Un agente dei servizi russi ha confessato l’avvelenamento di Navalny
E lo ha detto al telefono allo stesso Navalny, che si era presentato sotto falso nome: l’agente aveva partecipato all’operazione, come rivelato da un’inchiesta qualche giorno fa
Qualche giorno fa un gruppo di testate internazionali, tra cui Bellingcat e la CNN, ha pubblicato una lunga inchiesta che mostrava come un team di agenti dell’FSB, i servizi di sicurezza russi, avesse pedinato l’oppositore russo Alexei Navalny per anni, e si trovasse nelle vicinanze del suo hotel la notte in cui fu avvelenato, lo scorso agosto. Lunedì le stesse testate hanno pubblicato un nuovo articolo in cui raccontano come Navalny abbia contattato per telefono gli agenti responsabili dell’operazione contro di lui e, usando una falsa identità, abbia fatto confessare a uno di loro che l’FSB sarebbe responsabile dell’avvelenamento.
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Le telefonate tra Navalny e gli agenti dell’FSB sono avvenute il 14 dicembre, poche ore prima della pubblicazione dell’inchiesta iniziale che rivelava i nomi e le attività di pedinamento di questi ultimi. È pratica giornalistica comune contattare i soggetti di un’inchiesta per concedere loro diritto di replica, ma prima di queste telefonate formali, ha spiegato Bellingcat, che tra le varie testate è la più coinvolta, Navalny ha chiesto di poter contattare direttamente gli agenti. Le telefonate sono avvenute alle 4:30 del mattino a Berlino (le 6:30 a Mosca), da una località segreta dove Navalny si trova in convalescenza, in presenza di membri del team di Bellingcat.
Il 20 agosto di quest’anno, Navalny collassò mentre si trovava su un aereo partito dalla città di Tomsk, in Siberia, e diretto a Mosca. L’aereo fu fatto atterrare nella città più vicina, Omsk, dove Navalny fu ricoverato in terapia intensiva. I medici dell’ospedale dissero inizialmente di non aver trovato segni di avvelenamento. Dopo un paio di giorni di tensione, le autorità russe consentirono di trasferire Navalny all’ospedale Charité di Berlino. Lì i medici scoprirono era stato avvelenato con l’agente nervino Novichok, un composto chimico altamente tossico usato anche come arma chimica. Altri laboratori indipendenti e l’OPCW, l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, confermarono l’avvelenamento. Navalny, dopo un periodo trascorso in coma, si è rimesso.
L’inchiesta iniziale di Bellingcat e degli altri ha mostrato che un team di agenti dell’FSB che fa parte di un gruppo clandestino specializzato nell’uso di tossine e sostanze velenose avrebbe seguito Navalny fin dal 2017 e sarebbe implicato nel tentativo di avvelenamento. Il presidente russo Vladimir Putin, durante la sua conferenza stampa annuale, il 17 dicembre, rispondendo alla domanda di un giornalista non ha negato che gli agenti abbiano seguito Navalny, ma ha aggiunto che «se l’FSB avesse voluto, avrebbe finito il lavoro».
Navalny ha contattato per telefono uno per uno gli agenti coinvolti nelle operazioni di pedinamento. Per aumentare le probabilità di ottenere risposta, ha usato un sistema per modificare il numero del telefono visualizzato da chi riceve la chiamata, per fare in modo che le telefonate sembrassero arrivare dalla linea fissa di un ufficio dell’FSB a Mosca con cui gli agenti comunicavano regolarmente (questa pratica si chiama caller ID spoofing).
Durante le prime chiamate Navalny si è presentato con nome e cognome, e tutti gli agenti hanno riattaccato. Uno solo, Oleg Demidov, ha detto di essere malato di COVID-19 e di non poter parlare, poi ha riattaccato. A quel punto Navalny ha deciso di usare un’identità falsa. Si è presentato come Maxim Ustinov, dicendo di essere un assistente del capo del Consiglio di sicurezza russo, Nikolai Patrushev. Con questa falsa identità, ha chiamato altri due agenti, Mikhail Shvets e Konstantin Kudryavtsev. Il primo probabilmente l’ha riconosciuto, gli ha detto: «So perfettamente chi sei» e ha riagganciato. Il secondo invece, dopo un po’ di esitazione, è caduto nell’inganno e ha cominciato a parlare dell’operazione: la telefonata è durata in tutto 49 minuti, e Navalny ha pubblicato sul suo canale YouTube un video di tutta la conversazione: è in russo, ma è possibile attivare i sottotitoli in inglese e scorrerlo è comunque interessante per vedere reazioni ed espressioni.
Kudryavtsev è un esperto di armi chimiche che ha lavorato per il ministero della Difesa russo prima di unirsi all’FSB. Navalny, nella sua finta identità di Maxim Ustinov, gli ha detto che stava scrivendo un rapporto sull’operazione (cioè l’avvelenamento di agosto) a causa dei tanti problemi che quell’operazione stava generando, aggiungendo che la telefonata era stata autorizzata da Vladimir Bogdanov, uno dei più alti ufficiali dell’FSB.
Da quanto risulta dalla telefonata, Kudryavtsev non ha fatto parte del team che era presente nella città siberiana di Tomsk il giorno dell’avvelenamento di Navalny, ma in seguito lui e un collega sono stati due volte a Omsk, dove Navalny fu ricoverato, per recuperare, trattare e far sparire gli effetti personali dell’oppositore, in particolare i vestiti. Durante la conversazione, infatti, Kudryavtsev dice che i suoi superiori gli avevano raccomandato di ripulire e trattare con soluzioni specifiche soprattutto la biancheria intima e in particolare i boxer di Navalny, all’interno, nella parte a contatto con i genitali. Incalzato da Navalny-Ustinov, Kudryavtsev ha ammesso che è all’interno dei boxer che si trovava la concentrazione più elevata di tossina, e ha escluso che siano state trovate tracce sul corpo di Navalny perché la sostanza viene assorbita rapidamente dalla pelle.
Esperti di tossine sentiti da Bellingcat e dalla CNN hanno confermato che questo metodo di somministrazione è perfettamente compatibile con il Novichok. I vestiti di Navalny sarebbero stati consegnati all’FSB dalla polizia locale di Omsk, e ancora oggi non si sa dove si trovino: nemmeno Kudryavtsev dice di saperlo. I collaboratori dell’oppositore hanno chiesto più volte la loro riconsegna, invano.
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Nel corso della conversazione, Navalny chiede anche a Kudryavtsev quali siano secondo lui le ragioni del “fallimento” dell’operazione, e a quel punto l’agente conferma indirettamente che l’obiettivo dell’operazione era di uccidere Navalny, quando dice che «le cose sarebbero andate diversamente» (e dunque Navalny sarebbe morto) se il volo sul quale Navalny si è sentito male non fosse atterrato a Omsk dopo circa mezz’ora dal decollo (era diretto a Mosca, il viaggio in totale avrebbe dovuto durare 3 ore) e se l’ambulanza che l’ha soccorso non gli avesse somministrato «un qualche tipo di antidoto», come dice l’agente. I soccorritori hanno somministrato immediatamente a Navalny dell’atropina, una sostanza che serve tra le altre cose contro i casi da avvelenamento con agente nervino, e secondo gli esperti è stato quest’intervento tempestivo che gli ha salvato la vita.
In altre parti della conversazione Kudryavtsev attribuisce ancora la sopravvivenza di Navalny al cambio di rotta dell’aereo. Navalny ha anche chiesto a Kudryavtsev se ritiene che la quantità di Novichok con cui è stato avvelenato sia stata sufficiente, e lui dice: «Da quello che ne so calcoliamo tutto con un certo margine», come a dire: gliene abbiamo dato più del dovuto.
Tra le altre cose rivelate da Kudryavtsev nella telefonata c’è la conferma dell’identità dei due agenti che hanno partecipato all’operazione di avvelenamento a Tomsk: Alexey Alexandrov, che era già stato individuato dall’inchiesta precedente di Bellingcat usando i dati delle celle telefoniche, e Ivan Osipov, il cui nome viene invece pronunciato da Kudryavtsev. Inoltre, l’agente cita innumerevoli volte come organizzatore e referente dell’operazione il colonnello Stanislav Makshakov, già individuato dall’inchiesta.
Oltre al video di Navalny, Bellingcat ha pubblicato un video con l’audio originale della telefonata, e le traduzioni in inglese. Il testo completo della conversazione è pubblicato anche sul sito di Bellingcat.
Ci sono ovviamente dei problemi etici nel metodo con cui Navalny, Bellingcat e gli altri hanno ottenuto le informazioni da Kudryavtsev. Bellingcat ha scritto che, «a seguito di un dibattito interno», chi si è occupato dell’inchiesta ha ritenuto che l’interesse pubblico di conoscere i fatti fosse prevalente su ogni altro argomento, «alla luce delle circostanze straordinarie» della vicenda. Navalny, scrive Bellingcat, non ha fatto le telefonate per conto di forze di polizia o di sicurezza, né stava conducendo un’inchiesta giornalistica. Sia Bellingcat sia la CNN hanno poi confermato indipendentemente quanto emerso dalla conversazione. Il governo russo non ha risposto alle richieste di commento delle varie testate, ma finora ha negato ogni responsabilità nel tentato omicidio.