La Cina ha portato un pezzo di Luna sulla Terra

Sono arrivate le rocce lunari prelevate dalla missione Chang'e 5: è uno dei più grandi successi nella storia spaziale cinese

(EPA/REN JUNCHUAN/XINHUA via ANSA)
(EPA/REN JUNCHUAN/XINHUA via ANSA)

Da qualche ora sulla Terra ci sono circa 2 chilogrammi di rocce lunari, le prime a raggiungere il nostro pianeta negli ultimi 44 anni. Sono state trasportate dalla missione spaziale cinese Chang’e 5, che nelle prime ore di giovedì (in Italia era mercoledì pomeriggio) ha completato il proprio viaggio di 23 giorni per raggiungere la Luna, prelevare campioni e portarli indietro. La Cina è il terzo paese nella storia delle esplorazioni spaziali ad avere trasportato rocce lunari sulla Terra: la sua è stata una delle missioni più complesse che abbia mai effettuato oltre l’orbita del nostro pianeta.

Ritorno
La capsula contenente il carico lunare è atterrata nella Mongolia Interna centrale, la regione autonoma cinese nel Nord del paese, scelta per buona parte dei rientri delle missioni spaziali cinesi. È stata rapidamente identificata dalle squadre di recupero, che hanno messo al sicuro le rocce, avendo cura di mantenerle isolate dall’ambiente esterno per evitare contaminazioni. Il loro studio potrebbe offrire nuovi dettagli sulla storia geologica della Luna e sulle sue origini, dettagli importanti per comprendere meglio come si sia evoluto il nostro Sistema solare.


Missione
Chang’e 5, il cui nome deriva dalla dea della Luna in diverse mitologie cinesi, era partita lo scorso 23 novembre dal Centro spaziale di Wenchang sull’isola di Hainan, nella Cina meridionale, spinta da un razzo Lunga Marcia 5, il lanciatore più potente finora sviluppato dalla Cina. Il lancio era stato trasmesso dalle principali emittenti televisive e seguito con grande interesse, complice il lavoro di propaganda svolto dal governo cinese nei giorni precedenti per promuovere una nuova grande impresa nazionale.

Dopo un viaggio di qualche giorno e la permanenza in orbita intorno alla Luna, il primo dicembre un lander si era staccato dal resto della strumentazione e aveva compiuto un allunaggio controllato.

Dopo avere toccato indenne il suolo lunare, il robot aveva raccolto alcuni campioni dalla superficie e altri più in profondità, grazie a una piccola trivella in grado di affondare per circa 2 metri. Il materiale era stato poi raccolto in un modulo di risalita, che aveva utilizzato il resto del lander come una mini rampa di lancio per tornare in orbita, ricollegandosi al resto della strumentazione. Il carico era stato poi trasferito in un modulo di servizio, che in seguito ha intrapreso il viaggio di rientro verso la Terra.

Somiglianze
Anche se in piccolo, il sistema adottato da Chang’e 5 ricorda da vicino il modo in cui erano organizzate le missioni Apollo, che portarono all’allunaggio dei primi esseri umani nel 1969. Tre astronauti raggiungevano la Luna a bordo di un modulo di comando, collegato a un modulo di servizio e a un modulo lunare (LEM), che comprendeva un modulo di ascesa. Un astronauta rimaneva sul modulo di comando e di servizio, in orbita intorno alla Luna, mentre i suoi due compagni di viaggio raggiungevano il suolo lunare a bordo del LEM. Al termine della loro permanenza sulla Luna, utilizzavano la parte inferiore del LEM come rampa di lancio, dalla quale partiva il modulo di ascesa per raggiungere in orbita gli altri moduli, con i quali tornavano verso la Terra.

Chang’e 5 ha svolto con successo le medesime operazioni, consentendo all’Agenzia spaziale cinese di raccogliere dati importanti, utili per organizzare in futuro missioni verso la Luna con esseri umani. I piani sull’esplorazione lunare umana non sono ancora stati resi completamente pubblici, ma il programma spaziale cinese prevede che siano organizzate missioni con equipaggi entro il 2030, a 60 anni circa dal primo allunaggio statunitense.

(NASA.gov)

Rocce
Le rocce lunari arrivate sulla Terra facevano parte dell’Oceanus Procellarum (“Oceano delle tempeste”), un vasto pianoro con il suolo relativamente uniforme che si trova sul lato visibile della Luna. I ricercatori ipotizzano che si formò in seguito ad alcune antiche eruzioni vulcaniche, il cui magma coprì buona parte dell’area. Ciò spiegherebbe la presenza di crateri meno evidenti e marcati rispetto a quelli di altre aree del satellite. I campioni che ci ha portato Chang’e 5 potrebbero rivelarsi molto utili per comprendere meglio la storia della Luna e le dinamiche che la portarono ad apparire come la vediamo oggi.