Dov’è finito Jack Ma?
Il ricchissimo fondatore di Alibaba non si fa vedere in pubblico da più di due mesi: aveva criticato apertamente il governo cinese, che intanto si sta vendicando
Jack Ma, uno degli uomini più ricchi della Cina e fondatore di Alibaba, non si fa vedere in pubblico dallo scorso ottobre. L’ultima sua apparizione risale al 24 di quel mese, quando Ma ha fatto un discorso a Shanghai molto critico verso il governo cinese. Tra le altre cose, Ma se l’era presa con il sistema normativo e burocratico della Cina, accusando le banche cinesi di agire come un «banco dei pegni», e aveva sostenuto che l’innovazione non sarebbe stata possibile senza prendersi dei rischi e fare ampie riforme.
Il discorso di Ma ha provocato la reazione furiosa del regime cinese e ha innescato una serie di importanti eventi successivi, tra cui il fallimento della quotazione in borsa della piattaforma finanziaria Ant, creata e controllata da Ma, che avrebbe dovuto diventare la più grande di sempre, e la scomparsa dalla scena pubblica dello stesso fondatore di Alibaba.
Secondo fonti citate da Reuters, rimaste anonime per ragioni di sicurezza, alcuni consiglieri di Ma avrebbero cercato di dissuadere l’imprenditore dal pronunciare un discorso così duro, sapendo che a Shanghai sarebbero stati presenti membri dell’antitrust cinese. Le stesse fonti hanno detto che Ma si sarebbe convinto ad ammorbidire i toni, ma avrebbe comunque deciso di non rinunciare alle accuse contro il sistema normativo e bancario cinese. Reuters ha scritto che parecchi membri dell’antitrust «erano furiosi per le critiche di Ma», e che il discorso era stato visto come «un pugno in faccia» al governo. Le lamentele sarebbero state poi riportate in un documento presentato ad alti funzionari del governo e al presidente cinese, Xi Jinping, che negli ultimi anni ha progressivamente rafforzato il suo potere e la repressione nei confronti dei dissidenti e dei critici.
Una fonte anonima citata dal Wall Street Journal ha detto che il discorso di Shanghai ha spinto il presidente Xi a intervenire personalmente negli affari di Ma: sarebbe stato Xi a decidere di sospendere la quotazione in borsa di Ant, un evento verso cui il presidente fino a quel momento aveva prestato poca attenzione.
Ant, che è una società di fintech, cioè un’azienda tecnologica che offre servizi finanziari per il pagamento, il credito e gli investimenti, avrebbe dovuto fare il suo debutto il 5 novembre, diventando uno dei più grandi operatori finanziari del mondo. Il valore delle azioni vendute, secondo le previsioni, avrebbe dovuto superare i 37 miliardi di dollari, e la capitalizzazione totale di Ant avrebbe dovuto essere 316 miliardi, più della maggior parte delle grandi banche sia cinesi sia americane. A meno di 48 ore dal debutto, però, la borsa di Shanghai ha annunciato a sorpresa che avrebbe ritirato le quotazione di Ant: le regolamentazioni del settore erano cambiate improvvisamente, avevano detto i funzionari di borsa, e la quotazione doveva essere rimandata. Poco dopo ha fatto lo stesso la borsa di Hong Kong. Per Jack Ma l’intera operazione si era trasformata in un fiasco terribile.
– Leggi anche: Com’è fallita la quotazione in borsa di Ant, la più grande di sempre
La ritorsione del governo cinese nei confronti di Ma non sembra però essersi fermata alla sospensione della quotazione in borsa di Ant.
Secondo una ricostruzione del Financial Times, a novembre Ma non ha più partecipato ad Africa’s Business Heroes, una specie di talent show televisivo creato dallo stesso Ma per premiare iniziative meritevoli di imprenditori africani, venendo sostituito come giudice della finale da Lucy Peng, dirigente di Alibaba. Un portavoce di Alibaba ha giustificato l’assenza di Ma citando i suoi troppi impegni, ma Ma è stato estromesso anche dal video promozionale del programma e la sua foto è stata rimossa dal sito internet. Nonostante la finale sia stata registrata a novembre, non verrà trasmessa prima della primavera.
Alla fine di dicembre, inoltre, l’antitrust cinese ha annunciato di avere avviato un’indagine su Alibaba per “sospette pratiche monopolistiche”: Alibaba è accusata di avere forzato i venditori a firmare contratti esclusivi per prevenire che gli stessi beni offerti sulla piattaforma della società possano essere venduti anche su piattaforme rivali. Le agenzie cinesi che si occupano di regolamentazione finanziaria hanno annunciato l’intenzione di svolgere controlli anche su Ant Group. Quel giorno il Quotidiano del Popolo, il principale quotidiano del Partito comunista cinese, ha pubblicato un articolo in cui appoggiava apertamente l’avvio delle indagini su Alibaba e Ant, indicando l’esistenza di un ampio sostegno del governo e del partito dietro la mossa dell’antitrust cinese.
– Leggi anche: Come la Cina ha censurato la pandemia
In altri paesi del mondo diversi dalla Cina, le critiche di Ma al governo sarebbero passate quasi inosservate: in Cina, però, questo tipo di dissenso non è permesso, e lo è ancor meno sotto il regime estremamente autoritario di Xi Jinping, che non teme di mettersi contro nemmeno gli uomini più ricchi del paese.
A marzo, per esempio, l’imprenditore cinese Ren Zhiqiang era scomparso dopo avere accusato il governo cinese di essere responsabile dell’epidemia da coronavirus e dopo avere definito Xi «un pagliaccio» che «vuole fare l’imperatore». Ren si era rivisto mesi dopo, in un tribunale, quando è stato condannato a 18 anni di carcere per corruzione, concussione e appropriazione indebita di fondi pubblici. Oggi non si sa dove sia Ma: potrebbe avere scelto di mantenere un basso profilo per evitare ritorsioni peggiori da parte del governo, o potrebbe essere in una situazione molto più seria, per esempio sotto la custodia delle autorità.