Il collegio elettorale ha confermato la vittoria di Biden
I 538 grandi elettori degli Stati Uniti si sono riuniti e 306 di loro hanno votato per Biden, a cui manca solo il passaggio al Congresso
Lunedì in ciascuno degli stati degli Stati Uniti si sono riuniti i grandi elettori, che hanno votato ufficializzando la vittoria del Democratico Joe Biden alle presidenziali dello scorso novembre. Biden ha ottenuto i previsti 306 voti, contro i 232 del presidente uscente Donald Trump, i cui tentativi di ribaltare il risultato elettorale sono diventati ulteriormente disperati. Ora infatti manca soltanto un passaggio al Congresso, il prossimo 6 gennaio, che formalizzerà la vittoria di Biden.
I grandi elettori sono i delegati scelti in ciascuno stato dal partito locale del candidato vincitore: in tutto sono 538, e ogni stato ne nomina un numero proporzionale alla propria popolazione. In ogni stato tranne in Maine e in Nebraska tutti i delegati in palio sono assegnati al candidato vincitore, e quindi il passaggio di lunedì è normalmente soltanto una formalità: negli stati in cui ha vinto Biden è stato votato Biden, e così per quelli in cui ha vinto Trump. Non sembra ci siano stati “faithless electors”, cioè grandi elettori che decidono di non votare il candidato per cui sono stati scelti, né ci sono stati eventi che hanno ostacolato o complicato il voto, nonostante qualche piccola protesta dei sostenitori di Trump davanti ad alcune delle sedi dove si è svolto il voto del collegio elettorale.
Il primo stato ad arrivare a un verdetto definitivo è stato il New Hampshire, con i suoi quattro grandi elettori. Nelle ore successive si sono aggiunti gli altri stati della costa Est, compreso New York, dove due dei grandi elettori – che normalmente sono politici o parlamentari locali, o grandi finanziatori del partito – erano Hillary e Bill Clinton. Man mano tutti gli stati hanno proceduto con il proprio voto, e quando in Italia era tarda serata la California ha portato Biden sopra i 270 voti al collegio elettorale. La procedura si è conclusa con il voto delle Hawaii. C’era estesa preoccupazione che potesse succedere qualcosa durante le operazioni del collegio elettorale, ma non ci sono stati veri problemi: le proteste, sporadiche, sono state molto contenute.
La conclusione del passaggio al collegio elettorale riduce gli alibi per gli alleati di Trump che da settimane, contro ogni evidenza, stanno difendendo i tentativi del presidente di ribaltare il risultato delle presidenziali, evitando di riconoscere la vittoria di Biden. Ieri anche Lindsey Graham, potente senatore del South Carolina che aveva sostenuto i tentativi di Trump, ha detto che ormai la strada per lui è «strettissima», promettendo che lavorerà con Biden. Non è arrivato invece un commento da Mitch McConnell, capo della maggioranza Repubblicana al Congresso.
In un tentativo di mantenersi aperta la possibilità di arrivare a un risultato diverso, il Partito Repubblicano ha organizzato delle votazioni “alternative” negli stati che considera ancora in bilico – Georgia, Pennsylvania, Michigan, Wisconsin, Nevada e Arizona – assegnando la vittoria a Trump. Erano riunioni senza nessun tipo di valore legale, e che secondo gli esperti non hanno speranza di cambiare le cose. Soltanto qualche giorno fa, la Corte Suprema aveva respinto un ultimo, bizzarro tentativo del Partito Repubblicano di invalidare il voto in quattro stati, con argomentazioni infondate e contraddittorie.
«In questa battaglia per l’anima dell’America, ha vinto la democrazia. Abbiamo votato come popolo. La fiducia nelle nostre istituzioni ha prevalso. L’integrità della nostra democrazia rimane intatta, e ora è tempo di voltare pagina, come abbiamo sempre fatto nella storia» ha detto Biden in un discorso televisivo dopo il voto del collegio elettorale.