Una canzone di Ed Harcourt

Musica per la seconda ondata e per la sua stagione

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Il New York Times ha scritto sulle canzoni degli anni Ottanta nell’ultima stagione di The Crown, la serie: niente di granché originale, ma c’è Edge of seventeen usata in modo “esaltante” simile a come era già stata usata in School of rock.
Julien Temple, regista di grandi precedenti musicali, ha fatto un documentario su Shane McGowan dei Pogues.
Ho chiacchierato (gracchiato) di canzoni per il podcast di Matteo Fabbri.

Whistle of a distant train
Abbiamo detto spesso che il ritorno delle limitazioni di questa seconda ondata somigliava tanto a un remake della prima, e tutto si ripeteva, e abbiamo usato molto la metafora del giorno della marmotta, eccetera.
Epperò le stagioni sono una cosa sconvolgente e, non so voi, ma è rapidamente diventato tutto assai diverso: fa freddo, non si va sui balconi – non tanto a cantare, ma nemmeno a godersi il sole -, fa buio alle cinque, è tutto più malinconico che battagliero.

Il malinconico ha le sue dolcezze, comunque, solo un po’ più autunnali.
Leaves on the trees splinter out of control
While the wind blows the dust on my face
Down in the valley where nobody goes
I can’t help feeling sad in this place

Nella foto Ed Harcourt sembra più aggressivo che nelle canzoni, sarà per via dei tatuaggi. È di Wimbledon e ora ha 43 anni: ebbe qualche attenzione e successo all’inizio del millennio, ma non durò e a un certo punto si depresse un po’ – “ho provato per sette anni a sfondare e non ci sono riuscito” – e si mise in collaborazioni e scrittura per altri, continuando a pubblicare dischi con minori ambizioni.
Whistle of a distant train chiudeva il suo primo EP, nel 2000

Waking up with cold feet
Wine stains on my shirt
Flat out in sparse fields of dry wheat
Going to Sunday church