Una canzone di Hayden

Sull'aspettare il ritorno di qualcuno che si ama, e pazientare per le sue altre amicizie

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Per la famosa storia della censura “politically correct” su Fairytale of New York, si è arrabbiato Nick Cave.
Oggi ha compiuto 80 anni Federico Monti Arduni, che fece tante cose e imperversò nelle radio per un periodo degli anni Settanta con una cosa che allora sembrava innovativa e originalissima, il moog. Si faceva chiamare il Guardiano del faro.

Woody
Vi ricordate – chi c’era – che un anno fa qui era tutto valzer? Poi li ho accantonati per un po’, e quindi rieccoci. Un valzer canadese e un po’ country, con chitarra e armonica. Lui è un cantautore che si fa chiamare Hayden, che è il suo middle name (ho cercato se il suo omonimo austriaco si fosse cimentato in valzer più classici, ma poco). È in circolazione dagli anni Novanta, quando ottenne un contratto molto ricco per il suo primo disco e fu adottato da Neil Young: ma è un tipo riservato e i suoi successi si ridimensionarono anche per scelta (è uno di quelli che cantano molto con gli occhi chiusi). Quest’anno ha suonato il piano in una canzone del disco di Matt Berninger (l’hanno scritta insieme) di cui abbiamo parlato spesso, e ha fatto uscire un paio di canzoni sue presentandosi anche con il suo cognome, Desser: una più notturna di Woody (ma un valzer anche questo) e una con un endorsement per Biden e Harris.

Woody era nel suo disco del 2004. Parla di aspettare con pazienza che il suo gatto torni da essersi fatto i fatti suoi, e l’andamento è a sua volta spensierato, di neanche due minuti. Tanto torna, ogni volta.
I’m just sitting here wasting my time
Until you come home from your escapades
In the back yards with your friends of late