Perché la vittoria dei Democratici in Georgia è così importante
Garantirà a Biden un certo margine di manovra, soprattutto nei prossimi due anni, e metterà i Repubblicani di fronte a scelte dolorose
La vittoria dei due candidati Democratici della Georgia ai ballottaggi per i due seggi al Senato federale degli Stati Uniti avrà molte conseguenze sulla politica americana nel breve e nel medio termine: anche per questa ragione, le elezioni di martedì erano state definite cruciali da esperti e analisti, ed erano state seguite dai giornali statunitensi alla stregua di elezioni nazionali.
Grazie all’elezione di Jon Ossoff e Raphael Warnock, i Democratici controlleranno 50 senatori su 100 nell’attuale legislatura, iniziata il 3 gennaio. Anche i Repubblicani controllano 50 senatori, ma per i casi di pareggio le regole del Senato prevedono che possa votare anche la persona che presiede l’aula: cioè il vicepresidente degli Stati Uniti, che nella prossima legislatura sarà Kamala Harris, anche lei Democratica. I Repubblicani perderanno così il controllo dei lavori del Senato, che gestivano dal 2015.
I Democratici controlleranno così i tre principali luoghi del potere politico: Casa Bianca, Camera e Senato. Con la vittoria di oggi, Biden ha guadagnato un discreto margine di manovra politico, che però avrà comunque dei limiti.
Le leggi statunitensi prevedono ampie garanzie ai partiti di minoranza al Congresso, compreso il diritto all’ostruzionismo. Per approvare le leggi più importanti serve quindi una maggioranza che possa superare un eventuale ostruzionismo: al Senato questa maggioranza è stata fissata in 60 senatori su 100. Significa che Biden dovrà comunque trovare un compromesso per approvare i punti più importanti del suo programma, come ad esempio il suo ambizioso piano di investimenti per rendere più sostenibile l’economia del paese, e per rinnovare le infrastrutture federali.
Avere una maggioranza, anche se fragile, conterà comunque parecchio: servirà per esempio a nominare i membri dell’amministrazione – per cui basta un voto a maggioranza semplice – senza passare per un compromesso coi Repubblicani; servirà anche per decidere quali leggi sottoporre al voto dell’aula, esponendole a un dibattito nazionale, e quali accantonare. Significa inoltre avere il controllo di una scorciatoia legislativa chiamata budget reconciliation, che in alcuni settori permette di approvare a maggioranza semplice alcune leggi su cui in teoria l’opposizione potrebbe fare ostruzionismo.
Biden avrà circa un anno e mezzo di tempo per sfruttare il controllo dei Democratici sulla Casa Bianca e sul Congresso: nell’autunno del 2022 si terranno infatti le elezioni di metà mandato in cui si rinnovano tutti i seggi della Camera e parte di quelli del Senato, in cui di solito tendono ad andare meglio i partiti di opposizione.
La vittoria dei Democratici in Georgia è stata molto importante anche per ragioni politiche.
Secondo i primi dati sul voto, in queste elezioni – come alle presidenziali di due mesi fa – sono risultati decisivi i consensi raccolti dai Democratici nelle aree suburbane in una fascia di elettori bianchi e moderati che tradizionalmente votano Repubblicano. Diversi analisti avevano ipotizzato che questi elettori avrebbero preferito “bilanciare” un presidente Democratico con un Senato controllato dai Repubblicani, e quindi votare per i senatori uscenti Kelly Loeffler e David Perdue. Lo scenario non si è realizzato: Dave Weigel, giornalista del Washington Post, ha fatto notare che in due contee tradizionalmente suburbane come quella di Cobb e Gwinnett, Ossoff ha persino superato i voti ottenuti da Biden a novembre.
Una delle prime analisi è che gli elettori moderati abbiano votato Democratico o siano rimasti a casa perché infastiditi dalle posizioni sempre più radicali di Trump e dei senatori Repubblicani uscenti; un’altra tesi, opposta a questa e che verrà sostenuta probabilmente dai collaboratori di Trump, è che al contrario i Repubblicani non si siano schierati a sufficienza con Trump. Proprio nei giorni scorsi era emersa la telefonata in cui il segretario di Stato della Georgia, anche lui Repubblicano, si era rifiutato di accogliere la preoccupante richiesta di Trump di «trovare» i voti che gli mancavano per vincere le elezioni presidenziali.
Nel futuro immediato, insomma, i Repubblicani potrebbero essere messi di fronte a una scelta dolorosa: continuare a sostenere Trump nonostante i suoi impulsi radicali e autoritari, e cercare di vincere facendo affidamento quasi solo sulla propria base accusando gli avversari di essere dei pericolosi estremisti; oppure allontanarsi da Trump per cercare di ritrovare un legame con gli elettori più moderati e centristi.