Come risponderà l’Iran all’uccisione di Mohsen Fakhrizadeh?
È una domanda che si fanno molti dopo la morte dell'importante scienziato nucleare iraniano, e una risposta certa non c'è
Negli ultimi giorni in Iran si sta discutendo su come rispondere all’uccisione di Mohsen Fakhrizadeh, uno dei più importanti scienziati nucleari iraniani, avvenuta venerdì scorso vicino alla capitale Teheran. Fakhrizadeh è stato ucciso in un attacco su cui ancora non si sa molto, ma l’ipotesi più accreditata è che sia stato ordinato da Israele, grande nemico dell’Iran in Medio Oriente (Israele non ha confermato, e forse non lo farà mai). Per l’Iran, l’uccisione di Fakhrizadeh è stato un duro colpo, ma non si sa ancora se e come il governo iraniano reagirà all’attacco. Come ha detto al Wall Street Journal Karim Sadjadpour, analista del think tank Carnegie Endowment for International Peace, l’Iran si trova di fronte a una specie di dilemma.
Da una parte il regime considera una priorità il fatto di riaffermare l’orgoglio nazionale – sentimento che negli ultimi anni si è molto rafforzato, insieme al nazionalismo – e il “sistema di deterrenza”, che in questo caso significa convincere i nemici dell’Iran che qualsiasi attacco contro obiettivi iraniani avrà conseguenza dolorose per i responsabili.
Questo punto è particolarmente importante, perché nel corso dell’ultimo anno l’Iran si è mostrato molto vulnerabile ad attacchi simili, e molto restio a compiere ritorsioni per punire i responsabili. A gennaio un drone americano uccise a Baghdad, in Iraq, il potentissimo generale Qassem Suleimani, e la risposta successiva iraniana fu considerata molto debole, mentre ad agosto fu ucciso a Teheran, in Iran, un importante leader di al Qaida, Abu Muhammad al Masri, probabilmente in un attacco compiuto da agenti israeliani che erano riusciti a non farsi individuare dall’intelligence iraniana.
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Molti iraniani temono che attacchi simili potrebbero intensificarsi nei prossimi mesi, in un certo modo incoraggiati dal presidente Donald Trump, che non ha nascosto la sua intenzione di infliggere il massimo danno possibile al regime iraniano durante il poco tempo che gli resta alla Casa Bianca, prima dell’insediamento di Joe Biden. Mohammad-Hossein Khoshvaght, ministro della Cultura iraniano, ha scritto: «Da oggi fino a quando Trump non avrà lasciato la Casa Bianca sarà il periodo più pericoloso per l’Iran».
Dall’altra parte, l’Iran ha assoluto bisogno di risollevare l’economia nazionale, duramente colpita dalle molte sanzioni imposte dall’amministrazione Trump negli ultimi due anni a seguito del ritiro degli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare iraniano.
Per risollevare l’economia, il regime iraniano dovrebbe probabilmente tornare a negoziare con gli Stati Uniti un nuovo accordo sul suo programma nucleare, in cambio della rimozione delle sanzioni. I negoziati potrebbero partire dopo l’insediamento di Biden, che si è mostrato favorevole all’ipotesi, anche se non è detto che le condizioni saranno quelle negoziate da Obama cinque anni fa. Una possibile risposta militare iraniana contro Israele per l’uccisione di Fakhrizadeh potrebbe però mettere a rischio questo scenario, e spingere la futura presidenza Biden a prendere una posizione più dura nei confronti dell’Iran, aggiungendo altri ostacoli all’inizio dei colloqui, e magari compromettendo le relazioni future tra i due paesi.
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Questo dilemma sta rendendo molto complicato per l’Iran decidere se e come rispondere all’uccisione di Fakhrizadeh. In generale sembrano essere emerse due posizioni distinte, che fanno riferimento ai due principali campi che hanno caratterizzato la vita politica iraniana negli ultimi anni.
La prima è quella degli ultraconservatori guidati dalla Guida suprema Ali Khamenei, la principale figura politica e religiosa del paese. Gli ultraconservatori, che sono anche la fazione più potente e a cui fanno riferimento le Guardie rivoluzionarie, vorrebbero una ritorsione decisa e violenta, per evitare che operazioni del genere si ripetano in futuro. Foad Izadi, analista politico conservatore iraniano, ha detto al New York Times: «Se non si risponde a questo livello di terrorismo, loro [i nemici dell’Iran] potrebbero fare altre azioni del genere, perché sanno che l’Iran non reagirà». Gli ultraconservatori pensano inoltre che l’uccisione di Fakhrizadeh abbia dimostrato che aspettare un presunto cambio nei rapporti con gli Stati Uniti dopo l’insediamento di Biden ha avuto la sola conseguenze di incoraggiare gli avversari dell’Iran a essere sempre più aggressivi.
L’altra posizione è quella dei moderati e del presidente Hassan Rouhani, a capo del governo che nel 2015 aveva firmato l’accordo sul nucleare con Obama. In un discorso televisivo tenuto dopo l’attacco, Rouhani ha detto che l’Iran avrebbe dovuto continuare a seguire la cosiddetta «pazienza strategica», politica avviata dopo che il governo Trump aveva adottato la strategia della «massima pressione» contro l’Iran, reintroducendo le sanzioni (nell’idea del governo americano, la «massima pressione» avrebbe dovuto spingere l’Iran a rinegoziare un nuovo accordo sul nucleare iraniano in termini più favorevoli agli Stati Uniti, oppure provocare un cambio di regime a Teheran: nessuna delle due cose è successa).
Secondo molti, la «pazienza strategica» di Rouhani significherebbe tenere duro fino all’arrivo alla Casa Bianca di Biden, senza provocare nel frattempo grosse crisi internazionali, e poi sperare di iniziare nuovi colloqui.
La situazione è complicata dal fatto che gli ultraconservatori hanno accusato il presidente Rouhani delle falle di sicurezza che hanno portato all’uccisione di Fakhrizadeh. Rouhani, da tempo indebolito a causa della decisione degli Stati Uniti di ritirarsi dall’accordo che il suo governo aveva negoziato, potrebbe reagire alle pressioni degli ultraconservatori spostandosi ulteriormente a destra, soprattutto in vista delle prossime elezioni presidenziali, previste per giugno 2021. Per ora, comunque, il governo non ha annunciato alcuna misura drastica in risposta all’attacco: l’unica misura decisa è stato il raddoppio del budget per il 2021-2022 destinato all’organizzazione che guidava Fakhrizadeh.