Le opzioni per rimuovere Trump
Sono soprattutto due, l'impeachment e il 25esimo emendamento: quest'ultimo sarebbe più veloce, ma richiede uno sforzo a cui il vicepresidente Mike Pence sembra contrario
A due giorni di distanza dall’attacco al Congresso statunitense da parte di centinaia di sostenitori del presidente Donald Trump, e incoraggiato dallo stesso Trump, moltissimi Democratici e diversi Repubblicani stanno discutendo della possibilità di rimuovere Trump dalla carica di presidente, per evitare che possa prendere altre decisioni del genere negli ultimi 12 giorni di mandato, prima che lasci il posto al nuovo presidente Joe Biden.
Ieri sera la speaker della Camera Nancy Pelosi e il leader dei Democratici al Senato, Chuck Schumer, hanno chiesto al vicepresidente uscente degli Stati Uniti Mike Pence di attivare il 25esimo emendamento della Costituzione americana, che consente a lui e alla maggioranza dei membri del governo di rimuovere il presidente se per qualche ragione non è più in grado di ricoprire il proprio ruolo, sostituendolo col vicepresidente.
Secondo Pelosi e Schumer, le responsabilità del presidente uscente degli Stati Uniti nell’attacco – Trump ha incitato e sostenuto gli assalitori, inviando loro anche un videomessaggio di congratulazioni – impongono decisioni immediate.
Pelosi ha detto che con Trump in carica «ogni giorno potrebbe essere uno spettacolo horror per l’America». Se Pence non dovesse rispondere positivamente alla richiesta di attivare il 25esimo emendamento, Pelosi e i Democratici hanno già fatto sapere di volere avviare le procedure di impeachment per Donald Trump una seconda volta. Un anno e mezzo fa i Democratici avviarono l’impeachment, poi respinto, dopo che Trump aveva chiesto al presidente ucraino Volodymyr Zelensky di aprire un’inchiesta sul figlio di Joe Biden per danneggiarlo durante la campagna elettorale.
Pelosi però ha spiegato che i Democratici preferirebbero la via del 25esimo emendamento perché molto più rapida rispetto alla procedura di impeachment. In base al 25esimo emendamento il vicepresidente e la maggioranza del governo possono sostituire il presidente con il vicepresidente. A meno che non abbia problemi che gli impediscano oggettivamente di amministrare il potere, per esempio di salute, il presidente può però opporsi: in quel caso il vicepresidente ha quattro giorni per confermare o ritirare la decisione (giorni in cui comunque rimane presidente).
Se dopo quattro giorni il vicepresidente rimane della sua opinione tocca alla Camera e al Senato: entro 21 giorni devono votare per confermare o meno la decisione del vicepresidente e del governo. Per confermarla serve una maggioranza di due terzi dei componenti in entrambe le camere. Dato l’avvicinarsi della scadenza del mandato di Trump, che finisce il 20 gennaio, si potrebbe anche non arrivare a questo punto e i Democratici avrebbero comunque ottenuto ciò che volevano: impedire a Trump di rimanere presidente per i giorni che gli restano alla Casa Bianca.
Per il momento però Mike Pence non ha commentato la proposta di Pelosi e Schumer – non gli ha nemmeno risposto al telefono quando lo hanno chiamato, ieri – e non sembra intenzionato ad attivare il 25esimo emendamento, stando a quanto ha appreso il New York Times da una persona a lui vicina. Attivare il 25esimo emendamento significherebbe di fatto rinnegare i quattro anni di governo – non solo per Pence ma per buona parte dei membri dell’amministrazione Trump e dei parlamentari Repubblicani – e adottare una misura mai presa nella storia degli Stati Uniti, col rischio di subire conseguenze e ripercussioni per molti anni ancora: soprattutto se Trump rimarrà il capo del partito anche nei prossimi anni.
L’ex consigliere alla sicurezza della Casa Bianca John Bolton ha inoltre spiegato a CNN che attivare il 25esimo emendamento sarebbe poco praticabile: se Trump scoprisse le intenzioni di Pence e dei membri del suo governo, potrebbe licenziarli prima che possano mettere ai voti la sua rimozione. Fra giovedì e venerdì si sono inoltre dimesse due dei membri del governo più critici contro Trump, la segretaria ai Trasporti Elaine Chao e quella all’Educazione Betsy DeVos: senza i loro voti sembra complicato trovare una maggioranza per rimuovere Trump all’interno del governo.
Se come sembra Pence si rifiuterà di attivare il 25esimo emendamento, è probabile che i Democratici avvieranno l’impeachment. La procedura prevede che la Camera voti a maggioranza per incriminare il presidente in carica e che il Senato tenga un breve processo sulle accuse formulate, che possono essere di tre tipi: tradimento, corruzione o «altri gravi crimini e misfatti». Per condannare Trump servirebbero i voti di due terzi dei senatori, quindi sarebbe comunque necessario che diversi esponenti del suo partito lo rinnegassero, vista la sostanziale parità dei seggi al Senato. E non è effettivamente chiaro quanti senatori Repubblicani siano disposti a un compromesso del genere: soprattutto ora che Trump ha diffuso un video in cui sembra aver preso le distanze dai rivoltosi e riconosciuto la nuova amministrazione di Biden, almeno a parole.
In ogni caso in questo scenario il problema più grande per i Democratici sarebbe il tempo, come fanno notare due esperti del Lawfare Blog: «anche nel più rapido degli scenari, la procedura di impeachment dura alcuni giorni. E nel frattempo un Trump furioso e vendicativo potrebbe fare ancora più danni».