Una canzone dei Nits

Una storia triste e olandese in un disco lanuginoso e notturno

Roel Wijnants)
Roel Wijnants)

Le Canzoni è la newsletter quotidiana che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. Una per ogni sera, ci si iscrive qui.
Un avviso per tempo: da lunedì della settimana prossima Le Canzoni vanno in una specie di vacanza. Ovvero io mi prendo un mese per smaltire altri progetti, e la newsletter continuerà ad arrivare ogni sera nella forma di repliche delle canzoni scelte un anno fa, che 4 su 5 di voi non hanno mai ricevuto perché non si erano ancora iscritti (al quinto su 5 va la mia gratitudine per la fedeltà e il consiglio di occupare questo mese riascoltando le quasi 300 canzoni spedite finora). Da lunedì 11 gennaio torno in diretta.
Neil Young ha rinunciato alla causa contro Donald Trump per l’uso indebito delle sue canzoni: non si sa se la questione sia stata risolta con un risarcimento extragiudiziale.
Oggi compiono 70 anni due che non so come mettere insieme. Joan Armatrading, caso allora raro di cantautrice rock nera di qualche successo, soprattutto con questo pezzo. E Alan Sorrenti, di cui che altro dire?
È uscito un disco dei Death cab for cutie, band statunitense della west coast, ma solo per 24 ore per una campagna elettorale in Georgia, e ce lo siamo perso, per ora: un disco di cover con una versione niente male di Waterfalls, gran successo delle TLC di 25 anni fa. Magari torna in giro.
Avrete in molti delle memorie di canzoni cantate in famiglia, quando eravate bambini: da me se ne cantavano parecchie di generi assai vari, ma oggi va’ a sapere per quale percorso mi è tornato in mente un adattamento che mio padre aveva prodotto per mio fratello Nicola (“Sono Nicola, iscritto all’asilo, sora maestra mi conoscete”) di una famosa canzone di rivolta di Paolo Pietrangeli, illustre cantautore di quel genere, una specie di Pete Seeger italiano che poi fece anche il regista del Maurizio Costanzo Show e di Amici. Da quella – Il vestito di Rossini – mi è venuta in mente Contessa, la canzone più famosa di Pietrangeli (non quella Contessa): ed entrambe avevano un ritornello formidabile che uno non smetterebbe mai di canticchiare, come capita con certe grandi canzoni rivoluzionarie, siano El pueblo unido (come sa Baglioni) Hasta siempre, o Fischia il Vento. Versi stupendi.
Ogni contrada è patria del ribelle,
ogni donna a lui dona un sospir,
nella notte lo guidano le stelle,
forte il cuor e il braccio nel colpir.

Quelle due canzoni di Pietrangeli hanno le strofe piuttosto indolenzite dal tempo, ma i ritornelli li invidierebbe qualunque cantante contemporaneo. E mi sono chiesto che meraviglie ne verrebbero a farne delle cover: io Tiziano Ferro che canta “aveva solo un vestito da festa” lo sento come se fosse qui.

Ivory boy
Tra le altre cose che devo fare nel mese che viene, una è mettere in ordine nell’archivio di questa newsletter, se no finirà che non mi ricordo più cosa ho già scritto (come mi capita già in altri contesti). Dei Nits, per esempio, avevo scritto già? Ho controllato: solo di sfuggita quella sera che ero ad Amsterdam un anno fa, e che ricordo ancora con commozione solo per il fatto di essere stato una sera ad Amsterdam. A pensarci ora.

Comunque, era perché loro sono olandesi. Esistono dal 1974 e ne hanno viste: a cominciare da momenti di notorietà internazionali per una band olandese, cosa che non capita spesso. Hanno girato intorno alla new wave, e una cosa di pop e tastiere un po’ ricercata è sempre rimasta la loro identità principale.

Ivory boy era in un loro disco del 2000 più elegantino e jazz (con qualcosa degli Steely Dan) Wool: da lì in poi hanno fatto più cose di questo genere notturno (ascoltate questa, se volete: o questa) . Come molte altre cose loro, Ivory boy ha una grande attenzione all’arrangiamento e ai suoni, e una costruzione non elementare. Parla di un fan della band malato di cancro, che arrivava ai loro concerti accompagnato da una sorella e da una ragazza che sembrava Lili Marlene, e che era morto da poco.

He said: “Cancer, cancer is a hurricane
Blows away my body and it tears out my brain
But the songs you play somehow ease the pain”
You’re keeping my senses awake
You’re keeping my senses awake
You’re keeping my senses awake
Awake


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