Alexei Navalny è indagato per frode in Russia
È accusato di aver usato per scopi personali i soldi donati a una sua fondazione, ma secondo lui dietro l'indagine ci sarebbe ancora una volta Putin
Il 29 dicembre le autorità russe hanno detto di aver aperto un’indagine su Alexei Navalny, l’oppositore del governo russo avvelenato lo scorso agosto con un agente nervino, con l’accusa di frode per aver speso a scopi personali le donazioni pubbliche fatte alla sua Fondazione.
Il Comitato Investigativo, che è la principale agenzia investigativa russa, accusa Navalny di aver fatto acquisti personali usando oltre 356 milioni di rubli (circa 3,9 milioni di euro) che erano stati donati ad alcune organizzazioni, tra cui la Fondazione per La lotta alla corruzione, una no-profit fondata nel 2011 da Navalny con l’obiettivo di investigare sulla corruzione degli alti funzionari del governo russo e renderla pubblica.
La fondazione era stata sciolta lo scorso luglio, dopo che una società posseduta da Evgeny Prigozhin, un uomo d’affari ritenuto vicino al Cremlino, aveva intentato una causa da 88 milioni di rubli (poco meno di 1 milione di euro) contro lo stesso Navalny.
Navalny, che si trova in Germania ancora convalescente dopo essere guarito dall’avvelenamento che lo ha tenuto 24 giorni in terapia intensiva, da quando è tornato in salute ha sostenuto in più occasioni che dietro al tentativo di ucciderlo ci sia il presidente russo Vladimir Putin, e ha risposto alle accuse dell’indagine in un tweet dicendo: «L’ho detto subito: cercheranno di mettermi in prigione perché non sono morto e perché sto cercando chi ha tentato di uccidermi. Perché ho dimostrato che Putin è personalmente dietro a tutto questo. È un ladro, pronto a uccidere chi si rifiuta di tacere sul suo furto».
Prima di queste accuse, Navalny – che è stato arrestato più volte negli ultimi dieci anni e ha affrontato diverse accuse – in Russia aveva una condanna sospesa di 3 anni e mezzo ricevuta nel 2014 per appropriazione indebita di denaro pubblico. Lunedì 28 dicembre, il giorno prima che venisse annunciata la nuova accusa, l’agenzia che si occupa del sistema carcerario in Russia gli aveva ordinato di presentarsi entro l’indomani per un controllo, dicendo che se non si fosse presentato sarebbe scattato per lui un ordine di incarcerazione.
Navalny, che ha più volte detto di voler tornare in Russia una volta che si fosse completamente ripreso, aveva risposto di non poter rispettare questa scadenza a causa delle sue condizioni di salute. L’agenzia carceraria, invitandolo a presentarsi, aveva allegato come prova del fatto che fosse guarito un articolo pubblicato sulla rivista The Lancet scritto dai medici dell’ospedale Charité di Berlino. Navalny ha risposto che citare quell’articolo significa riconoscere ufficialmente il suo avvelenamento e ha chiesto spiegazioni sul perché, quindi, non sia stato aperto un procedimento penale sull’avvelenamento.
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A metà dicembre Navalny, usando una falsa identità, ha ricevuto la confessione al telefono da un agente dell’FSB, i servizi di sicurezza russi, che ammetteva la responsabilità dell’FSB nel suo tentato omicidio. Il 20 agosto di quest’anno, Navalny collassò mentre si trovava su un aereo partito dalla città di Tomsk, in Siberia, e diretto a Mosca. L’aereo fu fatto atterrare nella città più vicina, Omsk, dove Navalny fu ricoverato in terapia intensiva. I medici dell’ospedale dissero inizialmente di non aver trovato segni di avvelenamento. Dopo un paio di giorni di tensione, le autorità russe consentirono di trasferire Navalny all’ospedale Charité di Berlino. Lì i medici scoprirono che Navalny era stato avvelenato con un agente nervino.