La storia delle leghe di baseball per giocatori neri
Nelle statistiche della Major League Baseball saranno inserite anche quelle dei giocatori che fino al 1948 non potevano farne parte
I dirigenti della Major League Baseball, il più famoso campionato di baseball al mondo, hanno annunciato che includeranno nelle statistiche ufficiali anche quelle dei giocatori delle cosiddette “Negro Leagues”, i campionati che tra il 1920 e il 1948 erano riservati ai giocatori afroamericani. L’annuncio chiarisce che il riconoscimento delle Negro Leagues nella storia del baseball era «dovuto da tempo»: anche se il loro ruolo è stato fondamentale per la crescita del baseball negli Stati Uniti, per anni i giocatori neri sono stati discriminati e considerati inferiori rispetto a quelli bianchi. È considerato un momento storico anche perché l’annuncio arriva nell’anno del centenario dalla fondazione della prima Negro National League.
Commissioner Manfred announced today that @MLB is officially elevating the Negro Leagues to “Major League” status. Culminating the centennial celebration of the founding of the Negro Leagues, MLB is proud to highlight the contributions of the pioneers who played from 1920-1948. pic.twitter.com/hkStF1UC0H
— MLB Communications (@MLB_PR) December 16, 2020
Il baseball divenne molto famoso negli Stati Uniti a metà dell’Ottocento, specialmente nell’area di New York. Nel 1857 fu creata la prima associazione nazionale di giocatori, mentre nel 1876 e nel 1893 furono fondate rispettivamente la National League e l’American League, che oggi formano la Major League, campionato creato nel 1903. Anche dopo l’abolizione della schiavitù, avvenuta nel 1865, il razzismo e la segregazione razziale erano ancora molto diffusi negli Stati Uniti e pertanto le persone nere non potevano giocare nelle squadre ufficiali di baseball né partecipare ai campionati.
Verso la fine del secolo nacquero così le prime squadre di giocatori professionisti composte in prevalenza da afroamericani: la prima fu quella dei Cuban Giants, formata in New Jersey nel 1885, e poi ne seguirono altre, che si formarono principalmente in città dove c’erano grandi comunità afroamericane, come Chicago, Philadelphia e New Orleans, e in stati come Kansas e Missouri. Ci fu anche qualche tentativo di mettere insieme delle leghe per neri, ma furono tutti fallimentari; poi nel 1920 il giocatore e manager dei Chicago American Giants, Rube Foster, fondò la prima lega per giocatori afroamericani: la Negro National League.
Negli anni seguenti Foster contribuì a diffondere il baseball negli Stati Uniti attraverso il cosiddetto “barnstorming”: nei periodi di intervallo tra una stagione e l’altra, principalmente in inverno, le squadre di giocatori professionisti neri si spostavano di città in città, dalla Florida alla California, per competere le une contro le altre in maniera più libera: spesso facevano viaggi lunghissimi per giocare in campi improvvisati, con risorse economiche quasi inesistenti, ma riuscivano ad attirare nuovi spettatori grazie al loro stile di gioco, che spesso diventava una sorta di esibizione. Per i giocatori neri il barnstorming era un modo di guadagnare qualcosa quando i campionati erano fermi, ma anche un’opportunità per farsi un nome.
Negli anni Trenta le Negro Leagues ottennero molto successo; ciononostante, come tutti gli afroamericani in quegli anni, i suoi giocatori subivano episodi quotidiani di razzismo e i loro campionati erano comunque nati nel solco della segregazione. Oltre alle leggi utilizzate dai vari stati, infatti, fino agli anni Cinquanta negli Stati Uniti c’era una serie di regolamenti “privati” (nelle aziende, nei partiti, nei sindacati) che escludevano i neri dalla società e impedivano loro, per esempio, di entrare in certi negozi. Questo fece sì che anche i giocatori molto forti o quelli che nel loro giro erano considerati delle celebrità – come John Donaldson, che giocò fino al 1941 e secondo il New York Times fu uno dei migliori giocatori afroamericani di sempre – non vennero mai riconosciuti dalla Major League allo stesso livello dei bianchi.
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Le cose cominciarono a cambiare dopo la fine della Seconda guerra mondiale e con i primi movimenti per il riconoscimento dei diritti civili degli afroamericani negli Stati Uniti. Nel 1948 la Negro National League venne sciolta e diversi giocatori neri andarono a giocare nella Major League; allo stesso tempo, le squadre di soli neri smisero di avere rilevanza perché si iniziarono a diffondere le squadre miste. Gli Indianapolis Clowns furono l’ultima squadra professionista della Negro American League a sciogliersi, negli anni Ottanta; negli ultimi due decenni di attività però si erano fatti conoscere per lo più per il loro modo di integrare la parodia nel barnstorming – c’era chi indossava guanti giganti e chi lanciava la palla rivolto di schiena o da sotto le gambe – e per aver inserito anche delle donne nel loro team.
Oggi, cento anni dopo la fondazione della prima Negro National League, sciolta nel 1931, la Major League ha riconosciuto i giocatori di altre sei leghe: la Eastern Colored League (1923-28), la American Negro League (1929), la East-West League (1932), la Negro Southern League (1932), la seconda Negro National League (1933-48) e la Negro American League (1937-48). Nelle statistiche ufficiali della Major League verranno quindi inclusi anche i dati delle prestazioni di circa 3.400 giocatori che a causa della discriminazione nei confronti dei neri non avevano potuto giocare nei campionati della lega prima della fine degli anni Quaranta.
Tra le altre cose, 35 giocatori neri che fanno parte della Hall of Fame del baseball hanno iniziato proprio in questi campionati: tra questi, ci sono sportivi che negli Stati Uniti sono molto apprezzati sia per i loro risultati, sia per aver contribuito a diffondere l’amore per il baseball, come Jackie Robinson, il primo afroamericano in Major League, o come Josh Gibson, James Thomas “Cool Papa” Bell, Satchel Paige – il primo giocatore della prima Negro National League a essere introdotto nella Hall of Fame, nel 1971 – e Larry Doby, il secondo giocatore nero della MLB. Parlando di Gibson, il co-fondatore della Negro Leagues Players Association Edward Schauder ha detto che «sarebbe sicuramente diventato un giocatore di punta in Major League se solo ci avesse potuto giocare».
“For historical merit, today it is extraordinarily important. Having been around so many of the Negro League players, they never looked to @MLB to validate them. But for fans and for historical sake, this is significant, it really is” – @nlbmprez pic.twitter.com/wOu4HJRTFN
— Negro Leagues Baseball Museum (@NLBMuseumKC) December 16, 2020
Il presidente del Negro Leagues Baseball Museum di Kansas City, Bob Kendrick, ha detto che questa decisione «ha un valore storico di straordinaria importanza». L’annuncio è arrivato nel centenario della fondazione della Negro National League, ma soprattutto dopo anni di discussioni e studi di ricercatori che hanno approfondito la storia e ricostruito le statistiche dei giocatori.
Il commissario della MLB Rob Manfred ha spiegato che la lega «è contenta di aver riconosciuto ai giocatori delle Negro Leagues il posto che meritano: quello nelle statistiche storiche ufficiali, accanto ai giocatori delle Leghe maggiori». A questo proposito, Kendrick ha osservato che nonostante le profonde ingiustizie i giocatori delle Negro Leagues non avevano mai chiesto di essere legittimati dalla MLB, ma che è comunque un momento molto significativo per chi ama il baseball.
Tra le altre cose, in occasione dei cento anni dalla fondazione della Negro National League, l’ex giocatore dei New York Yankees CC Sabathia ha disegnato una linea di abbigliamento per onorare i giocatori delle Negro Leagues e ribadire la loro importanza nella cultura sportiva americana. Su alcune felpe e t-shirt si legge: «They played for us, so we can»: «Hanno giocato per noi, affinché noi possiamo farlo».
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