La corte suprema del Punjab, in Pakistan, ha dichiarato illegali i test di verginità sulle donne che hanno subito stupri
La corte suprema di Lahore, in Pakistan, nella provincia del Punjab, ha stabilito che il test di verginità che tradizionalmente si svolge per esaminare le donne che hanno subito stupri è «illegale» e «discriminatorio» e «non ha alcuna validità legale» nell’esame di questi casi, pertanto nel Punjab verrà abolito.
I test di verginità vengono eseguiti in diverse parti del mondo, per esempio prima del matrimonio, e in alcuni casi sono anche un requisito per ottenere un lavoro; in Pakistan, tra le altre cose, sono svolti per valutare se dopo la denuncia di uno stupro ci sia stata o meno la violenza. Negli ultimi mesi attiviste, giornaliste e politiche pakistane avevano firmato diverse petizioni per chiedere che il test fosse abolito, perché considerato irrispettoso della dignità femminile, disumano e contro i diritti umani della donna: prevedeva infatti l’inserimento di due dita nella vagina della donna per verificare che l’imene fosse intatto, causando imbarazzo, umiliazione e traumi.
Adesso la giudice Ayesha Malik ha stabilito che oltre a essere incostituzionale questo test di verginità «non ha alcuna base medica», «lede la dignità personale della donna che lo subisce e pertanto va contro il diritto alla vita e la decenza». Per questa ragione, nella regione del Punjab questi test non potranno più essere eseguiti per esaminare i casi di sospetto stupro e il governo locale dovrà individuare nuove linee guida per l’introduzione di opportuni test medico-scientifici. Secondo le attiviste, la sentenza della giudice è un precedente che potrebbe facilitare l’abolizione dei test di verginità in tutto il paese.
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