I numeri dei primi giorni di vaccinazioni in Italia
Finora sono state vaccinate 84.000 persone: se ne sta parlando come di un numero troppo basso, ma le cose dovrebbero procedere più speditamente da domani
Domenica 27 dicembre in Italia sono state somministrate le prime dosi del vaccino di Pfizer-BioNTech contro il coronavirus. Le dosi – 9.750 – erano arrivate in Italia due giorni prima tra molte attenzioni e con una scorta dei carabinieri durante il viaggio del camion che le trasportava verso Roma. Si trattava della prima consegna di vaccini all’Italia, seppur in una quantità molto ridotta e definita «simbolica» dal commissario per l’emergenza coronavirus, Domenico Arcuri. Nei giorni successivi, come previsto, sono arrivate in Italia anche le altre 470.000 dosi di vaccino previste e la campagna vaccinale è cominciata in tutto il paese.
A una settimana di distanza dalle prime vaccinazioni, al momento della pubblicazione di questo articolo, le persone vaccinate in Italia sono poco più di 84.000, con grandi differenze tra le regioni: giornali e molti commentatori ne hanno parlato come di un numero troppo basso e del sintomo che la campagna vaccinale non fosse stata preparata nel modo giusto.
La prima cosa da tenere presente è che dopo la consegna delle prime 9.750 dosi di vaccino, le altre sono arrivate in Italia con qualche giorno di ritardo per via del cattivo tempo. 360.000 dosi sono arrivate il 30 dicembre e altre 110.000 dosi sono arrivate il giorno successivo. Il trasporto delle dosi, in questa prima fase, è stato affidato direttamente alla società che lo produce, Pfizer, che con i suoi tir ha distribuito le dosi nei circa 300 centri di somministrazione che sono stati individuati a inizio dicembre dalle regioni e dalle province autonome.
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Le regioni hanno ricevuto dosi di vaccino in numero grossomodo proporzionale al numero di abitanti. Secondo i dati diffusi dal governo, la Lombardia ha ricevuto 80.595 dosi di vaccino, la Sicilia 46.510, il Lazio 45.805, l’Emilia-Romagna 43.875, il Piemonte 40.885, il Veneto 38.900, la Campania 33.870 e la Toscana 27.920, solo per citare le regioni più popolose. Le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano hanno iniziato la somministrazione delle dosi con diversa velocità, e sempre secondo i dati del governo (che vengono aggiornati più volte al giorno) il Lazio – una delle regioni più avanti – ha già somministrato il 35,7 per cento delle dosi ricevute (17.374 in tutto), mentre la Lombardia – una delle regioni più indietro – ne ha somministrate il 3 per cento (2.416 in tutto).
Queste differenze tra regioni – di cui si sta discutendo molto in questi giorni – sono dovute al fatto che ogni regione ha grande autonomia nella gestione dei suoi servizi sanitari: ognuna ha fatto un suo piano diverso per la distribuzione del vaccino, in base alle sue esigenze. In Lombardia, per esempio, la campagna vaccinale comincerà in modo diffuso a partire da lunedì 4 gennaio, superati i giorni di festa: l’assessore alla Sanità Giulio Gallera ha spiegato che la consegna dei vaccini era inizialmente prevista per il 4 gennaio, che il piano vaccinale era stato pensato per iniziare quel giorno e che la regione ha deciso di non chiedere al personale sanitario di rinunciare a giorni di festa per anticipare di uno o due giorni l’inizio delle vaccinazioni.
Nella prima fase di vaccinazioni, che riguardano prevalentemente il personale sanitario e gli ospiti delle RSA, Gallera ha detto che in Lombardia saranno vaccinate circa 6.000 persone al giorno. Questo numero potrebbe però salire: il responsabile del programma di vaccinazioni della regione Giacomo Lucchini ha detto che in Lombardia si potrebbe arrivare a vaccinare circa 10/13mila persone al giorno e che entro la fine di febbraio i vaccinati dovrebbero essere 340.000.
Molte regioni potrebbero essere in situazioni simili a quella della Lombardia ed è probabile che il numero di vaccinazioni eseguite quotidianamente cresca ovunque a partire dal 4 gennaio. Anzi, secondo i dati raccolti fin qui, il numero di vaccinazioni eseguite è già in crescita in tutta Italia: giovedì 31 erano state vaccinate 22.800 persone, venerdì 1 gennaio altre 10.000 persone e sabato 2 gennaio sono state vaccinate almeno 25.000 persone. Per capire come vanno davvero le cose bisognerà quindi aspettare ancora qualche giorno: il commissario Arcuri ha spiegato che l’obiettivo nazionale per la prima fase di vaccinazione è di vaccinare circa 65.000 persone al giorno.
Per il momento sembrano quindi presto per dire che le cose stanno andando male e anche in altri paesi europei la distribuzione dei vaccini è iniziata lentamente. Secondo i dati raccolti da Our World in Data, in Francia al 2 gennaio erano state somministrate 352 dosi di vaccino, in Austria 6.000 e in Irlanda 1.800, per citare alcuni casi. Ci sono stati problemi e rallentamenti anche in Spagna, e in Germania, dove sono state somministrate 188.000 dosi di vaccino, ci sono state comunque lamentele e in Europa è la Danimarca ad aver vaccinato il più alto numero di persone in relazione alla popolazione: circa 33.000 su poco meno di 6 milioni di abitanti, più dello 0,5% della popolazione.
Nonostante questo, ci sono ancora diversi legittimi dubbi su come sarà gestita la campagna vaccinale nei prossimi mesi in Italia. La prima fase, che riguarda il personale sanitario, dovrebbe essere la più facile da organizzare perché il numero di persone da vaccinare sarà minore e perché gran parte di medici e infermieri frequentano già quotidianamente gli ospedali dove riceveranno il vaccino. Ci sono però ancora poche informazioni su come funzionerà la campagna vaccinale per il resto della popolazione: non solo ci saranno maggiori problemi logistici da affrontare (a partire dall’individuazione dei luoghi dove fare le vaccinazioni), ma bisognerà anche capire se e quante dosi di vaccino arriveranno. Per ora l’unico vaccino approvato per l’uso nell’Unione Europea è quello di Pfizer-BioNTech, a inizio gennaio dovrebbe arrivare l’approvazione del vaccino di Moderna, mentre è ancora incerto quando verrà approvato per l’uso il vaccino di AstraZeneca.
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