I dati della settimana sul coronavirus in Italia
I casi e i decessi sono stabili, nel Nord Est continua ad esserci l'incidenza maggiore ma i ricoverati in terapia intensiva calano quasi ovunque
Negli ultimi sette giorni in Italia sono stati registrati 119.230 casi di contagio da coronavirus, cioè il 97% di quelli della settimana precedente. Dopo tre settimane consecutive di curva discendente, i casi si sono ora stabilizzati a livelli inferiori rispetto a quelli di due mesi fa, nella seconda metà di ottobre.
I decessi, che la settimana scorsa erano diminuiti per la prima volta da mesi, sono invece rimasti praticamente stabili: 4.594, una media di 656 al giorno. Il picco di questa settimana è stato raggiunto martedì, quando sono stati comunicati 846 morti.
I dati sulle terapie intensive sono migliorati nettamente in molte regioni: secondo il conteggio tenuto dall’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali, quasi tutte le regioni sono sotto la soglia considerata critica del 30% di pazienti COVID-19 sul totale dei posti disponibili, oppure la superano di pochi punti percentuali. La saturazione è calata praticamente ovunque, ma è aumentata significativamente in Molise. È rimasta praticamente costante in Veneto e in provincia di Trento, dove però supera il 50%.
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In Lombardia, la percentuale è alta principalmente perché da diverse settimane i posti attivati a novembre vengono smantellati, superato il picco dell’emergenza. Percentuali di saturazione più basse comunque non significano che gli ospedali non siano ancora sotto forte pressione e che il carico di lavoro di medici e infermieri sia facilmente gestibile: perché nelle rianimazioni ci sono anche tutti gli altri pazienti non COVID-19, che sono molti di più e che hanno bisogno a loro volta di attenzioni e strumenti.
Anche in numeri assoluti, i ricoverati in terapia intensiva sono diminuiti un po’ dappertutto, con gli alleggerimenti maggiori della pressione in Basilicata e in provincia di Bolzano. Sono però aumentati del 43% in una settimana in Molise, e del 7% in Veneto.
Come per i contagi a livello nazionale, anche gli andamenti regionali si sono generalmente stabilizzati. Il Veneto è di nuovo la regione che ha rilevato più casi negli ultimi sette giorni, seguito dalla Lombardia.
Rapportando i casi di positività settimanale alla popolazione, il Veneto è la regione dove la circolazione del coronavirus è risultata maggiore (559 ogni 100mila abitanti), seguito dal Friuli Venezia Giulia (413), dalla provincia di Trento (321) e da quella di Bolzano (279). Il Nord Est rimane la zona più colpita, quindi, e con i peggioramenti più significativi rispetto alla scorsa settimana, del 23% in provincia di Trento e del 19% in Veneto. I casi calano di più in Campania (-20%), Calabria (-19%), Toscana (-18%), Lazio e Abruzzo (-17%).
A livello nazionale, il tasso di positività dei tamponi – cioè quanti risultano positivi sul totale di quelli fatti – continua a diminuire, ed è sceso da alcuni giorni sotto al 10%.
A livello regionale, i tassi di positività più alti sono nel Nord Est, e in particolare in Veneto, dove però c’è una questione legata ai test rapidi: la regione ne sta facendo decine di migliaia a settimana, usandoli in parte come prima “scrematura” per individuare i contagiati e confermarne poi la positività con i tamponi molecolari. Questo quindi spiega in parte l’alto tasso di positività: una parte di chi fa il tampone è già molto probabilmente positiva, perché lo è risultata nel test rapido. Il tasso di positività del Veneto comunque sta crescendo, così come quello della provincia di Trento.
Ormai gran parte dell’Italia è zona gialla: rimangono arancioni la Valle d’Aosta, la provincia di Bolzano, la Toscana, l’Abruzzo e la Campania. Mettendo su un unico grafico il tempo passato dalle singole regioni come zona gialla (le dimensioni del cerchio), i dati sui nuovi contagi rapportati alla popolazione (a destra le incidenze più alte) e la variazione settimanale (in alto gli aumenti maggiori) si vede come Veneto e provincia di Trento, gli unici territori del Nord rimasti sempre zone gialle, sono nella parte in alto a destra, cioè quella con i dati peggiori.
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Ma l’incidenza e l’andamento sono solo due dei molti indicatori presi in considerazione dal ministero della Salute per determinare il livello di rischio. Per contro, in basso a sinistra troviamo regioni che sono state perlopiù zone rosse o arancioni, come Toscana, Calabria, Campania, Abruzzo, Piemonte e Valle d’Aosta. Insieme però a Lazio, Sardegna e Molise, che sono altre regioni sempre rimaste gialle.
A livello provinciale, la mappa di questa settimana assomiglia a quella di sette giorni fa, con la maggiore incidenza registrata in provincia di Belluno (1.559 casi nelle ultime due settimane ogni 100mila abitanti, il 21% in più della settimana scorsa), seguita da Verona (1.154, +17%) e Treviso (1.132, +27%).
Questa settimana i test molecolari sono tornati ad aumentare, dopo tre settimane in cui erano calati: ne sono stati fatti oltre un milione e 192mila, su quasi 502mila nuovi casi.