Perché in Germania ci sarà un nuovo lockdown
Nelle ultime due settimane i dati tedeschi sono diventati preoccupanti: gli ospedali sono sotto pressione e il sistema di contact tracing non funziona più come prima
Domenica 13 dicembre la cancelliera tedesca Angela Merkel e i governatori dei 16 länder si sono incontrati e hanno approvato nuove misure per fermare la crescita dei contagi da coronavirus. «C’è un urgente bisogno di agire», ha detto Merkel durante la sua conferenza stampa al termine dell’incontro. Il presidente della Baviera Markus Soeder ha detto che «lo scenario di Bergamo è più vicino di quanto si creda. Per impedire che questo accada anche in Germania, bisogna agire in modo conseguente».
Nelle ultime settimane, la Germania ha registrato dati molto preoccupanti e soprattutto una crescita costante di contagi. Venerdì scorso, secondo il Robert Koch Institute (RKI), che in Germania ha il compito di monitorare tutti i dati del coronavirus, è stato toccato un nuovo picco di nuove infezioni: 29.875 in un solo giorno, quasi seimila in più rispetto alle 24 ore precedenti, quando erano state 23.679. Nella giornata di domenica il numero dei contagi si è abbassato a 20.200, ma – come in Italia – sul dato influisce la ridotta capacità di test nel fine settimana.
I numeri che hanno convinto la cancelliera Merkel a intervenire in tempi rapidi sono anche quelli dei morti causati dalla Covid-19: mercoledì e venerdì scorso la Germania ha raggiunto il picco dei morti registrati in un solo giorno. Mercoledì si era arrivati a 590 persone morte a causa del coronavirus, venerdì invece a 598. Numeri molti alti, se si considera che in Germania, finora, sono stati registrati 21.787 morti in totale, secondo l’ultimo aggiornamento di domenica.
Mercoledì scorso, Merkel era intervenuta in Parlamento per annunciare l’intenzione di introdurre misure più stringenti. «Per quanto sia difficile – e so quanto amore è stato messo nel preparare gli stand per il vin brulé e per i waffle – tutto ciò non è compatibile con la regola di poter comprare cibo in strada solo per poi consumarlo a casa. Mi dispiace, mi dispiace dal profondo del mio cuore, ma se il prezzo che dobbiamo pagare è avere 590 morti al giorno, allora non è accettabile».
I nuovi divieti
Le nuove misure saranno adottate da mercoledì 16 dicembre fino almeno al prossimo 10 gennaio: i negozi devono rimanere chiusi, così come le scuole. È stato introdotto il divieto di bere alcolici in pubblico e la vendita dei fuochi artificiali, per evitare i festeggiamenti di Capodanno. Le persone si possono incontrare in gruppi fino a un massimo di cinque persone, appartenenti a due nuclei famigliari (esclusi i minori di 14 anni). È previsto un alleggerimento di questa misura tra il 24 e il 26 dicembre, quando i länder possono consentire a una famiglia di invitare quattro parenti stretti: coniugi, partner, fratelli e nipoti.
Ogni land stabilirà regole in base alla situazione epidemiologica. Le scuole e gli asili chiuderanno mercoledì 16 dicembre e fino al 10 gennaio, ma ogni istituto potrà decidere se introdurre la didattica a distanza. Chiusi anche parrucchieri e saloni di bellezza, è stata prorogata la chiusura di bar e ristoranti che potranno continuare a garantire il servizio d’asporto. I viaggi non sono vietati, ma è stato consigliato di evitare spostamenti non essenziali: chi arriva da nazioni a rischio deve sottoporsi alla quarantena. Saranno invece consentite le celebrazioni religiose: a condizione che si rispettino le distanze di un metro e mezzo in chiesa, e che non si canti.
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Perché la Germania ha deciso di chiudere
L’aumento dei contagi è iniziato ad essere significativo dal 4 dicembre: fino alla prima settimana di dicembre, i nuovi positivi erano in media 18mila al giorno, nella seconda settimana è stata superata la soglia di 20mila giornalieri: secondo gli ultimi aggiornamenti, in Germania ci sono 169 contagiati ogni 100mila abitanti nell’ultima settimana. In Italia nell’ultima settimana i contagi ogni 100mila abitanti sono stati 190.
Gli ospedali sono sotto pressione: i posti letto occupato nelle terapie intensive sono 4.552 e continuano ad aumentare i contagi tra il personale sanitario.
Uwe Janssens, medico di terapia intensiva e membro dell’Associazione tedesca di terapia intensiva e medicina d’urgenza (DIVI), ha detto che in Germania ci sono regioni in cui «sono rimasti disponibili tra il 5 per cento e il 10 per cento dei letti in terapia intensiva. Una quota non sufficiente per assistere un numero così alto di malati», ha spiegato. «Il carico è altissimo, la pressione è altissima. Lo stress psicofisico per gli operatori sanitari è immenso».
I problemi maggiori si registrano tra la popolazione più anziana, e soprattutto nelle case di riposo dove i contagi sono il doppio rispetto ad agosto. L’allarme era stato lanciato da Lothar Wieler, presidente del Robert Koch Institute, che giovedì scorso aveva parlato di aumento dei dati “preoccupante” e del rischio che, dopo un plateau durato alcune settimane, l’andamento del numero di infezioni potesse tornare a crescere rapidamente.
Wieler ha anche detto che sarebbe necessario ridurre i contatti sociali di almeno il 60% per far scendere la curva dei contagi. Anche Merkel si era riferita all’affetto nei confronti delle persone più anziane per sensibilizzare la popolazione tedesca: «Se ci saranno troppi contatti adesso, nel periodo che precede Natale, e dovesse finire che questo sarà l’ultimo Natale che passeremo con i nostri nonni, allora avremmo fatto qualcosa di sbagliato. E non lo possiamo permettere», aveva spiegato Merkel durante il discorso di mercoledì scorso in Parlamento.
Uno dei problemi della seconda ondata è stato uno dei punti di forza della reazione tedesca alla prima ondata, cioè la capacità di tracciare i contatti delle persone positive al coronavirus. Secondo Die Zeit, c’è stato un cambiamento di strategia rispetto ai primi mesi dell’epidemia: i tamponi vengono fatti in prevalenza alle persone sintomatiche e non a tutti i contatti positivi, limitando l’efficacia del contact tracing. In questo modo, però, c’è il rischio che molti positivi asintomatici possano trasmettere il contagio, soprattutto dove non ci sono misure rigide come il lockdown.
Lo stesso è successo in Italia tra ottobre e novembre, quando i sistemi di contact tracing di molte città – tra cui Milano – sono andati in affanno. Già nel mese di ottobre, il ministro tedesco della Sanità Jens Spahn aveva detto a Bloomberg che le autorità sanitarie locali non riuscivano a tenere traccia delle catene di trasmissione.
A tutti questi problemi si aggiungono anche i i tempi lunghi nella distribuzione delle prime dosi di vaccino, a causa delle difficoltà di produzione di Pfizer-BioNTech. L’agenzia europea per i medicinali (EMA) dell’Unione Europea non ha ancora approvato il vaccino messo a punto dalla BioNTech, che ha sede a Magonza. Hanno Kautz, portavoce del ministero della Salute, ha annunciato che a gennaio saranno consegnati da 3 a 4 milioni di dosi del vaccino contro il coronavirus, e 11 milioni saranno disponibili entro marzo.