I primi cittadini etiopi di origine ebraica sono arrivati in Israele
Giovedì sono arrivati in Israele i primi 316 cittadini etiopi di origine ebraica che lo scorso ottobre il governo israeliano aveva accettato di accogliere nel paese. I cittadini arrivati – i primi di 2mila – fanno parte della comunità conosciuta come “Falash Mura”, formata dai discendenti di etiopi ebrei che oltre un secolo fa si convertirono al cristianesimo, spesso sotto la costrizione dei missionari europei.
Da allora molti di loro hanno ricominciato a praticare l’ebraismo, ma finora il governo israeliano aveva impedito loro di usufruire della cosiddetta “Legge del ritorno”, quella che garantisce a tutte le persone di religione ebraica di insediarsi in Israele e ottenere la cittadinanza israeliana.
La misura approvata ad ottobre, seppur considerata un primo passo per risolvere la disputa in corso da decenni sui Falash Mura, era stata criticata da molti attivisti israeliani etiopi, che vorrebbero che tutti i membri della comunità, circa ottomila persone, venissero accolti in Israele.
Chi sono gli etiopi di religione ebraica
La comunità ebraica in Etiopia è conosciuta con il nome di Beta Israel, che significa Casa di Israele. Per moltissimo tempo i suoi membri furono esclusi dalle correnti principali dell’ebraismo, ma le autorità israeliane continuarono a riconoscerli come ebrei destinatari della Legge del ritorno: a partire dagli anni Settanta, infatti, decine di migliaia di etiopi ebrei arrivarono in Israele dall’Etiopia, paese in cui venivano perseguitati. Per loro, però, le condizioni di vita in Israele si rivelarono complicate, con atti di razzismo ed episodi di uso eccessivo della forza da parte della polizia.
Molti degli israeliani di origine etiope che vivono oggi in Israele, circa 150mila persone in tutto, non sono riusciti a integrarsi nella società israeliana, vivono in povertà e hanno difficoltà a trovare lavoro.
La situazione dei Falash Mura, che fanno parte della più ampia comunità di Beta Israel, è ancora più complicata, perché il governo israeliano non li riconosce come “completamente ebrei”: per migrare in Israele hanno bisogno di un permesso speciale e una volta entrati nel paese sono sottoposti a un processo di conversione, destinato anche a chi pratica già la religione ebraica.