Nel Regno Unito la situazione non sta migliorando
Nonostante i vaccini e le restrizioni, i contagi da coronavirus non calano e quindi si stanno valutando nuove misure
Circa quattro settimane dopo la somministrazione delle prime dosi del vaccino contro il coronavirus di Pfizer-BioNTech, e all’avvio delle vaccinazioni con quello sviluppato da Oxford-AstraZeneca, oggi, in Regno Unito la situazione della pandemia è ancora particolarmente delicata. Domenica 3 gennaio nel paese sono stati registrati oltre 50mila nuovi contagi da coronavirus per il sesto giorno consecutivo e il primo ministro Boris Johnson ha detto che in alcune zone potrebbero essere rafforzate le restrizioni per contenere i contagi, comprese quelle che potrebbero far slittare la riapertura delle scuole, uno dei nodi di cui si sta discutendo di più.
In un’intervista a BBC, Johnson ha spiegato che i funzionari del governo non potevano prevedere che si sarebbe diffusa una particolare mutazione del coronavirus SARS-CoV-2 – la cosiddetta variante inglese – che sembra essere in grado di diffondersi con maggiore facilità rispetto alle varianti finora circolate e ha provocato la sospensione di numerosi voli e la chiusura dei confini con altri paesi. Johnson ha anche detto che sperava che con il progressivo aumento delle vaccinazioni non sarebbe più stato necessario introdurre lockdown, ma che date le circostanze le restrizioni probabilmente diventeranno più dure.
Nelle ultime settimane nel Regno Unito sono state imposte misure più o meno stringenti a seconda dei casi riscontrati nelle diverse parti del paese e di alcuni altri indicatori di rischio, un po’ come sta avvenendo anche in Italia. Al momento circa 4 inglesi su 5 stanno seguendo le restrizioni del cosiddetto “livello 4”, ovvero quello in cui le attività non essenziali sono chiuse, è raccomandato stare a casa ed è possibile incontrare un non convivente alla volta, esclusivamente all’aperto.
Ciononostante, secondo i dati ufficiali il 3 gennaio sono risultate contagiate 54.990 persone e negli ultimi 7 giorni i casi accertati sono stati più di 366mila: quasi il doppio di quelli che erano stati riscontrati nella settimana dal 20 al 27 dicembre. Nell’ultima settimana sono aumentate anche le morti per cause legate al coronavirus: sono state 4.228, il 24,5 per cento in più rispetto ai 7 giorni precedenti.
Johnson ha detto che il governo aveva preso «tutte le decisioni opportune» per prepararsi all’inverno ma ha spiegato di essersi «rassegnato completamente» all’idea che adesso debbano essere introdotte nuove misure di prevenzione, anche se finora non è stata annunciata alcuna decisione. Il leader dei Laburisti, Keir Starmer, dell’opposizione, ha chiesto che il governo introduca immediatamente un lockdown nazionale perché secondo lui «il virus è chiaramente fuori controllo» e non avrebbe senso «parlare di nuove restrizioni per poi metterle in atto tra una, due o tre settimane».
Attualmente la priorità del governo è vaccinare gli ospiti delle residenze per anziani e gli operatori sanitari: ci sono 730 centri per la somministrazione dei vaccini ed entro la settimana dovrebbero aprirne altri 180, a cui si sommano 100 nuovi siti dedicati che saranno allestiti all’interno degli ospedali. Stando ai dati raccolti dalla Oxford University in collaborazione con un’organizzazione benefica, al 27 dicembre – la statistica più recente – nel Regno Unito era stato vaccinato quasi un milione di persone. Secondo quanto ha ricostruito il Guardian, il sistema sanitario nazionale (NHS) ha a disposizione 530mila dosi del vaccino di Oxford-AstraZeneca che sono pronte per essere utilizzate e l’immunologo John Bell della Oxford University ha detto alla Times Radio che oggi dovrebbero essere consegnate ulteriori 450mila dosi. Johnson ha poi detto che ci sono «alcuni milioni di [dosi del vaccino] Pfizer ancora da usare» che il governo sta distribuendo «il più velocemente possibile».
Johnson ha detto che non si stanno verificando ritardi nella distribuzione dei vaccini, ma ha anche spiegato che non sa dire quando effettivamente si arriverà alla quota di 2 milioni di persone vaccinate a settimana che aveva inizialmente auspicato.
Secondo le autorità sanitarie del paese il vero nodo è la disponibilità dei vaccini, che è un «problema globale», nonché «l’ostacolo principale» che bisognerà affrontare «per diversi mesi, e particolarmente durante il critico periodo invernale». Per questa ragione, la Commissione per la vaccinazione e l’immunizzazione nazionale ha raccomandato che la seconda dose del vaccino venga somministrata dopo 12 settimane dalla prima e non più a distanza di 3-4 settimane, come originariamente previsto: in questo modo, si potrebbe dare a molte più persone un qualche tipo di protezione contro il virus.
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Una delle questioni che stanno facendo più discutere in vista di possibili nuove restrizioni è quella della riapertura delle scuole, su cui negli ultimi mesi il governo è stato indeciso oppure ha dato indicazioni confuse ritornando poi sui suoi passi.
In origine il governo aveva previsto che le scuole elementari sarebbero state riaperte in tutta l’Inghilterra da lunedì 4 gennaio, mentre nelle scuole medie e superiori sarebbero rientrati in aula dopo le vacanze natalizie in scaglioni, a partire dai giorni successivi. La scorsa settimana il rientro delle scuole elementari era stato posticipato in alcune zone di Londra e nel sud-est dell’Inghilterra, dove era più diffusa la nuova variante del coronavirus; sabato infine è stata comunicata la chiusura di tutte le scuole elementari di Londra almeno fino al 18 gennaio, anche se sarà garantita l’istruzione ai bambini con esigenze particolari e ai figli dei lavoratori essenziali. Per la parlamentare laburista, Kate Green, è stata l’ennesima «marcia indietro del governo che ha creato il caos tra i genitori solo due giorni prima dell’inizio del nuovo periodo scolastico».
Diversi sindacati di insegnanti si erano opposti al ritorno in classe nelle scuole elementari perché, per quanto i bambini si ammalino raramente di COVID-19, anche loro possono essere contagiati e quindi trasmetterlo ad altre persone. La National Education Union, il sindacato di insegnanti più grande del paese, aveva anche raccomandato ai genitori di tenere a casa i ragazzi, proponendosi peraltro di offrire didattica a distanza. Johnson tuttavia ha esortato i genitori a mandare «assolutamente» a scuola i loro figli, se possibile, aggiungendo che il governo «ha davvero lottato molto per poter tenere le scuole aperte durante la pandemia» e che «le scuole sono sicure».
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