Twitter ha rimosso l’account di Trump
«In maniera permanente», dice, dopo altri due tweet ritenuti una legittimazione delle violenze degli ultimi giorni
Nella notte fra venerdì e sabato Twitter ha deciso di «sospendere in maniera permanente», cioè sostanzialmente di rimuovere, l’account personale del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. In un breve comunicato stampa per motivare la sua decisione, Twitter ha spiegato che dopo averlo sospeso per 12 ore in seguito ad alcuni suoi tweet che legittimavano l’attacco al Congresso compiuto dai suoi sostenitori, Trump ha di nuovo violato per due volte le regole imposte da Twitter, che impediscono di incoraggiare la violenza.
«I due tweet in questione devono essere letti nel contesto più ampio dei recenti avvenimenti nel paese, nel quale i comunicati del Presidente possono essere interpretati in diversi modi, fra cui anche l’incitamento alla violenza», ha scritto Twitter, che diventa così il primo importante social network a rimuovere l’account di Trump.
After close review of recent Tweets from the @realDonaldTrump account and the context around them we have permanently suspended the account due to the risk of further incitement of violence.https://t.co/CBpE1I6j8Y
— Safety (@Safety) January 8, 2021
Prima che venisse rimosso, l’account personale di Trump aveva circa 88 milioni di follower ed era lo strumento principale con cui il presidente comunicava sia col pubblico sia con i suoi elettori più fedeli: Trump lo usava soprattutto per diffondere bugie, notizie false, insulti nei confronti dei suoi avversari politici e delle minoranze etniche. Twitter aveva iniziato a segnalare i suoi tweet che contenevano informazioni false fin da maggio, mesi prima delle elezioni.
Al momento non sono raggiungibili nemmeno le decine di migliaia di tweet che ha pubblicato in passato. A sua disposizione, ancora per pochi giorni, Trump ha gli account istituzionali della Casa Bianca, @POTUS (acronimo di President of the United States) e @WhiteHouse.
Mentre centinaia di sostenitori di Trump assaltavano il Congresso, i più grandi e conosciuti social network del mondo – Facebook, YouTube e Instagram, oltre a Twitter – avevano già preso decisioni senza precedenti per provare a ridurre il livello dello scontro. Numerosi video delle violenze sono stati rimossi e gli account di Trump sono stati bloccati: Facebook, per esempio, ha sospeso l’account personale di Trump fino alla fine del suo mandato, che scade il 20 gennaio.
I due tweet che hanno provocato la decisione di Twitter sono relativamente innocui, rispetto a quello che Trump aveva pubblicato in passato: nel primo spiegava che non avrebbe partecipato all’inaugurazione del nuovo presidente Joe Biden – di cui non ha mai riconosciuto la vittoria alle elezioni presidenziali di novembre – e nel secondo sosteneva che i suoi sostenitori fossero «patrioti americani» a cui in futuro non bisognerà «mancare di rispetto». Twitter ha interpretato i due messaggi come una legittimazione preventiva di nuovi attacchi contro le istituzioni statunitensi.
In un comunicato stampa diffuso poco dopo la decisione di Twitter, Trump ha detto che Twitter è una «piattaforma di estrema sinistra» che sta cercando di «censurarlo». Trump ha aggiunto che sta valutando la possibilità di creare «una nostra piattaforma». Nelle ultime settimane un numero sempre maggiore di suoi sostenitori si sta spostando dai social network più tradizionali a Parler, un social network che promette regole di moderazione molto più lasche rispetto a Twitter e Facebook.
La rimozione dell’account di Trump pone questioni molto rilevanti sulla libertà di opinione di un leader politico, e sull’affidare ai social network il compito di risolverle da soli. Diversi esperti ritengono comunque che Trump possa usare altri modi per comunicare col pubblico, e che negli anni – come del resto molti leader di estrema destra in giro per il mondo – abbia utilizzato i social network soprattutto per avvelenare il dibattito pubblico e incoraggiare odio e violenza nei confronti dei propri avversari.