La docuserie di Netflix su San Patrignano
In cinque episodi racconta 15 anni di storia tra "luci e tenebre" della comunità e del suo fondatore Vincenzo Muccioli
Da domani, mercoledì 30 dicembre, sarà disponibile su Netflix SanPa, la docuserie sulla storia della comunità di recupero per tossicodipendenti di San Patrignano, fondata nel 1978 da Vincenzo Muccioli, un nome che dice molto a chi si ricorda gli anni Ottanta e, forse, molto poco a chi non c’era e non li ha poi approfonditi. SanPa dura circa cinque ore ed è divisa in cinque episodi, che coprono un arco di circa 15 anni, i cui titoli sono: Nascita, Crescita, Fama, Declino e Caduta. Sebbene San Patrignano ancora esista, infatti, fu in particolar modo negli anni Ottanta e nei primi Novanta che la comunità fu al centro di importanti controversie, spesso legate alla sua rapida crescita e alla sua sempre più grande rilevanza.
SanPa (il cui titolo è uno dei nomi con cui spesso si fa riferimento alla comunità di recupero) è stata diretta da Cosima Spender ed è la prima docuserie di Netflix Italia e il primo prodotto audiovisivo della società di produzione 42, fondata da Gianluca Neri. Come spiega Netflix, la serie – che sarà disponibile ovunque nel mondo – è stata realizzata «con immagini tratte da 51 differenti archivi», dopo aver fatto «180 ore di interviste» e «attraverso 25 testimonianze».
SanPa dedica molto spazio alla figura di Muccioli, morto nel 1995, ma anche alla comunità da lui fondata e guidata, a quello che ci succedeva all’interno e alle complicate vicende legali che la riguardarono, in particolar modo per i drastici modi che almeno in certe occasioni furono usati per evitare che i suoi ospiti potessero scappare e tornare a fare uso di droghe. Per chi c’era e si ricorda, il riferimento è soprattutto alle vicende di quello che fu noto come “il processo delle catene”, che iniziò nel 1983 e in cui si parlò appunto delle catene messe a polsi e piedi di alcuni “ospiti” della comunità. Un processo che portò a un’iniziale condanna a 20 mesi di carcere per Muccioli, a cui seguì però un’assoluzione con formula piena.
Nei suoi primi episodi – Nascita e Crescita – SanPa mostra e racconta come San Patrignano, fondata su una collina di Coriano, in provincia di Rimini – fosse all’inizio qualcosa di simile, quantomeno nell’organizzazione di spazi e attività, a una comunità hippie. E cosa poi la fece crescere, facendo sì che in pochi anni i suoi ospiti passassero dalle poche decine alle diverse centinaia. Negli anni Ottanta, infatti, San Patrignano divenne, come viene detto nel documentario, “qualcosa di enorme”: con strutture e modi sempre più organizzati, e con aspetti che potrebbero di volta in volta far pensare a una grande “comunità” di seguaci/adepti del carismatico Muccioli o, altre volte, a un’azienda che però, come dice Muccioli in un video di archivio mostrato nel primo episodio, rifiutò sempre «incameramenti politici ed ecclesiastici».
Come è facile immaginare, SanPa dedica un certo spazio – soprattutto nel primo episodio – al problema della dipendenza, in particolar modo quella da eroina, e a quello che fu l’epidemia di AIDS, iniziata diversi anni dopo l’apertura della comunità. Ma la serie lascia piuttosto presto il racconto di cosa significhi diventare tossicodipendente e la descrizione di cosa significhi provare a smettere di esserlo per parlare più in generale di Muccioli, delle controversie legate ai modi usati a San Patrignano durante la sua guida e di quanto importante divenne a livello sociale, economico e politico.
Tra chi, nei filmati di archivio, a un certo punto di SanPa parla di o con Muccioli ci sono, tra gli altri, Giovanni Minoli, Indro Montanelli, Enzo Biagi e Maurizio Costanzo.
Sia nel parlare di Muccioli (nella serie ne parla anche il figlio Andrea, che gestì San Patrignano dopo la morte del padre, modificandone diversi aspetti) che nel parlare della storia della comunità da lui fondata, SanPa evita di essere una serie “a tesi”, sempre intenta a difendere o accusare. È invece una serie che, anche parlando con persone per anni molto vicine a Muccioli, prova sempre a mettere in discussione le vicende che racconta. Non a caso, il suo sottotitolo è “Luci e tenebre di San Patrignano”.
Come ha scritto Luca Sofri, «San Patrignano è stata una grande anteprima di divisione nazionale promossa mediaticamente, prima che lo diventasse tutto».
– Leggi anche: I pezzi di SanPa
Carlo Gabardini – che ha scritto SanPa insieme a Neri e Paolo Bernardelli – ha detto a Repubblica: «raccontiamo tutto senza fascinazioni ma vivendo il contraddittorio esistente. Risultato? Su molti aspetti, la docuserie fornisce verità definitive. Ma alla fine, l’insieme, rimane comunque un dilemma».
Succede più di una volta, per esempio, di sentire le parole di ex ospiti della comunità – in certi casi persone molto vicine a Muccioli – descrivere con gratitudine quanto fatto per loro da San Patrignano e dal suo fondatore, ma anche essere profondamente critici verso certi aspetti e certe derive, della comunità così come di Muccioli. I personaggi, ha scritto Luca Sofri, sono «tanti e tutti a loro modo ipnotici ed eccezionali». Uno di loro, uno di quelli che appare di più nella serie, è Walter Delogu, tra le altre cose padre di Andrea, co-autrice, alcuni anni fa, del libro La collina, che trae spunto dai suoi primi dieci anni di vita, vissuti proprio a San Patrignano.
– Leggi anche: Andrea Delogu alle Invasioni barbariche
Come ha scritto su Repubblica Antonio Dipollina, SanPa racconta la storia di «un pezzo incendiario di storia d’Italia, da un quarto di secolo sotto la cenere» ed è una serie che ricorda, riguarda e aggiunge molte cose per chi negli anni Ottanta c’era e ne segui le vicende, ma che riesce anche – senza dare quasi niente per scontato – a ri-raccontare, dall’inizio, una storia importante e complessa.
Alla fine dell’ultimo episodio – Caduta – SanPa presenta l’elenco delle tante persone che non hanno voluto o potuto farsi intervistare, e alcune frasi che fanno da rapidissimo riassunto di quello che è stato di San Patrignano in questo secolo, cioè nel periodo successivo ai fatti raccontati dalla docuserie. Per chi volesse saperne di più su cosa è stato San Patrignano: nel 2011 Jenner Meletti ripercorse in maniera critica la storia, fino a quel momento, della comunità in un articolo intitolato “San Patrignano Spa“. Oppure, sul sito della comunità si può leggere il più recente bilancio sociale di quella che ora è, dal punto di vista giuridico, una Cooperativa Sociale. Alcuni mesi fa, invece, il Corriere della Sera aveva raccontato, partendo dall’Osservatorio sulle tossicodipendenze di San Patrignano, quali dipendenze (spesso più d’una) avevano i suoi ospiti.