Perché i Paesi Bassi sono molto in ritardo con le vaccinazioni
C'entrano scelte tardive del governo, e previsioni errate su quale vaccino sarebbe stato approvato per primo
A causa di diversi problemi organizzativi, nei Paesi Bassi le vaccinazioni contro il coronavirus sono iniziate solamente oggi. La prima persona a essere vaccinata è stata una 39enne che lavora come operatrice in una casa di cura per gli anziani. Come diversi altri governi, anche quello olandese ha deciso di vaccinare prima chi lavora negli ospedali, nelle cliniche e nelle strutture di assistenza, insieme ai loro ospiti, perché più a rischio. Il governo ha però ricevuto numerose critiche per i ritardi accumulati, che hanno portato i Paesi Bassi a essere tra gli ultimi stati membri dell’Unione Europea in termini di vaccinazioni effettuate.
Il primo ministro, Mark Rutte, ha ammesso martedì davanti al Parlamento olandese che la strategia seguita dal suo governo non si è rivelata efficace per organizzare in tempi rapidi la prima fase della campagna vaccinale: “L’approccio del governo non è stato sufficientemente versatile, e per questo la vaccinazione inizierà più tardi rispetto ad altri paesi europei”.
Rutte ha spiegato che il suo governo aveva dato per scontato che il primo vaccino a essere autorizzato nell’Unione Europea sarebbe stato quello di AstraZeneca, sviluppato con l’Università di Oxford. Le cose sono però andate diversamente, anche a causa di alcuni errori e ritardi nella gestione dei test clinici da parte di AstraZeneca, con la Commissione Europea che ha infine autorizzato per primo il vaccino di Pfizer-BioNTech.
I Paesi Bassi non erano pronti a gestire il vaccino di Pfizer-BioNTech, che richiede di essere conservato a -70 °C, mentre avrebbero avuto da subito le risorse necessarie per il vaccino di AstraZeneca, che si conserva più facilmente.
Rutte ha anche detto che l’accelerazione dei tempi nell’approvazione del vaccino Pfizer-BioNTech ha colto impreparato il suo governo, che immaginava di avere più tempo per organizzare i sistemi di trasporto e di conservazione delle dosi. Ha ammesso che avrebbe dovuto chiedere con maggiore anticipo alle autorità sanitarie di organizzarsi, allestendo i punti di conservazione e distribuzione del vaccino nel paese.
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A ottobre, la Commissione Europea aveva invitato gli stati membri a differenziare i loro piani, in modo da essere più flessibili a seconda di quali vaccini sarebbero stati autorizzati per primi e resi disponibili. Alcuni altri paesi sono arrivati comunque impreparati all’avvio della campagna vaccinale, come la Francia, che ha finora somministrato poche dosi in rapporto alle forniture ricevute. La Germania ha vaccinato più individui rispetto agli altri stati, ma sta comunque faticando a impiegare tutte le dosi finora ottenute. In Italia è stata somministrata oltre la metà delle 470mila dosi della prima partita ricevuta nei giorni scorsi.
I problemi organizzativi nei Paesi Bassi hanno anche riguardato il sistema informatico da utilizzare per tenere traccia non solo del numero delle vaccinazioni, ma anche degli appuntamenti per ogni somministrazione. Altri ritardi hanno interessato le procedure per stabilire un centro di riferimento per i vaccini in ciascuna delle 25 aree amministrative dei Paesi Bassi. Con maggiore preparazione, ha detto Rutte, sarebbe stato probabilmente possibile un avvio in anticipo delle vaccinazioni.
Il governo confida di completare le vaccinazioni entro la fine di settembre di quest’anno, ma molto dipenderà dalle forniture delle dosi, che dipendono dalle autorità europee.
Nei Paesi Bassi la quantità dei nuovi contagi è aumentata sensibilmente tra la fine di novembre e la prima metà di dicembre, al punto da indurre il governo ad annunciare un nuovo lockdown a metà del mese scorso. Le nuove limitazioni, che comprendono la chiusura di molte attività commerciali e la didattica a distanza per scuole e università, saranno applicate almeno fino a metà gennaio.