Uno dei più grandi risarcimenti di sempre per discriminazione di genere
Pinterest pagherà 22,5 milioni di dollari per risolvere una causa intentata dalla sua ex direttrice operativa
Pinterest pagherà 22,5 milioni di dollari (circa 18,5 milioni di euro) per chiudere una causa per discriminazione di genere che era stata intentata ad agosto dalla sua ex direttrice operativa, Françoise Brougher, che aveva accusato la società anche di ritorsione e licenziamento illecito.
L’accordo prevede che 20 milioni di dollari vengano pagati a Brougher e che gli altri 2,5 siano donati ad associazioni benefiche che promuovono l’avanzamento delle donne e delle minoranze sottorappresentate nell’industria tecnologica. È uno dei più grandi risarcimenti di sempre annunciati pubblicamente per discriminazione di genere, come ha sottolineato l’avvocato di Brougher.
Today, Pinterest and I announced that we have reached a settlement. This includes a $2.5M to charitable organizations that promote women and underrepresented communities. I will continue to advocate for workplace equity, including more women in the C-Suite.
— Francoise Brougher (@FrancoiseBr) December 14, 2020
Pinterest è un sito che crea bacheche virtuali per prendere nota di cose trovate online, attraverso segnalibri visivi (“pin”) e sotto forma di immagini. Françoise Brougher ha 54 anni ed era arrivata in società nel 2018 come direttrice operativa, dopo aver ricoperto ruoli importanti nel settore pubblicitario a Google e nella società di tecnologia finanziaria Square. A Pinterest era responsabile delle entrate dell’azienda e a lei facevano capo più o meno la metà dei dipendenti, cioè un migliaio. Nel 2019, quando Pinterest si è quotata in borsa, Brougher ha scoperto che fino a quel momento era stata pagata meno dei suoi colleghi uomini di pari livello e, dopo essersi lamentata, aveva ottenuto un adeguamento dello stipendio.
Subito dopo la causa, lo scorso agosto, Brougher ha raccontato la sua esperienza a Pinterest in un post dal titolo “The Pinterest Paradox: Cupcakes and Toxicity”. Qui ha spiegato come venisse costantemente discriminata ed esclusa dalle decisioni più importanti, che spesso venivano prese in modo non ufficiale, nella «riunione dopo la riunione». Il direttore finanziario di Pinterest, Todd Morgenfeld, una volta le ha chiesto davanti ai colleghi di pari livello: «Qual è il tuo lavoro comunque?». Quando lei ha provato a confrontarsi con Morgenfeld per telefono, lui ha alzato la voce e le ha attaccato il telefono in faccia. Dopo la discussione, ad aprile del 2020, è stata licenziata («mi è stato detto che non collaboravo abbastanza», ha raccontato) e le è stato chiesto di dire che andarsene fosse una sua decisione. Ovviamente Brougher ha rifiutato e ha poi fatto causa a Pinterest.
Prima della causa di Brougher, a giugno, Pinterest era stato accusato di discriminazione razziale su twitter da due dipendenti, Ifeoma Ozoma e Aerica Shimizu Banks. Anche per le loro prese di posizione, dopo la denuncia di Brougher, i dipendenti di Pinterest avevano organizzato uno sciopero (a cui avevano aderito circa 200 persone) e poco dopo aveva cominciato a circolare una petizione che chiedeva cambiamenti sistematici nell’azienda, tra cui maggiore trasparenza nelle promozioni e negli stipendi e il fatto che le persone nei due livelli inferiori all’amministratore delegato fossero per almeno il 25 per cento donne e per l’8 per cento appartenenti a categorie sottorappresentate.
Effettivamente, nel periodo successivo sono cambiate diverse cose a Pinterest. È stata aperta un’indagine sulla vita all’interno dell’azienda, anche se i risultati non sono stati resi pubblici, e sono state aggiunte al consiglio di amministrazione Andrea Wishom e Salaam Coleman Smith, due donne nere. Le informazioni sugli stipendi sono state rese più trasparenti ed è stato assunto un nuovo responsabile per l’inclusione e la diversità.
Françoise Brougher ha detto che la discriminazione contro le donne che hanno ruoli dirigenziali, forse sottostimata rispetto alle discriminazioni in altri ambiti, sarà risolta solo quando la presenza di donne in ruoli dirigenziali «sarà la norma e non più l’eccezione». Quest’anno nella lista della rivista Fortune sulle 500 maggiori aziende statunitensi per fatturato, quelle con dirigenti donne sono state il numero più alto di sempre, 37, più del 7 per cento.