Come sarà la nuova Alitalia
Il nuovo piano industriale prevedrebbe un dimezzamento degli aerei e del personale, oltre a una riduzione delle rotte
Venerdì 18 dicembre il consiglio di amministrazione di ITA (Italia Trasporto Aereo), la società di proprietà del ministero dell’Economia e delle Finanze che controlla Alitalia, dovrà approvare il nuovo piano industriale della compagnia aerea. Non si conoscono ancora ufficialmente i dettagli del piano, ma negli ultimi giorni i giornali hanno pubblicato diverse indiscrezioni, provenienti dal ministero dell’Economia, sulle misure di rilancio. Il piano industriale, dopo l’approvazione del Cda di ITA, dovrà essere inviato al parlamento entro il 21 dicembre, per poi essere esaminato dalle commissioni competenti che avranno trenta giorni per dare risposte sul progetto.
La nazionalizzazione di Alitalia era arrivata con lo stanziamento di circa 3 miliardi di euro previsto nel “decreto rilancio” in cui il governo, senza mai citare Alitalia, scriveva che i fondi erano necessari per la «costituzione di una compagnia aerea» che fosse «interamente controllata dal ministero dell’Economia». La nazionalizzazione era avvenuta attraverso il passaggio del controllo di Alitalia a ITA, costituita l’11 novembre scorso e iscritta nel registro delle imprese il 16 dello stesso mese. Il governo aveva nominato Fabio Lazzerini (già capo capo del business di Alitalia) e Francesco Caio (ex amministratore delegato e direttore generale di Poste Italiane) rispettivamente nuovo amministratore delegato e nuovo presidente della società.
Per quanto riguarda il nuovo piano industriale, secondo il Corriere della sera – che cita fonti ministeriali che hanno però chiesto di rimanere anonime – Alitalia dovrebbe tornare a far volare i suoi aerei da aprile 2021 con circa la metà dell’attuale flotta. Dei 104 aerei di cui dispone oggi Alitalia (ma quelli attualmente impiegati sono una trentina) soltanto 51 dovrebbero tornare in servizio ad aprile.
Gli aerei che torneranno in servizio dovrebbero essere 5 velivoli per le rotte interne (Embraer E190), 40 di corto e medio raggio (A319 e A320) e 6 per i voli intercontinentali (5 Boeing 777-200ER e un Boeing 777-300ER). Si tratta di aerei già in dotazione alla società in amministrazione straordinaria e che ITA prenderebbe in affitto, scegliendo tra quelli più nuovi e dai costi di affitto più vantaggiosi, in attesa di rinnovare la flotta nel biennio 2022-2023.
La scelta di una flotta del genere sarebbe una sorta di compromesso fra il rischio di avere un numero troppo basso di aerei, e conseguentemente di non essere competitivi, in un momento molto complicato per il settore a causa della pandemia, nei confronti delle altre compagnie, soprattutto quelle low cost, e l’esigenza di gestire i 3 miliardi di euro stanziati dallo Stato, che un progetto più ambizioso rischierebbe di “consumare” in tempi brevi.
Per quanto riguarda il personale, il nuovo piano industriale prevedrebbe una riduzione dagli attuali 11.600 dipendenti (di cui 6.800 sono in cassa integrazione) a circa 5mila. Secondo Il Sole 24 ore, di questi 5mila, 2.155 sarebbero personale di bordo, divisi fra 235 comandanti, 390 piloti e 1.530 assistenti di volo.
Oltre al taglio della flotta e del personale il piano prevede anche una riduzione delle rotte e della frequenza dei voli, sia nazionali che internazionali. Per i voli in Italia dovrebbero essere tagliate le rotte degli scali storicamente in perdita, mentre per i voli internazionali il piano prevedrebbe una maggiore concentrazione sulle grandi città europee, a partire dalle capitali, ma anche dai centri economici, in modo da poter essere presenti per la “clientela business” al momento della ripartenza delle economie dopo la crisi sanitaria.
Per i voli intercontinentali ITA punterebbe sulle rotte da Roma Fiumicino a New York, Los Angeles, San Paolo, Buenos Aires e Tokyo, mercati già solidi per Alitalia e che prima dell’emergenza coronavirus garantivano profitti. I voli per le destinazioni storicamente più turistiche, come Mauritius, Maldive, Cuba, per il momento dovrebbero essere rimandati in attesa delle riaperture ai turisti stranieri.
ITA inoltre dovrebbe ottenere dall’ENAC, l’Ente nazionale per l’aviazione civile, un nuovo COA (certificato di operatore aereo). Dall’amministrazione straordinaria di Alitalia dovrebbe invece acquistare il logo, il codice di volo (AZ), la numerazione del biglietto (055) e il programma fedeltà MilleMiglia.
Alitalia, prima della nazionalizzazione, era in vendita da più di tre anni, da quando cioè, all’inizio del 2017, era stata posta sotto la gestione di alcuni commissari nominati dal governo in seguito al fallimento del piano industriale dei privati che l’avevano gestita fino a quel momento, i manager di Etihad, la compagnia aerea degli Emirati Arabi Uniti, che nel 2014 aveva acquistato poco meno di metà delle azioni di Alitalia e ne aveva promesso il rilancio.
Dalla primavera del 2017 e fino alla nazionalizzazione, sotto la gestione di numerosi commissari, Alitalia aveva continuato a perdere soldi, circa un milione di euro al giorno, ed era sopravvissuta soltanto grazie a una serie di “prestiti ponte” forniti dal governo e le cui scadenze erano state via via allungate. In quel periodo, il governo aveva esaminato decine di differenti offerte di acquisto (compresa una dell’imprenditore e presidente della squadra di calcio della Lazio, Claudio Lotito). In diverse occasioni si era arrivati vicini alla cessione della compagnia aerea, ma alla fine per una ragione o per l’altra le trattative si erano sempre concluse senza un accordo.