Una canzone dei Tunng

Sulle premure della vittima di un'amicizia tradita

(Lykbykaj)
(Lykbykaj)

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Sono morte due persone a cui volevo bene, una non l’avevo mai conosciuta e la chiamavamo per nome, l’altra la conoscevo da tantissimo e la chiamavamo per cognome. Non c’entravano con la musica, e però per me c’entravano: Roberto Salvini e il suo jukebox, Diego Maradona e quella canzone di Rachael Yamagata.

Jenny again
I Tunng sono una band speciale, inglesi con una gran curiosità sull’uso dei suoni e degli strumenti che si risolve in canzoni diverse dalle altre, riconoscibili, per l’uso dell’elettronica ma anche di un che di folk e delle voci. Già che ne parliamo, visto che può darsi non li conosciate, ascoltate anche Hustle e Bullets, che sono meno notturne e più divertenti, almeno nell’andamento (che poi hanno del torbido pure loro: i Tunng hanno appena pubblicato un disco nuovo sui temi della morte e della perdita).

Jenny again invece è una “muder ballad”: la storia è raccontata da quello che è stato accoltellato e abbandonato nel bosco dall’amico che poi si è messo con la sua Jenny. E gli dice di stare tranquillo, che non lo ha visto nessuno, malgrado i tormenti che un po’ perseguitano il sopravvissuto e la sua vita felice con Jenny.
Change your name and find a job
Marry Jenny in the spring
Buy a dog and call him Pete
Push the children on the swings
Think about me now and then
Try to find a peaceful space
Count the days as they go by
Count the lines upon your face


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