Cosa succede a Gibilterra dopo Brexit
La piccola exclave britannica nel sud della Spagna è uscita dall'Unione Europea ma si unirà allo spazio Schengen, evitando così la creazione di un "confine rigido"
Giovedì scorso, il 31 dicembre del 2020, Spagna e Regno Unito hanno trovato un accordo in extremis su Gibilterra, territorio britannico sulla costa meridionale spagnola, per evitare la creazione di un cosiddetto “confine rigido” tra la stessa Gibilterra e la Spagna dopo Brexit. L’accordo, che sarà finalizzato nei prossimi mesi, è molto importante: se non si fosse raggiunto prima dell’1 gennaio, il giorno in cui il Regno Unito ha completato l’uscita dall’Unione Europea, nuovi limiti e controlli sia sulle persone che sulle merci sarebbero stati introdotti al confine tra Gibilterra e Spagna, isolando notevolmente la piccola exclave britannica sul Mediterraneo e stravolgendo la vita di migliaia di persone che ogni giorno si spostano da un territorio all’altro per ragioni di lavoro e turismo.
L’accordo di principio è arrivato dopo lunghi negoziati tra le delegazioni dei due paesi guidate dai rispettivi ministri degli Esteri, il britannico Dominic Raab e la spagnola Arancha González Laya: sono stati incontri e discussioni separate da quelle che avevano portato al raggiungimento dell’intesa sui futuri accordi commerciali, finalizzato la vigilia di Natale tra i negoziatori britannici e quelli europei.
L’accordo su Gibilterra prevede anzitutto la scomparsa della Verja, termine usato dalla Spagna per indicare l’attuale frontiera esistente tra l’exclave britannica e La Línea de la Concepción, città spagnola di confine in provincia di Cadice, spesso paragonata alla colombiana Medellin per i suoi traffici di droga provenienti dal Marocco. La Verja, dice l’accordo, terminerà di esistere nel giro di sei mesi: non si convertirà quindi in uno dei confini esterni dell’Unione Europea, soddisfacendo così le richieste del governo locale gibilterrino guidato da Fabian Picardo.
Come ha spiegato la ministra degli Esteri spagnola González Laya, Gibilterra si unirà a Schengen, cioè lo spazio europeo che prevede la libera circolazione delle persone e che include 22 paesi dell’Unione Europea più Norvegia, Svizzera, Islanda e Liechtenstein. In questo modo la frontiera esterna dell’Unione si sposterà nel porto e nell’aeroporto di Gibilterra: le persone provenienti dai paesi Schengen potranno quindi entrare liberamente nel territorio gibilterrino, mentre i britannici che arrivano dal Regno Unito dovranno continuare a usare il passaporto, perché il Regno Unito non fa parte di Schengen.
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Il controllo del porto e dell’aeroporto – uno dei temi più discussi durante i negoziati – sarà affidato per un periodo di quattro anni a Frontex, l’agenzia europea che si occupa delle frontiere dell’Unione, ma sarà la Spagna a essere responsabile dell’applicazione delle norme Schengen a Gibilterra. Era stato il governo di Picardo a opporsi categoricamente alla possibilità che agenti della polizia spagnola potessero controllare i confini di Gibilterra. Non è ancora chiaro cosa succederà dopo questi quattro anni: secondo fonti del ministero degli Esteri spagnolo citate dal País, al termine del periodo di transizione sarà la polizia spagnola a gestire direttamente i controlli al porto e all’aeroporto di Gibilterra, ma il governo locale potrebbe opporsi nuovamente.
Si stima che il trattato potrà essere finalizzato nel giro di sei mesi: durante questo periodo, ha detto González Laya, si cercherà di garantire flessibilità nei controlli alla Verja, in modo che la mobilità tra i due territori possa essere «la più fluida possibile».
Oltre all’inclusione nello spazio Schengen, l’accordo tra le due parti prevede anche che Gibilterra rispetterà le regole dell’Unione Europea sulla concorrenza riguardo alle politiche finanziarie, all’ambiente e al mercato del lavoro.
Il testo non parla invece della questione della sovranità sull’exclave britannica, il più grande tema di disaccordo tra Spagna e Regno Unito. Gibilterra, infatti, fu occupata dal Regno Unito all’inizio del Settecento, quando fu rapidamente trasformata in una fortezza e in una base navale con cui i britannici potevano controllare l’accesso all’intero mar Mediterraneo. Nonostante da allora sia sempre rimasta sotto il controllo britannico, la Spagna non ha mai smesso di rivendicarne la sovranità.
Nel corso degli anni, anche grazie alla sua significativa autonomia riguardo a temi commerciali e fiscali, Gibilterra è diventata un centro importante e conosciuto per il gioco d’azzardo, grazie alle permissive leggi locali sul tema; ha inoltre sfruttato al meglio il regime doganale speciale, che ha trasformato il suo piccolo porto in un’importante stazione di interscambio, dove le navi dirette nel Mediterraneo possono fermarsi e cambiare gli equipaggi senza dover sottostare ai costosi regimi doganali dell’Unione Europea.
Al referendum su Brexit, il 96 per cento dei gibiliterrini aveva votato però per rimanere nell’Unione Europea, perché per Gibilterra una Brexit dura avrebbe creato enormi problemi all’economia locale, considerando soprattutto che l’exclave ha un solo confine terrestre, quello con la Spagna. Per questo Picardo voleva continuare a garantire allo stesso tempo la libera circolazione delle persone e l’esistenza di un regime doganale speciale favorevole. Anche la Spagna non voleva la creazione di un confine rigido, visto che il Campo de Gibraltar, la regione spagnola che circonda Gibilterra, è estremamente povero, ha una disoccupazione vicina al 40 per cento e avrebbe subìto un durissimo colpo se i suoi abitanti non avessero più potuto spostarsi liberamente nell’exclave britannica per lavorare.
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Molti dettagli dell’accordo verranno specificati e finalizzati nei prossimi mesi, ma come ha scritto il País «si è creato il paradosso per cui Gibilterra potrà ritrovarsi più integrata all’Unione Europea rispetto a quando il Regno Unito era ancora uno stato membro».