I dati della settimana sul coronavirus in Italia
La curva dei contagi continua a scendere, quella dei decessi no, e sembra che il virus stia circolando soprattutto nel Nord Est
Negli ultimi sette giorni in Italia sono stati registrati 154.954 nuovi casi di positività da coronavirus, il 23% in meno della settimana precedente. Il rallentamento della curva dei contagi totali continua, con il numero di nuovi casi che è tornato a quello della settimana precedente alle principali restrizioni della seconda ondata, decise a inizio novembre.
Non ha ancora iniziato a calare invece il numero dei decessi, che tra venerdì scorso e giovedì sono stati 5.188, con il record per quanto riguarda i decessi annunciati in un solo giorno: 993, giovedì. Si può osservare un rallentamento nell’aumento delle morti, che notoriamente seguono un andamento in ritardo di un paio di settimane rispetto a quella dei contagi. Ci si può aspettare, quindi, che dalla prossima settimana comincino pian piano a diminuire.
Giovedì, annunciando le restrizioni che saranno in vigore nel periodo delle festività natalizie, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha detto che le misure decise con il DPCM di inizio novembre che aveva diviso le regioni in tre fasce di rischio diverse, associate a diverse restrizioni e ai colori rosso, arancione e giallo, stanno funzionando. È un sistema che si sta rivelando efficace» ha detto Conte, aggiungendo che «continuando in questo modo, è ragionevole prevedere che nel giro di qualche settimana, e quindi in prossimità delle festività natalizie, tutte le regioni saranno gialle». L’ultimo bollettino dell’Istituto Superiore di Sanità dice che l’Rt calcolato sui casi sintomatici tra il 4 e il 17 novembre è di 1,08, contro l’1,18 registrato una settimana prima.
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I ricoverati complessivi per COVID-19, dopo aver raggiunto il picco lo scorso 23 novembre, sono scesi abbastanza stabilmente, così come quelli in terapia intensiva, che comunque rimangono quasi 3.600 e oltre la soglia del 30% dei posti letto totali disponibili in gran parte delle regioni. Secondo i dati aggiornati dell’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali, la regione con il tasso di saturazione delle terapie intensive più alto è la Lombardia con il 60% (la scorsa settimana era del 64%), seguita dal Piemonte, col 58% (anche qui era al 64% la scorsa settimana). Rispetto alla scorsa settimana, il numero di ricoverati in terapia intensiva è calato in molte regioni, e anche di molto: quelle dove è aumentato sono Emilia-Romagna (+13), Lazio (+12), Liguria (+12), Friuli Venezia Giulia (+4), Veneto (+3), provincia di Trento (+2) e Molise (+1).
La regione che ha registrato più decessi rapportati alla popolazione negli ultimi sette giorni è stata la Valle d’Aosta, dove sono stati 17,5 ogni 100mila abitanti (erano 27,7 la settimana precedente), seguita dal Friuli-Venezia Giulia con 16,5 (qui sono invece aumentati: erano 13,2). Poi ci sono Lombardia con 14,1 (erano 11,9) e Piemonte con 13,2 (erano 12,5).
I casi settimanali sono diminuiti quasi ovunque, tranne che in Friuli Venezia Giulia, in provincia di Trento e in Puglia.
I trend regionali si vedono chiaramente in questa mappa, che evidenzia come in Friuli i casi siano aumentati meno che in provincia di Trento, ma con un’incidenza sulla popolazione assai superiore. I miglioramenti più visibili invece si sono registrati in Lombardia e in Toscana, dove peraltro l’incidenza sulla popolazione è tra le più basse in Italia (solo la Calabria e la Sardegna hanno valori inferiori). Anche in Valle d’Aosta, pur con una circolazione del virus più elevata, i casi sono il 34% in meno rispetto alla settimana scorsa.
A livello nazionale, il tasso di positività dei tamponi – cioè quanti risultano positivi sul totale di quelli fatti – continua a scendere: è un buon segnale. È un indicatore parziale, ma quando supera una certa soglia mostra che le operazioni di test sono concentrate sulle persone che già manifestano sintomi, e che raggiungono sempre meno gli asintomatici che quindi sfuggono ai conteggi e soprattutto al contact tracing.
Non è comunque un dato uniforme. In Veneto per esempio questa settimana la media del tasso di positività è stata del 19% (la settimana scorsa era stata del 20%), ed è stata alta anche in Puglia (17%), nelle Marche e in provincia di Bolzano.
Unendo i dati delle due mappe precedenti in un unico grafico, si può riassumere un po’ l’andamento delle regioni. Quelle più in alto sono quelle che hanno registrato un aumento dei casi rispetto alla settimana scorsa, quelle più in basso sono quelle dove sono calati di più, ovviamente in percentuale. Le regioni più a destra sono quelle in cui l’incidenza sulla popolazione continua a essere più elevata, mentre la dimensione dei cerchi è proporzionale al tasso di positività dei tamponi. Il colore infine corrisponde al rischio epidemiologico in cui è classificata la regione, e quindi alle misure restrittive in vigore (in rosso le più rigide). La posizione migliore nel grafico quindi è in basso a sinistra, con un cerchio piccolo; la peggiore in alto a destra.
Si vede come le regioni in zona rosse siano tendenzialmente nel quadrante in basso a sinistra, segno che le misure sono state efficaci, con l’eccezione della provincia di Bolzano dove l’incidenza sulla popolazione continua a essere molto alta. Veneto, Friuli Venezia Giulia e la provincia di Bolzano sono quelle in cui, basandosi su questi indicatori, la situazione è peggiore.
Scendendo ancora nell’analisi territoriale dell’epidemia, la provincia con più contagi per abitante nelle ultime due settimane è diventata quella di Belluno, a testimonianza di come le cose nel Nord Est vadano peggio che nel resto del Nord Italia. I contagi ogni 100mila abitanti sono stati 1.188, che sono comunque meno della settimana scorsa (1.274). Seguono Como (1.170) e Varese (1.080). A Gorizia (1.071) e Udine (1.027), invece di diminuire, l’incidenza sulla popolazione è aumentata.
Al Centro, la provincia con più contagi ogni 100mila abitanti nelle ultime due settimane è stata quella di Rieti (839, poco meno di una settimana fa), seguita da L’Aquila (805, in miglioramento). Al Sud sono state la provincia di Foggia (737, l’11% in più della settimana scorsa) e quella di Napoli (702, il 25% in meno della settimana scorsa).
Il numero di tamponi di cui è stato comunicato il risultato questa settimana è di nuovo più basso della precedente: 1.372.173, su 623.671 persone diverse. Secondo il rapporto dell’ISS, nel periodo tra il 9 e il 22 novembre i casi di positività scoperti con le operazioni di screening – cioè con i tamponi fatti a determinate categorie considerate a rischio, come gli operatori sanitari – sono stati il 28,3%; quelli scoperti con il tracciamento dei contatti sono stati il 20,5%; quelli scoperti perché il paziente aveva sintomi il 34,3% (per il 16,9% dei casi non si sa).