A Milano è stato dato lo sfratto a un hotel per i pazienti Covid
La società proprietaria dell'immobile teme conseguenze economiche a causa della presenza dei malati
Mercoledì 25 novembre i gestori dell’hotel King, che si trova in corso Magenta 19, in centro a Milano, hanno ricevuto un avviso di sfratto dal gruppo immobiliare proprietario del palazzo. Da pochi giorni l’albergo, un quattro stelle, aveva avuto tutte le autorizzazioni per diventare “Covid hotel” – cioè una delle strutture alberghiere che ospitano malati di Covid-19 che non hanno bisogno di essere ricoverati in ospedale – e questo è il motivo principale che ha portato la proprietà a dare lo sfratto ai gestori. Giovedì 26 novembre, infatti, la proprietà ha inviato anche una diffida all’assessorato regionale alla Sanità e all’ATS di Milano per impedire la trasformazione del King in “Covid hotel”.
A Milano i “Covid hotel” sono quattro: l’Astoria di viale Murillo, la futura Rsa Adriano Community Center di via Adriano, il comando aeroporto di Linate dell’Aeronautica militare e il Baviera Mokimba Hotel di Porta Venezia, in via Panfilo Castaldi, gestito dalla stessa società del King, la «King-Mokinba hotels srl». L’hotel King sarebbe stato il quinto ad accogliere pazienti, in caso di riempimento di tutte le altre strutture alberghiere.
Lo sfratto e la diffida ad Ats e regione sono stati inviati dall’avvocato della società «Denas srl», proprietaria dell’immobile in cui l’hotel si trova da 35 anni. Nella lettera, la società si oppone in modo esplicito alla possibilità che l’albergo ospiti malati di Covid-19. «La società Denas è venuta a conoscenza del fatto che è intenzione di Hotel King, con l’ausilio dell’ATS Milano, aderire alla convenzione tra regione Lombardia e Confcommercio/Confindustria/Confesercenti al fine di mettere a disposizione la struttura alberghiera a soggetti fortemente a rischio da contagio Covid-19», si legge. «Qualsiasi operazione di trasformazione di detto hotel in Covid hotel» deve «essere immediatamente interrotta e non proseguita».
La proprietà spiega di non avere dato il consenso alla trasformazione perché l’albergo si trova vicino ad attività e immobili residenziali «che potranno risentire negativamente della presenza di soggetti ad alto rischio di contagio, ovvero portatori della malattia».
Tra le motivazioni dello sfratto c’è anche il mancato pagamento di una rata dell’affitto. L’avvocato Pietro Longhini, che assiste il gruppo «King-Mokinba hotels», gestore del King hotel, spiega che la rata in ritardo è già stata saldata, e che i gestori confermano l’intenzione di ospitare i malati di Covid-19, in caso di necessità.
Secondo l’avvocato Longhini, già al lavoro per opporsi allo sfratto, non c’è nessuna legge che impedisce ai gestori dell’hotel di partecipare al bando di ATS. Nella risposta inviata a Denas srl, l’avvocato spiega che il ritardo nel pagamento dell’affitto, «generato dalla ben nota situazione del settore alberghiero non solo milanese», è stato tempestivamente sanato. Secondo i gestori, non è dovuto nessun tipo di consenso della proprietà per aderire al bando di ATS perché, in caso contrario, ci sarebbe una limitazione della libertà imprenditoriale.
Venerdì 26 novembre la Denas srl ha inviato una nuova lettera di diffida ai gestori, a regione Lombardia e ad ATS. Stavolta la proprietà invita ATS a fare un sopralluogo per verificare la «ineliminabile permeabilità tra l’hotel e le numerose attività commerciali e professionali (avvocati, commercialisti e sedi di grande società)». Secondo Denas srl, quindi, l’hotel King è troppo vicino a uffici e studi professionali, e alla sede distaccata dell’università Cattolica. Il pericolo, secondo la proprietà, è che la trasformazione in “Covid hotel” possa causare la risoluzione di contratti di affitto nella zona.
Nell’ultima risposta dell’avvocato Pietro Longhini, inviata lunedì 30 novembre, le richieste e le affermazioni della Denas srl vengono definite «strumentali». «Non vi è alcuna permeabilità tra l’hotel e le attività collocate nei palazzi adiacenti», si legge. Inoltre «non risulta mai essersi verificato né durante la prima ondata né durante la seconda, alcun caso di contagio tra operatori o personale dentro o nei pressi dei “Covid hotel”, anche perché i protocolli sono ridigissimi». Nella lettera vengono elencati anche tutti i pagamenti in regola, «come sempre è accaduto negli ultimi 35 anni» e «nonostante l’hotel abbia ricevuto negli ultimi nove mesi lunghissimi periodi di chiusura totale, ed un tasso medio di occupazione camere sotto il 3%». La comunicazione si chiude definendo la diffida e lo sfratto richieste «illegittime, ingiustificate e strumentali».
L’ufficio legale di regione Lombardia ha avviato un approfondimento per capire se la diffida presentata dalla proprietà sia legittima oppure no. Al momento, però, la questione è solo di principio. I ricoveri sono in calo e, secondo gli ultimi aggiornamenti, non sembra che ATS debba ricorrere all’apertura di un nuovo “Covid hotel”. Inoltre, tutti gli sfratti sono stati sospesi fino al 31 dicembre 2020, quindi anche in questo caso la procedura non sarebbe applicabile.
Il direttore del King hotel, Fabrizio Della Corte, dichiara: «Sono arrabbiato perché in questo momento ATS aveva bisogno del nostro aiuto. Credo che i “Covid hotel” siano molto importanti per alleggerire la pressione sugli ospedali e dare ospitalità alle persone che, per diversi motivi, non possono stare in quarantena nella loro casa».
Nel febbraio scorso, all’hotel King si sono conclusi i lavori di riqualificazione delle 48 camere: un investimento di circa un milione di euro. «I lavori erano partiti a dicembre 2019», dice il direttore. «Avevamo molte aspettative per quest’anno. Eravamo pronti ad accogliere ospiti di fiere, eventi e congressi internazionali. Molte delle camere non sono mai state occupate da quando sono finiti i lavori di riqualificazione, perché negli ultimi mesi ci sono stati pochi clienti a causa dell’epidemia».
Della Corte ha partecipato all’apertura del “Covid hotel” al “Baviera”, gestito sempre dalla “King-Mokinba hotels srl”. Secondo il direttore i protocolli sono molto sicuri e non c’è nessun pericolo perché l’ospitalità è identica a quella garantita in un qualsiasi hotel. L’unica differenza è che gli ospiti non possono uscire. «Da un lato spero che non ci sia bisogno di ospitare malati, perché significherebbe che la situazione è migliorata», continua Della Corte. «Ma se si ripresentasse l’esigenza di dare una mano ad ATS e alla città di Milano, spero che la proprietà torni sui suoi passi».
I gestori dell’hotel King hotel hanno ricevuto la solidarietà dell’assessore all’Urbanistica del comune di Milano, Pierfrancesco Maran. «Voglio essere chiaro: un danno per la città non sono di certo i “Covid hotel” ma proprietari di immobili con un così scarso senso civico», ha scritto Maran in un post su Facebook. «Se ci saranno azioni legali per davvero, il Comune di Milano valuterà di partecipare a difesa dell’Hotel e auspichiamo non solo l’interruzione di possibili azioni di sfratto ma le scuse da parte della proprietà. Milano è una città di accoglienza e poco comprensiva con chi accogliente non è».
ATR, l’associazione degli albergatori milanesi di Confesercenti, ha spiegato che chi trasforma una struttura alberghiera in “Covid hotel” offre un servizio alla collettività. «È imbarazzante che un hotel venga sfrattato in un momento così difficile per il nostro settore, per la colpa di aderire a un progetto che aiuta a contenere i contagi da coronavirus in città», ha detto il presidente di ATR, Rocco Salamone. «Siamo vicini ai gestori del King Hotel di Corso Magenta, e vogliamo esprimere il pieno sostegno a chi sta dando una mano ad accelerare l’uscita da questa crisi, mettendo a disposizione gli hotel gestiti».
L’avvocato Mariacarla Giorgetti, legale rappresentante della Denas srl, ha spiegato che la società «ha formalizzato la sua posizione e che ulteriori chiarimenti saranno disponibili nell’arco della settimana».