ha funzionato, anzi si può dire che è andato malissimo, e in seguito a quell’esperienza imprenditoriale Becchetti è stato coinvolto in un’intricata vicenda giudiziaria che è al centro della lettera pubblicata sul Fatto Quotidiano.
Da sei anni Becchetti vive a Londra e il 29 dicembre ha inviato al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e al ministro degli Affari esteri Luigi Di Maio una richiesta di «protezione diplomatica nei confronti della Repubblica d’Albania». Dopo aver scritto a Conte e a Di Maio, Becchetti si è rivolto pubblicamente a Mattarella dicendo di essere «in esilio nel Regno Unito» e di rischiare l’arresto «sulla base di un provvedimento di carcerazione preventiva emesso dall’autorità albanese al termine di una pervicace e illegale persecuzione». È una storia complessa e delicata, che c’entra solo in parte con Agon Channel. Cominciamo dall’inizio.
Di Becchetti si iniziò a parlare molto nel 2013, quando in Albania fondò Agon Channel, un canale televisivo albanese di cui l’anno successivo nacque l’ambiziosa versione italiana. Le trasmissioni iniziarono il 26 novembre 2014 con una serata di gala presentata da Simona Ventura e con la partecipazione di Nicole Kidman.
Il nuovo canale ottenne fin da subito molte attenzioni soprattutto per le collaborazioni con personaggi televisivi popolari in Italia tra gli anni Novanta e i primi Duemila, tra cui Sabrina Ferilli, Pupo, Lory Del Santo, Maddalena Corvaglia, Veronica Maya. Il direttore della redazione giornalistica avrebbe dovuto essere lo storico corrispondente della RAI Antonio Caprarica, che però si licenziò due settimane dopo l’inizio delle trasmissioni lamentando le limitate risorse investite per creare la redazione.
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Qualche mese dopo l’inizio delle trasmissioni, nel giugno del 2015, la procura albanese emise un mandato di arresto nei confronti di Becchetti accusandolo di «riciclaggio» e «falso in documentazione». Le stesse accuse furono rivolte alla madre Liliana Condomitti, al collaboratore italiano Mauro de Renzis e a una collaboratrice albanese.
L’inchiesta riguardava le attività di Becchetti nel settore dell’energia, e in particolare il progetto per la costruzione di una centrale idroelettrica a Kalivac. Secondo gli inquirenti, nel periodo tra il 2007 e il 2013 sarebbe emerso un «gigantesco schema di riciclaggio» che avrebbe fruttato «alcuni milioni di euro». Becchetti venne anche accusato di avere evaso 5 milioni di euro al fisco albanese.
In seguito alle accuse, Agon Channel interruppe la produzione di nuovi programmi e iniziò a mandare in onda repliche di vecchie trasmissioni fino alla chiusura, nel novembre 2015.
Dopo il sequestro di tutte le attività in Albania, nel novembre del 2015 Becchetti venne fermato a Londra in seguito al mandato di arresto internazionale emesso dalle autorità albanesi e si avviò il procedimento di estradizione. Becchetti si rivolse al Centro internazionale per il regolamento delle controversie relative ad investimenti, l’ICSID, che ha sede a Washington e ha il compito di risolvere controversie relative agli investimenti fra Stati e cittadini di altri Stati. Il 3 marzo del 2016 l’ICSID invitò l’Albania a sospendere in via cautelare il procedimento penale e la procedura di estradizione richiesta al Regno Unito.
Il 24 aprile del 2019 è stato emesso il lodo con cui l’ICSID ha condannato la repubblica albanese a risarcire Becchetti e altri investitori con 110 milioni di euro. Nella lettera pubblicata in questi giorni dal Fatto Quotidiano, Becchetti parla della sentenza. «L’illegalità del comportamento delle autorità albanesi è stata riconosciuta con decisione definitiva e vincolante resa il 24 aprile 2019 dal tribunale arbitrale internazionale dell’ICSID, facente parte del gruppo della Banca Mondiale», si legge. «Tale decisione ha accertato che le autorità albanesi hanno messo in atto una campagna politica finalizzata a chiudere una televisione libera con abuso di poteri di polizia in violazione dei più elementari diritti riconosciuti dai trattati internazionali. Diritti che sono altresì tutelati dalla Costituzione italiana».
Il 27 agosto del 2019 l’Albania ha presentato una domanda di annullamento del lodo e il tribunale arbitrale internazionale ha notificato alle parti la sospensione provvisoria dell’esecuzione del risarcimento. Ma il 23 marzo 2020 la sospensione del risarcimento è stata sbloccata, aprendo alle prime richieste di risarcimento presentate da Becchetti negli ultimi mesi.
Al momento il caso non risulta concluso: l’ultimo aggiornamento risale allo scorso 16 dicembre quando si è tenuta una riunione organizzativa tra il comitato dei giuristi, gli avvocati di Becchetti e i rappresentanti dello stato albanese in vista di una prossima audizione non ancora programmata.
Con la lettera pubblica rivolta al presidente Mattarella, Becchetti chiede protezione diplomatica per poter tornare in Italia senza rischiare di essere arrestato. «La vicenda che mi ha coinvolto e le gravi violazioni perpetrate ai miei danni sono illustrate dettagliatamente nella richiesta di protezione diplomatica che ho inviato al presidente del Consiglio dei ministri e al ministero degli Affari esteri», si legge nella lettera pubblicata sul Fatto Quotidiano. «Non soltanto continuo a subire la persecuzione del governo albanese, ma quest’ultimo si rifiuta, da ormai quasi due anni, di dare esecuzione alla decisione vincolante del tribunale ICSID, omettendo di ottemperare alle prescrizioni. Tutto ciò premesso, signor presidente, le chiedo rispettosamente di voler intervenire nei tempi e nei modi che riterrà opportuni, affinché io possa ottenere la tutela, che io considero doverosa da parte del governo del mio paese».
Lo scorso maggio Becchetti ha lanciato un nuovo progetto televisivo, stavolta solo sul web. Si chiama ZWEBTV e vuole essere «la prima web tv dedicata alla Generazione Z e ai Millennial».