Chi litiga sulla riforma del MES e perché
Silvio Berlusconi ha cambiato idea sul MES creando problemi dentro Forza Italia e nemmeno il M5S ha una posizione condivisa
Il prossimo 9 dicembre il presidente del Consiglio Giuseppe Conte presenterà al Parlamento la riforma del MES, su cui lunedì scorso hanno trovato un accordo i ministri delle Finanze europei: Conte cercherà di ottenere l’approvazione della riforma dal Parlamento, così da poterne sostenere l’approvazione al Consiglio europeo del 10 e dell’11 dicembre. Il “Meccanismo Europeo di Stabilità” è un’istituzione intergovernativa che ha lo scopo di aiutare i paesi dell’eurozona, che si trovano in difficoltà economiche per gli effetti della pandemia. Nel gennaio del prossimo anno si dovrebbe arrivare alla firma del nuovo trattato che lo regola, a cui seguirà la ratifica da parte dei 19 parlamenti dell’Eurozona.
Il voto in Parlamento sulla riforma del MES sta agitando molto il centrodestra, ma anche il partito di maggioranza relativa, il Movimento Cinque Stelle. Forza Italia aveva inizialmente dato parere favorevole alla riforma. Poi Silvio Berlusconi – così come parte del Movimento Cinque Stelle – ha ritirato il suo appoggio, generando problemi e divisioni all’interno del suo stesso partito. Tutto questo può avere effetti su Forza Italia, ma anche sulla tenuta del governo, che potrebbe non avere i numeri sufficienti per approvare la riforma.
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Le posizioni sul MES
Nel centrodestra la polemica contro il MES era stata aperta a metà novembre da Matteo Salvini, leader della Lega, nonostante il processo di riforma fosse iniziato mentre lui era al governo. Era stata poi ripresa da Giorgia Meloni, di Fratelli d’Italia, e sul fronte opposto da Luigi Di Maio, del Movimento 5 Stelle. In sostanza, il MES viene criticato perché gli aiuti che concederebbe – ha una dotazione di 80 miliardi di euro e consentirebbe di raccogliere sui mercati finanziari fino a 700 miliardi di euro – sono condizionati a un piano di riforme che ciascun paese deve stilare e poi sottoporre alla sorveglianza della cosiddetta “Troika”, costituita da Commissione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale.
Lunedì scorso, i ministri delle Finanze dell’eurozona riuniti nell’Eurogruppo hanno trovato un accordo sulla riforma del MES: tra le altre cose, la riforma permetterà che venga anticipata di due anni, dal 2024 al 2022, l’entrata in vigore del cosiddetto “paracadute” (backstop) per il fondo salva-banche, un fondo finanziato dalle banche europee che serve ad aiutare gli istituti finanziari in difficoltà. Questa riforma non va però confusa con la linea di credito di emergenza del MES creata per coprire le spese sanitarie.
Un anno fa, Silvio Berlusconi aveva espresso dei dubbi sulla riforma del MES definendola «pericolosa» per gli interessi dell’Italia. A luglio, in un’intervista al Corriere della Sera aveva però detto di essere favorevole alla linea di credito messa a punto dall’Unione Europea per far fronte alla crisi sanitaria provocata dalla pandemia da coronavirus allineandosi, al Parlamento Europeo, con il PPE, di cui Forza Italia è uno dei componenti storici.
Martedì 1 dicembre, Berlusconi ha però cambiato di nuovo idea: «Non sosterremo in Parlamento la riforma del MES perché non riteniamo che la modifica del Meccanismo di Stabilità approvata dall’Eurogruppo sia soddisfacente per l’Italia e non va neppure nella direzione proposta dal Parlamento europeo». Due i motivi: «Il primo: le decisioni sull’utilizzo del fondo verranno prese a maggioranza dagli Stati. Il che vuol dire che i soldi versati dall’Italia potranno essere utilizzati altrove anche contro la volontà italiana. Il secondo: il fondo sarà europeo solo nella forma perché il Parlamento europeo non avrà alcun potere di controllo e la Commissione europea sarà chiamata a svolgere un ruolo puramente notarile». Sulla linea di credito di emergenza del MES per coprire le spese sanitarie dirette e indirette da Covid-19 Berlusconi ha confermato invece di essere d’accordo.
La dichiarazione di Berlusconi è stata apprezzata sia dalla Lega che da Fratelli d’Italia, da sempre contrari al MES, ma sembra aver ricompattato solo i vertici dei partiti di opposizione. Poco prima delle dichiarazioni di Berlusconi, Matteo Salvini aveva lanciato una specie di “ultimatum” in una diretta Facebook: «Chi voterà la riforma non sarà più nostro compagno di strada», aveva detto. Dentro a Forza Italia c’è infatti chi ha parlato di cedimento di Berlusconi al ricatto di Salvini, e l’ala anti-salviniana e più filo governativa – di cui fanno parte Renato Brunetta, Renata Polverini e Stefania Prestigiacomo – ha dichiarato che è intenzionata a sostenere la riforma.
Il confronto sullo scostamento di bilancio
Le complicazioni all’interno delle opposizioni e dentro Forza Italia erano iniziate qualche settimana fa quando Silvio Berlusconi aveva dichiarato il proprio voto favorevole alla richiesta del governo di un nuovo scostamento di bilancio da otto miliardi di euro. Lega e Fratelli d’Italia erano inizialmente contrari, Salvini era arrivato a parlare di “inciucio” e tre deputati di Forza Italia (Laura Ravetto, Maurizio Carrara e Federica Zanella) avevano dichiarato di vivere «con disagio le sempre più ampie aperture al governo e gli ammiccamenti con il Partito Democratico» di Forza Italia, annunciando il loro passaggio alla Lega. Alla fine, però, sia la Lega che Fratelli d’Italia avevano deciso di votare con il governo e con Forza Italia per senso di responsabilità.
In quell’occasione, Giuseppe Conte aveva parlato di un ottimo segnale, aveva spiegato che tra le forze di opposizione era prevalsa «la via del dialogo e di un approccio costruttivo» e aveva «auspicato» che questo «clima di confronto e di dialogo» avrebbe potuto «accompagnare anche i prossimi, delicati passaggi che dovremo affrontare per uscire da questo periodo di emergenza». Diversi giornali avevano cominciato a parlare di un possibile allargamento della maggioranza, ipotesi smentita però da Berlusconi e dagli altri partiti coinvolti. Ora, l’appoggio al governo fornito da Forza Italia in occasione del voto in parlamento sullo scostamento di bilancio sembra essersi confermata come una mossa riferita soltanto a quella particolare situazione.
Nel frattempo, per quanto riguarda il MES, una cinquantina di deputati del Movimento Cinque Stelle hanno inviato una lettera al capo politico Vito Crimi, in cui dicono di non voler «in nessun modo mettere a rischio la maggioranza», ma anche che non intendono votare a favore della riforma. Non è chiaro, dunque, come andranno le cose: né all’interno del M5S (al 15 per cento secondo gli ultimi sondaggi), né all’interno di Forza Italia (al 6,2 per cento e dunque ben al di sotto del sostegno attribuito alla Lega, 24,4 per cento, e a Fratelli d’Italia, 16,4 per cento). Ma non è nemmeno chiaro come andrà per il governo, dato che il voto sul MES potrebbe, di fatto, mettere in crisi la maggioranza e l’attuale alleanza.