Come comincerà la vaccinazione in Italia
Dopo le prime somministrazioni “simboliche” di domenica la campagna vaccinale coinvolgerà una prima fascia di 470mila persone
Domenica le prime 9.750 dosi del vaccino sviluppato da Pfizer-BioNTech saranno somministrate ad altrettante persone tra medici, infermieri e operatori sanitari, scelti per prendere parte a quella che il commissario straordinario per l’emergenza coronavirus ha definito una giornata “simbolica” di vaccinazioni, in contemporanea con altri paesi europei. La settimana successiva, cioè da lunedì 28, Pfizer ha detto che consegnerà altre 470mila dosi del vaccino, con cui inizierà la campagna di vaccinazione vera e propria.
Quello di Pfizer-BioNTech è il primo dei vaccini per il coronavirus approvato dalla Commissione Europea, a cui si prevede se ne aggiungeranno altri nelle prossime settimane, a partire da quello di Moderna la cui somministrazione è già cominciata negli Stati Uniti, e sul quale le autorità europee prenderanno una decisione a inizio gennaio. Il vaccino Pfizer-BioNTech ha bisogno di una conservazione a temperature molto basse, fino a -70 °C, e verrà quindi trasportato e conservato in appositi freezer (chiamati talvolta cryo box) di cui si stanno dotando le varie regioni.
Ma la prima fase del trasporto sarà gestita direttamente da Pfizer: i suoi tir speciali che partiranno dallo stabilimento in Belgio, e domenica saranno scortati dai Carabinieri una volta oltrepassato il confine. Arriveranno fino all’ospedale Spallanzani di Roma, dove saranno sistemati in 21 freezer, venti dei quali saranno trasportati dall’Esercito negli altrettanti centri – uno per regione e provincia autonoma – dove avverranno le vaccinazioni di domenica. Tra le persone che riceveranno le primissime dosi ci saranno medici, infermieri e personale sanitario.
Mercoledì Arcuri ha detto di sperare che la campagna vaccinale vera e propria possa cominciare «nei primissimi giorni» della settimana successiva, anche se non c’è ancora un giorno preciso. A ricevere le dosi in questa prima fase, che andrà avanti nelle settimane successive, saranno oltre a medici, infermieri e personale sanitario, anche personale che lavora negli ospedali e le persone che vivono nelle RSA, per un totale di quasi 2 milioni di persone.
Per il vaccino Pfizer funzionerà così: la società farmaceutica si occuperà del trasporto direttamente nei circa 300 centri di somministrazione che sono stati individuati a inizio dicembre dalle regioni e dalle province autonome. Per individuarli, Arcuri aveva chiesto alle regioni di comunicare in ogni provincia strutture in grado di conservare e gestire le dosi di vaccino, e attraverso le quali poter vaccinare almeno 2.000 persone in 15 giorni. Arcuri nella lettera alle regioni aveva suggerito di somministrare il vaccino direttamente nelle strutture ospedaliere, mentre per le RSA si procederà con le vaccinazioni a domicilio, con apposite squadre di medici e infermieri.
La Regione Piemonte ha per esempio individuato 28 ospedali, tra i quali c’è l’ospedale temporaneo per pazienti COVID Valentino, nel quale sarà allestita «una zona di accesso, l’accettazione, l’area di attesa, cinque aree di somministrazione con 60 postazioni ognuna, e una sala post somministrazione per eventuali monitoraggi specifici». La Regione Emilia-Romagna invece ha già detto che collocherà queste aree fuori degli ospedali, o comunque «dove non è previsto né in entrata né in uscita il passaggio degli utenti», ipotizzando di usare «le tensostrutture fornite da Protezione civile ed esercito» o «palasport o poli fieristici». La stima dell’Emilia-Romagna è di arrivare a 10mila vaccinazioni al giorno nella prima fase della somministrazione.
Diversamente dalla logistica per il vaccino di Pfizer, per i vaccini per i quali bastano frigoriferi meno potenti, come quello di Moderna, le case farmaceutiche li trasporteranno fino a un luogo di stoccaggio nazionale, da cui poi saranno portati in altri siti territoriali. Secondo una stima che aveva fatto Arcuri, a regime i luoghi in cui sarà somministrato il vaccino sul territorio nazionale dovrebbero arrivare a 1.500. Non è ancora chiaro però quando saranno allestiti e quanti saranno i padiglioni con le primule, presentati qualche settimana fa, che ospiteranno centri di informazione e anche delle aree di somministrazione del vaccino.
Le categorie di persone che riceveranno il vaccino dopo la prima fase saranno le fasce più anziane della popolazione, prima quelle sopra agli 80 anni (4,4 milioni), poi dai 60 ai 79 anni (13,4 milioni), e infine quelle con almeno una comorbidità cronica (7,4 milioni). Dopo sarà il turno di chi fa un lavoro considerato a rischio, come le forze dell’ordine o gli insegnanti. «Tutti sapranno per tempo dove andare a farsi il vaccino e quando» ha detto Arcuri, che aveva già spiegato che il vaccino – gratuito e volontario – sarà somministrato “a chiamata” almeno nella prima fase, e non su prenotazione.
All’avviso con cui si cercavano fino a 3mila medici e 12mila infermieri e assistenti sanitari per la campagna vaccinale hanno risposto 14.949 persone, e altre 4.476 stanno concludendo la procedura. Un risultato «confortante» secondo Arcuri.
Un aspetto su cui ha insistito Arcuri – perché c’erano state delle polemiche nelle scorse settimane – sono le siringhe speciali che ha comprato l’Italia, un tipo ad alta precisione con un sistema di bloccaggio dell’ago, chiamate “Luer Lock”. Secondo Arcuri, potrebbero consentire di sfruttare significativamente di più le fiale di vaccino a disposizione. Normalmente, infatti, le fiale consegnate da Pfizer vengono diluite con acqua e cloruro di sodio (la soluzione fisiologica) in modo da contenere uno standard di 5 dosi da 0,3 millilitri, da iniettare nel paziente.
Ma con le siringhe speciali si dovrebbe riuscire a ottimizzare le dosi, sfruttando anche il “vaccino residuo” che normalmente va sprecato. Questo permetterebbe di ricavare non soltanto 5 dosi da ciascuna fiala, ma 6 o addirittura 7. La FDA, l’ente che certifica i farmaci negli Stati Uniti, ha autorizzato nei giorni scorsi questo tipo di procedura, quella che permette di sfruttare il “vaccino residuo”: potenzialmente potrebbe permettere di vaccinare dal 20 al 40 per cento della popolazione in più con la stessa quantità di vaccino.