La corte suprema dell’India ha sospeso l’entrata in vigore delle nuove leggi sull’agricoltura, contestate da mesi
La corte suprema dell’India ha sospeso «fino a nuova comunicazione» l’entrata in vigore di tre leggi relative alla liberalizzazione del commercio agricolo, approvate a fine settembre dal governo guidato dal primo ministro Narendra Modi e molto contestate dagli agricoltori. Da mesi i contadini e i commercianti che protestano chiedono che le leggi vengano abrogate, ma secondo quanto ha detto uno degli avvocati che rappresentano alcuni dei sindacati coinvolti nelle manifestazioni la sospensione della loro introduzione è già «una vittoria per gli agricoltori».
Le nuove leggi prevedono che i contadini e i commercianti abbiano la libertà di vendere e acquistare merce senza vincoli di prezzo, non più soltanto sui mercati regolamentati dallo stato (i cosiddetti “mandis”) e nelle sedi fisiche previste dalle varie legislazioni statali, ma anche con il coinvolgimento diretto dei privati. Secondo il governo, le riforme non danneggerebbero gli agricoltori; secondo gli agricoltori, invece, le nuove leggi minaccerebbero le varie concessioni e i sussidi statali che ricevono da anni e che in molti casi sono essenziali per le loro attività e quindi per il loro sostentamento.
Le proteste degli agricoltori erano iniziate circa quattro mesi fa e sono culminate con l’enorme marcia su Delhi dello scorso 26 novembre: da quel giorno numerosi manifestanti – secondo il New York Times diverse migliaia – dormono e vivono in centinaia di rimorchi attaccati a trattori allineati per diversi chilometri su tre diverse importanti strade che collegano Delhi agli stati vicini. Almeno 4 agricoltori si sono suicidati e molti altri sono morti per via del freddo e della scarsità di cibo.
Alcuni giornali hanno definito la protesta come la più grande crisi che Modi si sia trovato finora ad affrontare: gli agricoltori costituiscono quasi la metà dell’intera popolazione indiana – sono 650 milioni – e le trattative tra i manifestanti e il governo finora non erano andate a buon fine.
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