In Ungheria le coppie omosessuali non potranno più adottare figli
Finora lo potevano fare utilizzando le possibilità date alle persone single, ma ora il parlamento ha approvato un disegno di legge che lo consentirà solo alle coppie eterosessuali sposate
Martedì il parlamento ungherese ha approvato un disegno di legge che di fatto impedirà alle coppie dello stesso sesso di adottare figli. Contemporaneamente è stato introdotto un emendamento alla Costituzione che limita il matrimonio all’unione tra un uomo e una donna e afferma che «il fondamento della famiglia è il matrimonio e il rapporto genitore-figlio. La madre è una donna, il padre è un uomo». L’emendamento inoltre introduce nella costituzione il concetto di “genere”, cioè definisce il sesso di appartenenza soltanto come quello di nascita.
Soltanto le coppie sposate potranno adottare: quindi quelle composte da un uomo e una donna, visto che il matrimonio fra le persone dello stesso sesso in Ungheria non esiste, anche se sono riconosciute alcune forme di unioni civili, che però non danno il diritto di adottare.
Prima dell’approvazione della nuova legge le coppie omosessuali avevano modo di adottare figli in Ungheria, utilizzando le possibilità concesse alle persone single. Il nuovo provvedimento, però, incentrando la famiglia sui ruoli di “padre-madre” e consentendo solo a questi le adozioni, ha ristretto fortemente questa possibilità.
Anche se la possibilità di adozione per i single non è stata totalmente esclusa, dovrà essere approvata dal ministero per la Famiglia, che attualmente è guidato dalla conservatrice Katalin Novák. Secondo le associazioni LGBT+ sarà praticamente impossibile per una coppia omosessuale avere l’approvazione del ministero visto che per concederla verranno condotte indagini su chi ha richiesto l’adozione e i criteri per concederla saranno quelli espressi in termini di principio dalla nuova legge, che è stata inserita nella Costituzione ungherese, cioè che la famiglia è composta da un uomo-padre e da una donna-madre.
La nuova legge è stata fortemente criticata dalle associazioni per i diritti LGBT+ e per i diritti civili che hanno accusato il governo di Viktor Orbán di aver introdotto questa norma approfittando di un momento in cui le proteste sono molto limitate a causa della pandemia da coronavirus. David Vig, direttore di Amnesty International in Ungheria, ha definito la giornata di martedì 15 dicembre «un giorno buio per la comunità LGBT+ ungherese e un giorno buio per i diritti umani».
L’ufficio del primo ministro Orbán martedì ha detto che il disegno di legge che vieta l’adozione da parte di persone dello stesso sesso mira «a rafforzare la protezione delle famiglie ungheresi e la sicurezza dei nostri bambini». Per Vig invece, questa e altre recenti leggi promosse dal governo Orbán a protezione dei valori della famiglia tradizionale, sono «discriminatorie, omofobiche e transfobiche».
Lo scorso maggio il parlamento ungherese aveva approvato un’altra legge che impediva di cambiare l’indicazione del genere all’anagrafe e quindi sui propri documenti: la legge, di fatto, metteva fine al riconoscimento legale delle persone transgender e intersessuali, cioè quelle i cui cromosomi sessuali, i genitali o i caratteri sessuali secondari non sono definibili come esclusivamente maschili o femminili. La proposta aveva ottenuto 134 voti a favore, 56 contro e 4 astenuti.
La legge faceva parte di un pacchetto più ampio che era stato proposto dal vice primo ministro il 31 marzo, in occasione della Giornata internazionale per la visibilità delle persone transgender. Era stata fortemente criticata dall’opposizione e dalle associazioni per i diritti LGBT+, sia ungheresi che internazionali.
Temevano in particolare che la legge avrebbe aumentato la discriminazione verso le persone transessuali – vista la frequenza con cui ai cittadini è richiesto di mostrare i propri documenti – e in generale delle persone LGBT (lesbiche, gay, bisessuali, transgender). Molti temevano anche che avrebbe avuto delle ripercussioni verso chi aveva già compiuto il percorso di transizione, che si conclude con l’appartenenza al genere scelto, perché sui registri è richiesto di indicare il sesso della persona alla nascita. È comunque dal 2017 che, in Ungheria, le richieste di cambio di genere all’anagrafe erano sospese.