Il vaccino contro il coronavirus è halal?
In Indonesia deve essere approvato due volte: dalle autorità sanitarie e da quelle islamiche, che vogliono valutare la presenza di derivati del maiale. E non è un problema nuovo
In Indonesia, il più grande paese musulmano al mondo, la campagna vaccinale contro il coronavirus non è ancora cominciata, ma ci sono da settimane polemiche che coinvolgono il governo e le autorità islamiche sull’approvazione del vaccino come halal, cioè ammissibile per i credenti. Il Consiglio degli Ulema, il principale organo clericale del paese, dovrebbe esprimersi sulla questione per dare un’indicazione ai musulmani indonesiani ma, come ha scritto il New York Times, i dubbi di natura religiosa potrebbero rallentare l’avvio della campagna vaccinale o danneggiarla.
Con una popolazione di circa 270 milioni di persone, l’Indonesia è uno dei paesi del sud-est asiatico più colpiti dalla pandemia da coronavirus: i casi ufficiali sono circa 800 mila e i morti più di 23 mila. Il governo ha molta fretta di cominciare la campagna vaccinale e ha stretto contratti con diverse case farmaceutiche, ma la fornitura principale viene da Sinovac, che sta producendo uno dei vaccini cinesi: l’azienda ha già consegnato 3 milioni di dosi, le uniche arrivate finora in Indonesia, e dovrebbe inoltre fornire le materie prime per avviare la produzione localmente.
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Il vaccino di Sinovac non è ancora stato approvato da nessun paese del mondo, anche se in Cina le somministrazioni sono già cominciate da mesi per casi d’emergenza. Anche le autorità sanitarie dell’Indonesia stanno concludendo i test clinici di fase 3, ma il governo è preoccupato per gli ulteriori test, quelli dei laboratori del Consiglio degli Ulema, che sono usati per la certificazione halal di vari prodotti. «Non ci dovrebbero essere preoccupazioni sul fatto che il vaccino sia halal o no, siamo in una situazione di emergenza a causa della pandemia», ha detto di recente Joko Widodo, il presidente dell’Indonesia, che si è offerto di farsi somministrare il vaccino non appena sarà approvato, per mostrare che non c’è niente da temere.
La ragione principale dei dubbi dei musulmani riguarda il fatto che in alcuni vaccini è previsto l’utilizzo di gelatina di maiale come stabilizzante. Sinovac, in una lettera inviata alle autorità indonesiane mesi fa, ha detto che il suo vaccino è «prodotto senza derivati del maiale». Come ha scritto Associated Press, a ottobre un gruppo di diplomatici e religiosi indonesiani è perfino andato in ispezione nella fabbrica di Sinovac in Cina. Ma i religiosi vogliono fare i loro test prima di dare una raccomandazione ufficiale. Le aziende farmaceutiche Pfizer, Moderna e AstraZeneca, che producono i tre vaccini contro il coronavirus già approvati o in fase di approvazione in Occidente, hanno detto sempre ad Associated Press che i loro vaccini non contengono gelatina di maiale.
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Come ha scritto il New York Times, ci si aspetta che il Consiglio degli Ulema approvi il vaccino di Sinovac, ma anche il modo in cui sarà fatta la raccomandazione potrebbe cambiare le cose: nel 2018, durante un’epidemia di morbillo, il governo avviò una campagna di vaccinazioni di massa sostenuta dall’Organizzazione mondiale della sanità, ma il vaccino di cui c’era maggiore disponibilità aveva al suo interno derivati del maiale. Il Consiglio degli Ulema dichiarò il vaccino haram, cioè proibito, ma ne consentì l’utilizzo giustificandolo con l’emergenza. Nonostante questo, alcune comunità musulmane locali si rifiutarono di vaccinarsi: alla fine si vaccinò soltanto il 72 per cento della popolazione obiettivo della campagna, contro il 95 per cento delle aspettative, e 10 milioni di bambini rimasero senza vaccino.
Questa polemica attorno all’utilizzo di gelatina di maiale nei vaccini è antica (molte case farmaceutiche stanno cercando di eliminare completamente i derivati del maiale) ed è riemersa anche con la COVID-19, ma non in tutti i paesi musulmani. Il Consiglio Fatwa negli Emirati Arabi Uniti, una delle principali autorità religiose del paese, ha decretato che i vaccini contro il coronavirus sono ammissibili anche nel caso in cui contengano gelatina di maiale. Il Bahrein, un altro paese del Golfo a maggioranza musulmana, è il secondo al mondo per numero di persone vaccinate in rapporto alla popolazione, dopo Israele. In generale, l’assenza di un’autorità unica sulle questioni dottrinali nel mondo islamico crea una certa frammentazione, ma il consenso generale tra le autorità religiose è che i vaccini che utilizzano gelatina di maiale siano ammissibili.
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Anche nel mondo ebraico ortodosso è sorto lo stesso problema (come nell’islam, nell’ebraismo il consumo di maiale è proibito), ed è stato risolto approvando i vaccini, anche perché i derivati del maiale sono usati per scopo medico, non alimentare. Per ragioni completamente diverse, a dicembre anche la Congregazione per la dottrina della fede, la principale istituzione dottrinale della Chiesa cattolica, ha pubblicato una nota in cui dichiara «morale» l’uso di alcuni vaccini contro il coronavirus, benché siano stati «sviluppati facendo ricorso, nel processo di ricerca e produzione, a linee cellulari che provengono da tessuti ottenuti da due aborti avvenuti nel secolo scorso».