Com’è vivere a West Point
Cioè nell'accademia militare più antica degli Stati Uniti, di cui si sta parlando per uno scandalo legato a 73 cadetti
In queste settimane negli Stati Uniti si sta parlando della famosa accademia militare di West Point, vicino a New York, dove 73 cadetti sono stati accusati di aver imbrogliato durante un esame di matematica lo scorso maggio, quando la didattica era stata spostata online a causa della pandemia da coronavirus. Per West Point è il più grave scandalo legato all’istruzione dal 1976 ed è particolarmente discusso anche perché il codice d’onore dell’accademia dice che: “A cadet will not lie, cheat, steal, or tolerate those who do”, cioè: “Un cadetto non deve mentire, barare, rubare, né tollerare quelli che lo fanno”. Spesso nei film si vedono scene che riguardano la dura disciplina impartita nelle accademie militari: alcune sono ambientate proprio a West Point, ma tante altre prendono ispirazione da lì.
La United States Military Academy (USMA), conosciuta più semplicemente come West Point, si trova nella contea di Orange, un’ottantina di chilometri a nord di New York. È l’accademia militare americana più antica tra le cinque che attualmente si trovano nel paese: fu fondata dal Congresso degli Stati Uniti nel 1802 per addestrare i giovani nella teoria e nella pratica militare e formare i futuri generali e parte della classe dirigente della nazione. Il campus di West Point è anche una nota meta turistica, dove si trova il museo più antico dell’Esercito degli Stati Uniti.
È un’accademia molto rigida, dove viene ammesso circa il 9 per cento di chi fa domanda; capita con frequenza che chi inizia gli studi poi non riesca a portarli a termine perché sono troppo duri. Per entrare a West Point bisogna essere cittadini statunitensi, avere tra i 17 e i 23 anni, non essere sposati e non essere incinte né avere figli a carico. Tra le altre cose, è necessario superare esami medici e fisici, in più bisogna ottenere una “nomination”, ovvero una sorta di referenza da parte di un membro del Congresso. Ogni anno West Point può ammettere anche un massimo di 60 studenti stranieri nell’ambito di scambi studenteschi internazionali: il loro corso di studi è lo stesso e durante la loro permanenza all’accademia sono considerati parte del Corpo dei cadetti.
La retta dell’accademia – il cui costo è di circa 225mila dollari, circa 185mila euro – è pagata interamente dall’Esercito a patto che dopo il conseguimento del diploma si presti servizio per almeno otto anni: finiti i quattro anni di studi, la maggior parte dei cadetti viene nominata sottotenente nell’Esercito. I cadetti di West Point devono «vivere onorevolmente, comportarsi onorevolmente e dimostrare eccellenza» secondo il codice d’onore dell’accademia e i valori di “Dovere, Onore e Patria”.
Oggi West Point ha circa 4.300 cadetti. In totale, all’accademia si sono diplomate circa 65mila persone, tra cui 5mila donne: gli alumni di West Point sono definiti “The Long Gray Line”, (“La lunga linea grigia”) da un verso dell’inno dell’accademia, The Corps. Tra di loro ci sono stati due presidenti degli Stati Uniti, Ulysses Grant e Dwight Eisenhower, numerosi generali famosi, 76 persone che hanno ricevuto la medaglia d’onore e, per esempio, gli astronauti Buzz Aldrin e Michael Collins.
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Il percorso di studi di West Point equivale a una laurea breve, ma oltre alle consuete materie di studio prevede anche l’insegnamento di teoria e pratica militare, programmi per formare il carattere e la leadership e l’obbligo di praticare attività sportive, perché per l’Esercito anche lo sviluppo del fisico è centrale. Lo sport più praticato a West Point è il football americano, che è molto seguito anche per la rivalità della squadra dell’Esercito con quella della Marina militare: ogni anno tra fine novembre e inizio dicembre si gioca il cosiddetto Army-Navy Game, in cui si sfidano i Black Knights dell’Esercito e i Midshipmen della Marina; quest’anno la partita si è tenuta il 12 dicembre e hanno vinto i Black Knights per 15-0.
La mascotte di West Point – come in tutto l’Esercito – è il mulo, che è considerato un simbolo di perseveranza. La vita dell’accademia è ben organizzata e particolarmente rigida: tutti gli studenti vivono nel campus e sono divisi in truppe che nei giorni della settimana seguono le varie attività dell’accademia, fanno colazione e pranzano sempre insieme.
Come spesso succede nei campus universitari o in certi ambienti chiusi, anche in questa accademia si sono creati un lessico particolare e riti tradizionali, per esempio le tipiche parate, ma anche missioni divertenti e scherzi di vario tipo. I cadetti di West Point furono i primi a ottenere il tipico anello che sancisce l’appartenenza all’accademia dopo il diploma, mentre secondo una tradizione degli anni Sessanta durante la cerimonia di consegna dei diplomi il cadetto più scarso viene premiato con un sacchetto in cui ciascuno studente ha versato un dollaro, diventando la “capra dell’anno scolastico”. A livello colloquiale, i cadetti del primo anno vengono chiamati “plebe”, quelli del secondo “yearling” (puledri), quelli del terzo “cows” (mucche) e quelli dell’ultimo anno “firsties” (qualcosa come “quelli più avanti di tutti”).
Come però accade negli ambienti che insistono particolarmente sul senso di unità e sulla disciplina, anche a West Point ci sono stati vari problemi legati a nonnismo e discriminazione. Per esempio, il Los Angeles Times aveva raccontato che i cadetti “plebei” dovevano memorizzare interi articoli del New York Times e recitarli a quelli più grandi, oppure camminare velocemente attorno alla caserma come robot: nell’accademia, sono considerati “riti di passaggio” con l’obiettivo di insegnare la disciplina. Malgrado ci siano sempre più cadette e cadetti di altre etnie, inoltre, West Point rimane un’accademia frequentata in grande maggioranza da uomini bianchi.
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Il primo cadetto afroamericano a diplomarsi a West Point fu Henry Ossian Flipper, nel 1877. Le donne, invece, non avevano potuto far parte dell’esercito e nemmeno della Marina militare o della Air Force fino alla fine degli anni Settanta. Nel 1975 l’allora presidente degli Stati Uniti, Gerald Ford, firmò un decreto che permise per la prima volta alle donne di essere ammesse nelle accademie militari: nel 1976 arrivarono quindi le prime 119 cadette di West Point; quattro anni dopo, nel 1980, si diplomarono 62 di loro.
Come aveva raccontato Sue Fulton, una delle diplomate del 1980, le ragazze non furono subito accettate, anzi. «Gli uomini non riuscivano a concepire di trattarci come cadetti», spiegò Fulton, e sebbene gli studenti chiamassero con nomi dispregiativi i cadetti del primo anno, il trattamento riservato alle ragazze era ancora più antipatico. Un’altra delle prime diplomate di West Point, Marene Allison, disse che un cadetto afroamericano le aveva spiegato che i neri non si erano mai sentiti completamente accettati a West Point, e che con l’arrivo delle prime ragazze finalmente non si sentivano più gli ultimi.
La storia di Fulton è interessante anche per un’altra ragione: pochi anni dopo il diploma dovette lasciare il suo incarico nell’Esercito perché non poteva prestare servizio, essendo una donna apertamente gay. La regola del “Don’t ask, don’t tell” – diventata legge nel 1993 – vietava ai componenti dell’esercito omosessuali o non eterosessuali di comunicare il loro orientamento sessuale e per questa ragione chi frequentava West Point doveva fingere di non esserlo, altrimenti rischiava di dover abbandonare l’accademia.
La norma ha continuato a creare problemi anche nei ranghi dell’Esercito fino a una decina di anni fa e infine è stata abolita nel 2011, durante l’amministrazione di Barack Obama. Nel 2016 il Dipartimento della Difesa tolse il divieto che impediva alle persone transgender di prestare servizio nell’Esercito e l’anno successivo la cadetta di West Point all’ultimo anno, Riley Dosh, fu la prima a fare coming out come persona transgender; Dosh disse che avrebbe completato la transizione dopo il diploma, mentre era in servizio; ciononostante, le fu negato un incarico e venne congedata.
A inizio 2019 la Corte Suprema, il più importante organo giuridico degli Stati Uniti, votò per far entrare in vigore le restrizioni sulla presenza di persone transgender nell’esercito del paese volute dal presidente Donald Trump nel luglio del 2017. Nel novembre del 2019 sia lo stato di New York che il Rhode Island approvarono una legge per ripristinare i privilegi militari ai veterani e alle veterane omosessuali e con altri orientamenti sessuali: si stima che a causa del “Don’t ask, don’t tell” siano stati radiati più di 13mila militari e che la regola abbia riguardato in totale circa 100mila persone.
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