Trump potrebbe graziarsi da solo?
È un'ipotesi di cui si parla ciclicamente da mesi, suggerita dallo stesso Trump, ma la Costituzione americana non dà risposte certe
Da mesi la stampa americana discute ciclicamente della possibilità che il presidente Donald Trump possa auto-concedersi una grazia preventiva, che lo metterebbe al riparo da eventuali indagini federali quando scadrà il suo mandato, il prossimo 20 gennaio. Lo stesso Trump qualche tempo fa aveva detto di aver iniziato a studiare la possibilità di dare una grazia preventiva ai suoi familiari e ai suoi alleati, come l’avvocato Rudolph Giuliani, ma anche a se stesso. Già due anni fa aveva scritto: «Come sostengono numerosi studiosi di cose legali, ho assolutamente il diritto di graziare me stesso».
In realtà non è chiaro se la legge americana attribuisca questo potere al presidente, perché nella Costituzione non si fa riferimento diretto alla questione, ha spiegato il New York Times. Gli studiosi sono divisi, e Trump potrebbe sfruttare questa divisione per provare a mettere al riparo se stesso e le persone a lui più vicine da eventuali indagini prima della fine della sua presidenza.
Partiamo dall’inizio. La grazia è un potere che la Costituzione attribuisce al presidente, con pochi limiti: può riguardare qualsiasi tipo di reato, purché sia federale e non statale, e può significare una commutazione della pena (quindi una sua riduzione o eliminazione di una sentenza di condanna) o una grazia vera e propria (un più ampio annullamento di tutte le conseguenze legali provocate da una condanna). La grazia può essere concessa anche in via preventiva, quindi prima dell’inizio di un processo, come stabilì la Corte Suprema americana nel 1866.
C’è un precedente famoso della grazia preventiva: quella concessa nel 1974 dall’allora presidente americano Gerald Ford nei confronti del suo predecessore, Richard Nixon. Nixon si era dimesso a causa dello scandalo Watergate, raccontato più estesamente qui, ma non era indagato. La grazia di Ford era «piena, libera e assoluta»: copriva tutti i reati federali che Nixon poteva avere commesso durante la sua presidenza, senza citarne nessuno in particolare, allo scopo di chiudere la pagina Watergate con le sue dimissioni e permettere al paese di sanare le sue divisioni (Ford fu comunque criticatissimo). Non è chiaro però se questo tipo di grazia – preventiva e allo stesso tempo così ampia e non riferita ad alcun reato particolare – avrebbe avuto completa efficacia, se un qualche tribunale avesse tentato di metterla in discussione: Nixon non fu mai incriminato, e quindi la grazia concessa da Ford non fu mai “testata”.
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La questione più controversa è se un presidente possa graziare se stesso: la Costituzione non si esprime sul tema, e nemmeno la Corte Suprema è mai intervenuta per fare chiarezza. Non ci sono certezze e gli esperti sono divisi.
Chi crede che il presidente possa graziare se stesso usa come argomento il fatto che la Costituzione non contiene espressamente il divieto di auto-concedersi la grazia. Secondo questa interpretazione, i padri fondatori non vollero escludere la possibilità di graziarsi; vollero escludere invece la concessione della grazia nei casi di impeachment, eventualità che è vietata in maniera chiara nella Costituzione. Chi crede che il presidente non possa graziare se stesso, invece, sostiene tra le altre cose che la scelta dei padri fondatori di usare il termine “grant” (concedere, riferito alla grazia) dovrebbe essere interpretata nel senso di una persona che dà/concede qualcosa a un’altra persona; e non quindi di una persona che concede qualcosa a se stessa, sulla base del noto principio giuridico per cui nessuno può essere giudice di se stesso.
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La cosa fondamentale da tenere presente è che il fatto che non sia chiaro se Trump possa o meno graziarsi non ha alcun peso nell’impedirgli di provarci: nessuno può bloccarlo dal firmare un foglio con cui Trump dichiara di graziarsi da ogni reato. Per capire se una simile grazia sia valida, un tribunale federale o il dipartimento della Giustizia dovrebbero provare a processare comunque Trump, provocando un conflitto che sarebbe risolto in ultima istanza dalla Corte Suprema. Mentre non è ancora chiaro che atteggiamento avrà l’amministrazione Biden nei confronti di Trump – un pezzo del Partito Democratico spinge per mettere Trump sotto indagine, altri temono che vanificherebbe gli sforzi pacificatori di Biden – c’è chi sostiene per questo motivo che darsi la grazia si tradurrebbe in realtà per Trump in un modo per incentivare l’amministrazione Biden ad aprire delle indagini nei suoi confronti.
I costituzionalisti sostengono comunque che se volesse graziare se stesso, e sperare che il provvedimento resista all’esame della Corte Suprema, il presidente Trump farebbe meglio a non darsi una grazia indiscriminata – che sarebbe molto difficile da difendere il tribunale – ma a citare esplicitamente i presunti reati o almeno i capi d’accusa per i quali intende perdonarsi. Un fatto però che potrebbe essere particolarmente compromettente per Trump, dato che rischierebbe di somigliare a una confessione. Più in generale, poi, bisogna tenere presente che la gran parte dei guai giudiziari di Trump – per esempio quelli legati alle sue aziende – avviene a livello statale e non federale: sono indagini e processi che non sarebbero toccati nemmeno da un’eventuale grazia.