La storia dei ritardi della specializzazione di 14mila medici
Il concorso per gli specializzandi si è tenuto a settembre ed era già in ritardo: dopo ci sono stati ricorsi, rinvii e molta incertezza
Il ministero dell’Università non ha ancora pubblicato la graduatoria definitiva del concorso a cui lo scorso settembre avevano partecipato 24mila medici per frequentare i corsi di specializzazione, e quindi iniziare la prima esperienza lavorativa in ospedale.
Se tutto fosse andato secondo i programmi, la data di inizio dei corsi sarebbe stata il 30 dicembre 2020. Ma gli esiti del concorso nazionale sono bloccati a causa di ricorsi al Consiglio di Stato, e dei ritardi che ne sono seguiti. C’è grande incertezza, insomma: migliaia di medici non sanno quando potranno iniziare la specializzazione nelle corsie degli ospedali. Quest’anno il ministero ha previsto 14.455 borse di specializzazione, oltre cinquemila in più rispetto alle 8.920 dell’anno scorso.
Negli ultimi giorni ci sono state proteste in molte città, con manifestazioni organizzate dai medici a Milano, Roma, Firenze, Verona, Siena, Pescara e Genova. I futuri specializzandi si sono mobilitati anche attraverso l’invio massivo di mail e messaggi a giornalisti o divulgatori, per chiedere di raccontare la loro vicenda.
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Cos’è la specializzazione
Il corso di laurea in medicina e chirurgia dura sei anni. Dopo la laurea si è medici a tutti gli effetti, ma per esercitare la professione nel servizio sanitario nazionale bisogna specializzarsi. I medici che vogliono specializzarsi devono partecipare al concorso nazionale e, se vincitori, frequentare il corso di specializzazione scelto, la cui durata varia dai due ai cinque anni. In ospedale, i medici specializzandi non possono sostituire i medici di ruolo, ma solo lavorare supervisionati da un tutor. Durante il periodo di specializzazione, i medici percepiscono uno stipendio: al netto delle trattenute, lo stipendio netto è di circa 1.650 euro al mese per i primi due anni e tra i 1.700 e i 1.800 euro al mese per gli anni successivi.
Tutti i ritardi
Quest’anno il concorso nazionale si è tenuto il 22 settembre, con oltre due mesi di ritardo rispetto agli altri anni. Nel 2019, per esempio, le domande di partecipazione erano state presentate dal 9 al 21 maggio, il concorso si è tenuto il 2 luglio e i corsi di specializzazione erano iniziati l’1 novembre. Quest’anno, invece, il bando è stato pubblicato il 24 luglio e il concorso si è tenuto il 22 settembre. Hanno partecipato 23.756 laureati per 14.455 posti.
Una delle cause della convocazione in ritardo è stata la nomina tardiva dell’Osservatorio nazionale della Formazione Medica Specialistica, un’istituzione molto importante perché definisce i criteri di accreditamento delle strutture universitarie e ospedaliere. L’Osservatorio deve controllare che gli ospedali siano idonei a formare i nuovi medici: se un ospedale accreditato per la formazione dei medici urgentisti chiude il pronto soccorso, per esempio, viene tolto dall’accreditamento per quella specializzazione.
Il 22 settembre si tenuto il concorso: i candidati hanno risposto a 140 domande in 210 minuti. Una delle domande, però, era imprecisa: la numero 87. La radiografia allegata alla domanda, infatti, mostrava una frattura al femore sinistro, ma con un’immagine poco chiara. A causa di questo problema, molti partecipanti al concorso hanno presentato ricorso al tribunale amministrativo.
La graduatoria con i nomi dei vincitori avrebbe dovuto essere pubblicata il 5 ottobre a mezzogiorno. Poi i futuri specializzandi avrebbero avuto cinque giorni di tempo per scegliere la propria destinazione, prima dell’assegnazione prevista il 13 ottobre. Non è successo.
Il ministero dell’Università ha annunciato la pubblicazione della graduatoria provvisoria il 26 novembre, ma la scadenza per comunicare la scelta di destinazione è stata rimandata. Scegliere dove frequentare i corsi di specializzazione non è una cosa da poco: per molti significa cambiare città, quindi organizzarsi per trovare un alloggio.
Secondo l’ultimo programma annunciato, i candidati avrebbero dovuto comunicare la propria scelta entro il 1° dicembre, con l’assegnazione prevista il 3 dicembre. Il 10 dicembre ci sarebbe stata l’immatricolazione e 16 dicembre la pubblicazione degli esiti delle immatricolazioni per ciascun candidato: tempi comunque ristretti per consentire a tutti i medici di organizzarsi in vista del 30 dicembre, giorno in cui era stato previsto l’inizio dei corsi di specializzazione. Ma tutto è saltato nuovamente.
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Il 3 dicembre, infatti, il ministero dell’Università ha pubblicato una nota per comunicare che il Consiglio di Stato prenderà una decisione sui ricorsi il 15 dicembre. «Il Consiglio di Stato, con decreto presidenziale n. 6948/2020, pubblicato in data 2/12/2020, nell’accogliere l’appello cautelare proposto dal MUR avverso i ricorsi di taluni candidati in relazione al quesito n. 87, sospendendo la sentenza impugnata, ha tuttavia espressamente aggiunto che “le ulteriori operazioni concorsuali” andranno svolte “successivamente alla decisione cautelare collegiale”, fissando la camera di consiglio per il 15.12.2020», ha scritto il ministero. «Pertanto la fase delle assegnazioni dei candidati alle scuole, nonché le successive fasi della procedura, sono da intendersi temporaneamente rinviate di qualche giorno».
Il 15 dicembre i giudici del Consiglio di Stato dovranno decidere se la graduatoria definitiva per accedere alle borse di specializzazione terrà conto di tutte le domande del concorso, oppure dovrà essere scartata quella inesatta.
Le conseguenze per i medici
Questi continui rinvii causano grande incertezza e soprattutto danni professionali ed economici a migliaia di giovani medici. Moltissimi dei futuri specializzandi, infatti, hanno lavorato come guardia medica, oppure nelle USCA, le unità speciali di continuità assistenziale, cioè squadre di medici che assistono i pazienti COVID-19 a domicilio. Altri sono stati assunti temporaneamente nelle RSA dove i medici sono molto richiesti. I futuri specializzandi hanno dovuto licenziarsi il 30 novembre, per rispettare il preavviso di trenta giorni in attesa di iniziare i corsi il 30 dicembre, come previsto. Nel frattempo, la legge non consente loro di avere altri incarichi, in quanto incompatibili con il contratto di formazione specialistica.
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Le dichiarazioni del ministro
Il ministro dell’Università Gaetano Manfredi, intervistato dal Corriere della Sera, ha comunicato una nuova data per l’inizio dei corsi: il 15 gennaio. «Se i tempi saranno troppo stretti, rinvieremo l’inizio al 15 gennaio, per dare il tempo a chi deve cambiare città di sistemarsi», ha detto. «Non dimentichiamo che quest’anno, avendo reso le lauree abilitanti, hanno partecipato alla selezione anche coloro che si sono laureati a luglio e settembre, senza dover aspettare i tempi dell’esame di Stato».
Il ministro ha detto anche che c’è «un’enorme litigiosità su questi esami», e commentando il caso della domanda inesatta, che ha causato i ricorsi al Consiglio di Stato, ha detto che «la domanda a monte non era sbagliata. Purtroppo c’è stato un errore dettato dalla procedura informatica. Quando la commissione se ne è accorta si è deciso di annullarla per tutti e di valutare il test sulle altre 99» (in realtà le domande erano 140).
Le reazioni dei sindacati dei medici
Filippo Anelli, presidente della FNOMCeO, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici chirurghi e Odontoiatri, ha chiesto di «porre termine alla storia infinita e paradossale, che potrebbe essere la trama di un romanzo di Kafka o la sceneggiatura di un’opera di Samuel Beckett, del Concorso per le Scuole di Specializzazione. E permettere al maggior numero possibile di giovani colleghi di accedere ai percorsi formativi post lauream». L’associazione “Chi si cura di te?”, a cui aderiscono diversi medici specializzandi, corsisti di medicina generale, ha definito il ritardo «inaccettabile, con continui rimandi che sono la conseguenza di come il MUR ha gestito con disorganizzazione, superficialità e scarsa trasparenza questo concorso fin dalla stesura del bando».
Anaao Giovani, Associazione Liberi Specializzandi, Giovani Medici Italiani e Dipartimento Medico si sono dette «disgustate per l’ennesimo rinvio delle assegnazioni, e quindi delle immatricolazioni. Da mesi abbiamo evidenziato che le ultime modifiche del bando scoprivano il fianco a ricorsi. Siamo stufi di dover accogliere ciclicamente rinvii e sconsiderati scaricabarile, il cui unico effetto è alimentare la sfiducia nei confronti dell’esecutivo ministeriale».