È stato un tentato golpe?
Come si può definire il violento assalto al Congresso americano, incitato dal presidente Donald Trump? Più insurrezione e rivolta che colpo di stato, probabilmente
Trovare i termini adeguati e corretti per definire l’assalto di mercoledì contro la sede del Congresso americano a Washington non è semplice, per diverse ragioni. L’attacco è stato praticamente senza precedenti – era dal 1814 che il Campidoglio non subiva atti così violenti – ed è stato compiuto da qualche centinaio di sostenitori radicali del presidente Donald Trump, con l’obiettivo di fermare la discussione parlamentare che avrebbe dovuto certificare la vittoria di Joe Biden alle elezioni presidenziali di novembre. Diversi opinionisti hanno parlato di “tentato colpo di stato”, nonostante la stragrande maggioranza della stampa americana abbia usato termini come “insurrezione”, “rivolta”, o “protesta violenta”. Qual è il termine più corretto per definire gli eventi incredibili di mercoledì, quindi?
Ci sono due cose da tenere a mente, prima di stabilire come chiamare l’assalto al Campidoglio.
La prima è che non abbiamo ancora a disposizione tutti gli elementi per sapere cosa sia successo esattamente, che potrebbero aiutare a trovare la definizione più calzante per gli eventi di mercoledì. Da diverse ore, per esempio, si sta parlando del fatto che nelle prime fasi dell’attacco la leadership civile del dipartimento della Difesa statunitense, così come il presidente Trump, si sia rifiutata di aiutare la polizia di Washington per frenare le proteste violente (la notizia non è stata confermata e al momento non è certa). Sembra inoltre che l’intervento della Guardia nazionale in difesa del parlamento sia stato deciso dal vicepresidente Mike Pence, aggirando Trump, seguendo quindi un iter diverso dalla norma. Anche su questo punto, comunque, non ci sono ancora certezze definitive.
L’esatta ricostruzione delle decisioni prese nelle ore precedenti e durante l’attacco aiuterà ad attribuire responsabilità precise, e a stabilire quanto quello che è successo sia stato semplicemente tollerato o direttamente favorito da membri del governo.
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La seconda cosa da tenere a mente è che voler trovare una definizione corretta per quello che è successo è sì importante per attribuire colpe e responsabilità, ma non toglie importanza a tutto quello che è venuto prima: cioè il fatto che da novembre Trump abbia cercato in tutti i modi – per vie legali, con pressioni e minacce, e con enormi e palesi bugie – di ribaltare il risultato delle elezioni presidenziali, per rimanere al potere altri quattro anni.
Fatte le premesse, passiamo alle definizioni.
Nelle ultime ore diversi opinionisti hanno definito l’assalto al Campidoglio un “tentato colpo di stato”. Eugene Robinson, opinionista del Washington Post, ha scritto: «Lasciatemi essere chiaro: quello che è accaduto mercoledì pomeriggio al Campidoglio è stato un tentato colpo di stato, incitato da un presidente che agisce al di fuori della legge e che cerca disperatamente di restare aggrappato al potere, e incitato dai suoi cinici sostenitori repubblicani al Congresso». Secondo Robinson, si potrebbe parlare di tentato colpo di stato perché l’azione dei rivoltosi non ha permesso «l’atto centrale della nostra democrazia, cioè il trasferimento pacifico e ordinato del potere». «Scene del genere le ho viste da corrispondente in posti come il Paraguay e il Perù, ma non si erano mai viste negli Stati Uniti».
Della stessa idea è David Graham, giornalista dell’Atlantic, che ha scritto che tutto quello che è successo mercoledì – a partire dall’incitamento alla violenza di Trump fino ad arrivare al lancio di gas lacrimogeno nei corridoi del Campidoglio, con deputati e senatori costretti a indossare la maschera antigas e a rimanere in lockdown – non si può definire in altra maniera che “tentato colpo di stato”.
L’argomento centrale di chi sostiene si possa parlare di “colpo di stato” è che l’assalto al Campidoglio è stato violento, incitato dall’autorità massima (Trump) e con l’obiettivo di impedire con la forza un trasferimento legale e legittimo di potere stabilito da una regolare elezione democratica. Non tutti però sono d’accordo con questa interpretazione.
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Un buon punto d’inizio per capire chi sostiene il contrario è l’Associated Press Stylebook, una guida stilistica sull’uso della lingua inglese molto apprezzata e rivolta innanzitutto ai dipendenti di Associated Press, l’agenzia di stampa internazionale ritenuta la più affidabile, ma usata come bibbia da giornalisti e i professionisti della comunicazione di mezzo mondo. In un post pubblicato sul blog di AP Stylebook, si legge che, sulla base delle informazioni disponibili, non è possibile definire gli eventi di mercoledì come un “tentato colpo di stato”.
Il motivo è che AP finora non ha trovato prove definitive che il gruppo di rivoltosi avesse l’obiettivo specifico di prendere il controllo del potere, elemento essenziale quando si parla di golpe. Termini più corretti, ha aggiunto AP, potrebbero essere “rivolta”, “insurrezione” (intesa come un atto di ribellione contro l’autorità) o “protesta violenta”.
Argomenti simili sono stati espressi anche da Naunihal Singh, docente al Naval War College (Newport, Rhode Island) ed esperto di colpi di stato militari. Singh, rispondendo alle domande di Jonathan Tepperman, direttore della rivista specializzata Foreign Policy, ha sostenuto che l’assalto al Campidoglio non possa essere definito un “tentato colpo di stato” perché non si è verificata la situazione in cui il presidente Trump ha usato l’esercito, il Secret Service o altri corpi armati governativi per raggiungere il suo obiettivo (bloccare il passaggio dei poteri tra lui e Biden). Secondo Singh, il termine più adatto per definire i fatti di mercoledì sarebbe “sedizione”, quindi un atto violento di ribellione contro l’autorità.
Singh ha aggiunto comunque che se venisse confermata la storia dell’iniziale rifiuto della leadership civile del dipartimento della Difesa di aiutare la polizia di Washington la definizione potrebbe cambiare. L’ipotesi di una tacita cooperazione delle forze di sicurezza con i manifestanti – che è una cosa diversa dall’impreparazione, dalla sottovalutazione del problema o dall’eventuale ritardo nel prendere una decisione – non sembra comunque al momento avere molte possibilità di concretizzarsi.
Gli argomenti di chi sostiene che l’attacco al Campidoglio non si possa definire un “colpo di stato” – quelli finora più convincenti – sono quindi la mancanza del coinvolgimento diretto delle forze di sicurezza a favore dei rivoltosi e l’assenza del chiaro obiettivo di prendere il controllo del parlamento e del potere.