I dati della settimana sul coronavirus in Italia
Calano i contagi e i decessi (anche i test) e l'incidenza sulla popolazione migliora un po' ovunque, così come i numeri delle terapie intensive
Questa settimana in Italia sono stati registrati 102.940 casi di contagio da coronavirus, il 14% in meno dei precedenti sette giorni. È il dato più basso da metà ottobre, e arriva dopo la quinta settimana consecutiva di numeri in calo, anche se in parte potrebbe anche essere dovuto a un numero di tamponi un po’ inferiore alla media tenuta nelle ultime settimane.
Anche i decessi sono stati sensibilmente di meno: 3.680 negli ultimi sette giorni, il 20% in meno della settimana precedente. Nonostante significhi ancora una media di oltre 525 morti al giorno, è il dato settimanale migliore da circa un mese e mezzo.
La percentuale di pazienti ricoverati per COVID-19 nei reparti di terapia intensiva sul totale dei posti disponibili è scesa in tutte le regioni tranne che in provincia di Trento, dove è cresciuta di poco e rimane la più alta in Italia, e a un livello piuttosto preoccupante che sta provocando varie discussioni a livello locale. Anche in Veneto e in Friuli Venezia Giulia la saturazione delle terapie intensive è rimasta pressoché stabile, ma a un livello molto più basso.
Il miglioramento generale della situazione nelle terapie intensive è visibile anche dalla mappa che aggrega il dato sulla variazione dei pazienti ricoverati nelle varie regioni (più alta dove il cerchio tende al blu-verde) e i decessi rapportati alla popolazione (le dimensioni dei cerchi. Trentino, Veneto e Friuli Venezia Giulia hanno più morti per abitante del resto d’Italia, tra le due e le tre volte quelli della Lombardia o del Lazio.
Il Veneto è stabilmente la regione che conta più contagi settimanali, in numero assoluto e rapportati alla popolazione, un primato appartenuto per quasi tutta l’epidemia alla Lombardia. Ma per la prima volta nell’ultimo mese, i casi sono diminuiti.
L’unica regione in cui sono aumentati, nell’ultima settimana, è stata la Calabria, dove comunque continuano a essere pochi. La mappa della settimana scorsa mostrava molti cerchi arancioni: c’è stata una generale inversione nella tendenza dei casi, in cui comunque potrebbe avere un ruolo anche il già citato calo del numero dei tamponi. La regione che conta più casi per abitante scoperti nell’ultima settimana rimane il Veneto con 505 ogni 100mila abitanti (il 10% in meno di sette giorni fa), seguito dal Friuli Venezia Giulia con 322 (il 22% in meno) e dalla provincia di Trento con 209 (il 35% in meno).
Tra le regioni che hanno registrato meno casi ogni 100mila abitanti c’è il Piemonte con 74 (il 58% in meno di una settimana fa), ma in settimana c’è stato un problema: la regione conteggiava da tempo anche i positivi ai test antigenici rapidi (e di conseguenza contava i test rapidi tra i test fatti, insieme ai molecolari), ma è stato costretto poi a cambiare sistema dal ministero della Salute. Nel ricalcolo sono stati tolti moltissimi test dal totale, e anche diverse centinaia di casi positivi, tra il 17 e il 18 dicembre. Questo spiega insomma l’incidenza così bassa. Le altre regioni in cui il dato è particolarmente basso sono la Calabria con 79 (il 16% in più) e la Toscana con 88 (il 13% in meno).
A livello nazionale, il tasso di positività dei tamponi – cioè quanti risultano positivi sul totale di quelli fatti – continua a diminuire, ed è ora stabilmente sotto al 10%.
Nonostante il numero inferiore di tamponi, il tasso di positività è rimasto generalmente basso: in Piemonte per esempio, dove è stato registrato il calo maggiore dei contagi, è stato del 6%, ed è stato ancora più basso in Toscana, Umbria e Abruzzo. In Veneto rimane più alto del resto d’Italia perché c’è una questione ormai nota: la regione sta facendo decine di migliaia di test rapidi antigenici a settimana, usandoli in parte come prima “scrematura” per individuare i contagiati e confermarne poi la positività con i tamponi molecolari. Questo quindi spiega in parte l’alto tasso di positività: una parte di chi fa il tampone è già molto probabilmente positiva, perché lo è risultata nel test rapido. Il tasso di positività in Veneto comunque è un po’ diminuito rispetto alla settimana scorsa.
Da giovedì sono entrate in vigore le misure restrittive del periodo di Natale e quindi per questo fine settimana tutte le regioni saranno in “zona rossa”. Nel grafico che aggrega il tempo passato dalle singole regioni come zona gialla (le dimensioni del cerchio), i dati sui nuovi contagi rapportati alla popolazione (a destra le incidenze più alte) e la variazione settimanale (in alto gli aumenti maggiori), la maggior parte delle regioni sono vicine, con una leggera diminuzione dei casi e una incidenza relativamente bassa se paragonata a quelle viste nelle scorse settimane. La Calabria è risalita sensibilmente, visto che sette giorni fa registrava un calo del 19% dei contagi settimanali e oggi ne conta il 16% in più. Oltre alle regioni del Nord Est, è l’Emilia-Romagna la regione con la maggiore incidenza del coronavirus sulla popolazione.
Le province che hanno registrato la maggiore circolazione del coronavirus tra la popolazione continuano a essere quelle del Nord Est e in particolare quelle venete: Belluno mantiene il primato con 1.520 nuovi casi ogni 100mila abitanti nelle ultime due settimane, in leggero calo rispetto a sette giorni fa. Poi ci sono Verona (1.234) e Treviso (1.228), mentre ne hanno registrati un po’ di meno Vicenza (992), Venezia (967) e Padova (938), tutte e tre in crescita rispetto alla settimana scorsa.
A spiegare parzialmente il numero inferiore di tamponi che risultano questa settimana c’è stato il ricalcolo dei test fatti in Piemonte, che ha abbassato il totale dei test della regione di oltre 200mila, e ha provocato una conseguente revisione al ribasso del totale dei test nazionali. Ma non è l’unica spiegazione: i test sono stati effettivamente meno, e in particolare tra domenica e lunedì ne sono stati comunicati soltanto 225mila, un numero che in passato era stato raggiunto anche in un singolo giorno.