Che fine ha fatto Immuni
La crescita dei download è lenta e non ci sono grandi progressi nello sviluppo, spiega il sito Agenda Digitale, ma non vuol dire che non sia usata
Sul sito Agenda Digitale Federico Fuga, ingegnere elettronico, ha spiegato a che punto è Immuni, l’applicazione voluta dal governo per aiutare il contact tracing durante l’epidemia da coronavirus. Fuga esamina i numeri delle ultime settimane dell’app, e spiega alcune cose sul passaggio di consegne tra Bending Spoon, la società che l’ha sviluppata, e le aziende pubbliche Sogei e PagoPA, che se ne occuperanno da qui in avanti (pochi giorni fa il contratto con PagoPA è scaduto, e l’azienda non partecipa più al progetto Immuni).
Da inizio novembre, con le nuove misure restrittive che hanno limitato gli spostamenti di milioni di persone, l’andamento dei nuovi download di Immuni ha subìto un rallentamento. Il commissario straordinario per l’emergenza coronavirus Domenico Arcuri ha detto che l’app ha superato i 10 milioni di download, aggiungendo però che non ha dato «i risultati che ci si poteva aspettare» nella scoperta di nuovi contagiati. Due dei tanti problemi di Immuni riguardano le notifiche e la gestione dei positivi da parte delle aziende sanitarie locali.
La morte dell’app Immuni è stata annunciata un po’ troppo presto. Non se la passa bene, è vero: ma siamo sicuri convenga al Paese darla per spacciata?
Certo, sembra scomparsa dai media, dai social. E i download segnano una linea piatta. Probabilmente, complici le voci – stimolate anche da certe uscite istituzionali – che danno il tracciamento dei contatti saturato dall’alto numero di infezioni, l’attenzione di tutti è stata distolta dal funzionamento della app.
È quindi interessante fare il punto della situazione, in particolare considerando il passaggio della gestione della app da Bending Spoons, la società milanese che l’ha sviluppata, alla coppia di aziende pubbliche Sogei e PagoPA.
Guardando la dashboard di Immuni, accessibile nella sezione “I numeri” del sito ufficiale, i download hanno raggiunto sostanzialmente un livello di saturazione.Al momento i download si avvicinano lentamente ai 10 milioni. Tuttavia, occorre ricordare che i numeri dichiarati sono in qualche modo estrapolati, in quanto pare che Apple non comunichi il numero di installazioni e che Google conteggi anche disinstallazione e reinstallazioni. Pertanto, se da una parte le 45 mila nuove installazioni in una settimana parrebbero a una prima occhiata non essere un cattivo risultato, dall’altra c’è da rilevare che esse probabilmente comprendono quelle di coloro che, per esempio, attivano un nuovo smartphone per rottamare il vecchio.
Visto che nella seconda metà dell’anno il mercato degli smartphone sembra essersi ripreso dopo il coma indotto dal lockdown, si può attribuire a nuovi utenti solo una minima parte di queste migliaia.