Quanto costa un meteorite?
Un uomo indonesiano ha venduto quello che gli era precipitato in casa in agosto, ma è improbabile che abbia guadagnato le cifre di cui si è parlato
Negli ultimi giorni è circolata anche sui giornali italiani la storia di Josua Hutagalung, un costruttore di bare indonesiano che sarebbe diventato milionario per aver venduto un frammento di meteorite a 1,8 milioni di dollari (circa 1,5 milioni di euro). Per quanto i meteoriti abbiano un enorme valore scientifico, secondo gli esperti il loro prezzo non potrebbe raggiungere queste cifre e sarebbe stato gonfiato. Oltretutto, la vicenda ha messo nuovamente attenzione su un tema su cui non c’è grande chiarezza nelle leggi dei vari paesi: di chi è un meteorite?
I meteoriti sono frammenti rocciosi provenienti da asteroidi o altri corpi celesti che entrano in contatto con l’atmosfera della Terra ad altissima velocità, bruciando e provocando scie luminose (meteore) per poi schiantarsi al suolo. Ogni anno sul nostro pianeta cadono circa 40mila tonnellate di rocce spaziali, tuttavia ce ne rendiamo conto solo raramente perché di solito si tratta di piccole meteore che si polverizzano prima di arrivare a terra. I meteoriti vengono classificati in base alle loro caratteristiche fisiche e chimiche dagli esperti e hanno un enorme valore scientifico perché possono risalire anche a diversi miliardi di anni fa e il loro studio contribuisce a conoscere meglio l’Universo.
Lo scorso 1 agosto un grosso frammento di meteorite di più di 2 chili aveva sfondato il tetto della casa di Hutagalung – nel villaggio di Kolang, nel nord-ovest dell’isola di Sumatra – e si era conficcato nel pavimento. In totale, Hutagalung aveva recuperato frammenti di meteoriti per un peso di circa 2,5 chili e la notizia aveva attirato da subito l’attenzione degli appassionati di meteoriti in varie parti del mondo.
Hutagalung aveva deciso di rivendere il meteorite e altri piccoli frammenti precipitati attorno a casa sua per sistemare la famiglia. Uno dei cinque frammenti – da 33,68 grammi – è stato messo all’asta su eBay per 29.120 dollari statunitensi (circa 24.400 euro), ma si è discusso molto di più di quello più grande, comprato con una trattativa riservata da un collezionista statunitense e pagato, secondo i giornali, un milione e mezzo di euro.
Laurence Garvie, professore alla School of Earth and Space Exploration della Arizona State University ed esperto di meteoriti, ha detto a BBC che quando ha letto di quella cifra si è messo a ridere. Garvie – che ha valutato ed elaborato la classificazione ufficiale dei meteoriti recuperati da Hutagalung – ha spiegato: «La gente è affascinata dal fatto di possedere qualcosa che è più vecchio della Terra stessa e che proviene dallo Spazio» e trovando su eBay frammenti piccolissimi che vengono proposti a prezzi altissimi molti «pensano che il loro meteorite possa valere milioni». Ma sebbene ci siano persone disposte a spendere qualche centinaio o migliaio di dollari per un piccolo frammento di meteorite, secondo Garvie «nessuno spenderebbe milioni per una roccia spaziale più grande».
Determinare il prezzo di un meteorite non è semplicissimo, perché varia a seconda delle caratteristiche della roccia, come la sua composizione chimica e il suo grado di conservazione; e di solito, ha spiegato Garvie, più il frammento è grosso, minore è il suo valore.
Il frammento più grande precipitato sulla casa di Hutagalung era composto per il 70-80 per cento da argilla – «una palla di fango extraterrestre», ha detto Garvie – e questo è uno dei motivi per cui sembra improbabile che sia stato venduto per le cifre di cui hanno parlato i giornali. La presunta cifra di 1,8 milioni di dollari potrebbe essere saltata fuori moltiplicando il peso della roccia (circa 2,1 chili) per il prezzo al grammo stimato in base alla cifra richiesta per il frammento messo in vendita su eBay, cioè 86o dollari (72o euro). Ma è un calcolo che non sta in piedi: non solo perché i frammenti non sono tutti uguali, ma anche perché secondo alcuni esperti citati da BBC anche la vendita del frammento online potrà fruttare al massimo la metà di quanto richiesto.
Un altro aspetto interessante collegato al ritrovamento dei meteoriti è a chi appartengono. Hutagalung ha potuto vendere quello che gli è piombato in casa, ma in altri paesi non sarebbe andata nello stesso modo.
Tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta furono siglati due importanti trattati relativi ai diritti di proprietà sui corpi celesti: il “Trattato sui principi che governano le attività degli Stati in materia di esplorazione e utilizzazione dello Spazio extra-atmosferico compresa la Luna e gli altri corpi celesti” e l’“Accordo che regola le attività degli Stati sulla Luna e sugli altri corpi celesti”. Questi accordi furono sottoscritti da un centinaio di paesi e stabiliscono che nessuno di loro possa accampare diritti di proprietà su qualsiasi corpo celeste, inclusi quindi la Luna o Marte. Tuttavia, se questi trattati regolamentano a livello internazionale le norme per lo studio e l’utilizzo dei corpi celesti, la proprietà dei meteoriti rinvenuti sul suolo terrestre dipende dalle leggi nazionali del paese dove vengono ritrovati, così come il diritto di poterli vendere.
In Inghilterra, per esempio, il meteorite appartiene al proprietario della terra su cui è stato ritrovato e pertanto può essere venduto come qualsiasi altra cosa; negli Stati Uniti è di proprietà del governo federale se viene ritrovato in un terreno di proprietà del governo ma si può chiedere un permesso per “cercare” e reclamare la proprietà dei meteoriti, anche se viene incoraggiata la condivisione per lo studio scientifico. In Danimarca i meteoriti sono di proprietà dello stato, che rimborsa chi li trova; anche in India è obbligatorio consegnarli al Museo nazionale di Geologia, che però non riconosce alcun compenso. Nella maggior parte degli stati australiani, poi, è illegale trasportarli se non per consegnarli ai musei statali, che sono considerati i proprietari dei meteoriti ritrovati.
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In Italia l’Istituto Italiano di Astrofisica (INAF) gestisce tra le altre cose il progetto P.R.I.S.M.A., che sta per “Prima Rete per la Sorveglianza sistematica di Meteore e Atmosfera”. Il progetto coinvolge una rete di esperti e ricercatori che osservano i dati raccolti da decine di videocamere disposte su tutto il territorio italiano con l’obiettivo di tracciare le traiettorie delle meteore più luminose e recuperare eventuali meteoriti caduti sul suolo italiano. Tra le altre cose, gli esperti di P.R.I.S.M.A. danno anche indicazioni utili su cosa fare e cosa non fare se si sospetta di aver trovato un meteorite: per esempio, non bisogna toccarlo con le mani ma raccoglierlo con un foglio di alluminio dopo averlo fotografato e aver mappato il luogo del ritrovamento.
Come ha spiegato l’esperto di meteoriti e planetologo dell’INAF, Mario Di Martino: «In Italia non esiste una legge che disciplini la proprietà delle meteoriti ritrovate. Ma la cosa migliore sarebbe conservarle in un museo».
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