• Mondo
  • Martedì 24 novembre 2020

Orbán ha un nuovo alleato

Il primo ministro sloveno Janez Janša sostiene Ungheria e Polonia nel dibattito sul budget UE, e ha molte affinità con il suo collega

Janez Janša in una foto del 2013. (AP Photo/Matej Leskovsek, File)
Janez Janša in una foto del 2013. (AP Photo/Matej Leskovsek, File)

Janez Janša, il primo ministro della Slovenia, pochi giorni fa ha inviato una lettera al presidente del Consiglio europeo Charles Michel per sostenere Polonia e Ungheria nella loro battaglia contro il meccanismo che lega il rispetto dei diritti umani e dello stato di diritto all’erogazione dei fondi europei. La Slovenia non ha messo il veto al Bilancio europeo, come hanno fatto gli altri due paesi a guida populista bloccando anche l’autorizzazione al Recovery Fund, ma nella lettera, pubblicata dai giornali sloveni, Janša ha scritto che «alcuni gruppi politici… minacciano apertamente di usare il meccanismo erroneamente chiamato “stato di diritto” per disciplinare i singoli stati membri». La lettera di Janša è stata molto criticata, e accolta con un po’ di preoccupazione nell’Unione Europea: un terzo paese membro che si allinea con Polonia e Ungheria sarebbe un problema.

Pochi giorni prima, Janša se l’era presa con il presidente eletto degli Stati Uniti, Joe Biden. Dopo le elezioni americane, Janša è stato probabilmente l’unico capo di governo nel mondo a congratularsi per la vittoria non con Biden, ma con Donald Trump, anche se ormai era chiaro che il presidente aveva perso. Janša ha tenuto il punto per diversi giorni, diffondendo su Twitter teorie del complotto e falsità sull’esito del voto che circolavano sugli account della destra estrema americana. A un certo punto, rispondendo a una critica, per giustificare il fatto di essere stato l’unico a congratularsi con Trump ha twittato la foto celebre di un uomo che rifiutò di fare il saluto nazista a Hitler, facendo un paragone molto improvvido.

Janša è una figura molto nota nella politica slovena, ed è stato uno dei protagonisti di tutta la storia recente del paese, cominciata nel 1991 con l’indipendenza dalla Jugoslavia. È stato primo ministro per ben tre volte in tre decenni diversi, è stato in prigione due volte, la prima come dissidente politico e la seconda come condannato per corruzione, ed è presidente del suo partito, il Partito democratico sloveno (SDS), dal 1993, ininterrottamente. Janša ha cambiato orientamento politico più volte: giovane comunista, è stato socialdemocratico, pacifista, fautore della guerra contro la Jugoslavia, poi liberale. Da tempo, però, Janša è definito come un politico di estrema destra. Sodale di Viktor Orbán, il primo ministro ungherese, è ideologicamente allineato alla destra populista che è stata sostenuta in questi anni da Donald Trump. E’ un nazionalista conservatore con una forte retorica anti immigrazione, ha presentato progetti di riforma per limitare la libertà dei media e vorrebbe fare lo stesso con la magistratura, e nei suoi mesi al governo (è diventato primo ministro a marzo di quest’anno) ha accentrato il potere nelle sue mani e soffocato le voci critiche.

– Leggi anche: Perché l’UE non espelle Polonia e Ungheria?

Janša cominciò la sua carriera politica non ancora maggiorenne, negli anni Settanta, quando a 17 anni entrò nella sezione slovena del Partito comunista jugoslavo e ne divenne uno dei leader giovanili — ne fu espulso qualche anno dopo, per le sue idee troppo di estrema sinistra. Negli anni Ottanta divenne celebre per i suoi articoli critici del regime — e in particolare dell’esercito jugoslavo — sul giornale Mladina. Nel 1988, dopo lunghe schermaglie con il regime e dopo un suo avvicinamento al movimento pacifista, Janša fu arrestato, con l’accusa di aver trafficato con documenti militari riservati. Fu condannato a 18 mesi di carcere in un processo senza rappresentanza legale. Le grandi manifestazioni del popolo sloveno per chiedere la liberazione di Janša sono ancora oggi considerate come uno dei momenti fondanti per la democrazia e l’indipendenza in Slovenia.

Janša uscì di prigione dopo sei mesi ed entrò in politica. Nel 1990 divenne ministro della Difesa nel governo di centrosinistra di Lojze Peterle, il primo primo ministro della Slovenia moderna, e durante il suo mandato fu combattuta la Guerra dei dieci giorni tra Slovenia e Jugoslavia, che fu vinta dalla prima e sancì definitivamente l’indipendenza del paese. Janša fu costretto a dimettersi da ministro nel 1994, dopo alcuni scandali e accuse di abuso di potere.

Fu eletto primo ministro per la prima volta nel 2004. Già allora, Janša era passato al centrodestra, ma al tempo era considerato un leader liberale, anche se l’opposizione lo accusò di tentare di accentrare il potere e di minacciare i media. A livello internazionale, tuttavia, Janša era piuttosto ben accolto: nel 2008, per esempio, la sua gestione del semestre europeo a guida slovena fu definita professionale e competente.

Dopo aver perso le elezioni nel 2008, si ricandidò a quelle del dicembre 2011: arrivò secondo, ma ottenne ugualmente l’incarico di primo ministro dopo che il centrosinistra non riuscì a formare una coalizione. Il suo secondo mandato, cominciato nel gennaio del 2012, fu breve e turbolento: il suo partito, SDS, fu accusato di avere legami con un movimento neonazista (e il governo presentò azioni giudiziarie contro il giornalista che rivelò lo scandalo per intimidirlo). Soprattutto, Janša stesso fu accusato di corruzione e di aver usato fondi pubblici per coprire grosse spese private. Nel febbraio del 2013 gli alleati di Janša fecero cadere il governo, e lui fu condannato a due anni di prigione nel 2014 per un caso di compravendita di armi. Ne uscì dopo sei mesi, alla fine del 2014; l’anno dopo la Corte costituzionale ribaltò la condanna e riabilitò l’ex primo ministro.

Nel frattempo, le posizioni di Janša si erano radicalizzate, e la sua retorica era diventata esplicitamente nazionalista. Convinto che i media e la magistratura fossero contro di lui, nell’estate del 2015 fondò, assieme ad altri esponenti del partito SDS, Nova24TV, un network televisivo di destra estrema che pubblica regolarmente teorie del complotto o servizi fuorvianti e falsi sulle politiche migratorie, i musulmani, la comunità LGBT+, tra le altre cose. Tra il 2016 e il 2018, Nova24TV ha ricevuto più di 3,5 milioni di euro di investimenti da imprenditori dell’Ungheria vicini a Viktor Orbán, e questo ha avvicinato molto Janša al primo ministro ungherese. Come ha raccontato il New York Times, quello in Nova24TV non è stato l’unico investimento ungherese nei media sloveni. Nel 2017, un imprenditore vicino a Orbán ha comprato la quota di maggioranza nell’editore Nova obzorja (Nuovo orizzonte), che pubblicava la rivista politica Demokracija, e che nel frattempo ha fondato un giornale scandalistico, Skandal24, che negli anni ha pubblicato articoli molto salaci e poco solidi contro i rivali di Janša.

Forte della sua alleanza con Orbán, Janša si ricandidò alle elezioni del 2018, e il primo ministro ungherese fece campagna elettorale attiva a suo favore. Il SDS arrivò primo, ma Janša non divenne primo ministro: gli altri partiti si accordarono per escluderlo dalla carica, e si formò un governo di minoranza di centrosinistra con a capo Marjan Šarec, che all’inizio del 2020, però, si è dimesso chiedendo nuove elezioni. Il Parlamento sloveno, invece, ha votato per un nuovo governo di Janša, che così è diventato primo ministro per la terza volta.

Viktor Orbán e Janez Janša. (AP Photo/Darko Bandic)

Secondo i critici e l’opposizione, ma anche secondo i media internazionali, Janša ha utilizzato il periodo di crisi provocato dal coronavirus per rafforzare il suo potere e soffocare le voci critiche. Ha adottato misure pubbliche molto pesanti per contrastare la pandemia senza consultare le autorità sanitarie; ha attaccato pubblicamente i giornalisti (ha definito il giornalista investigativo Blaž Zgaga un «paziente psichiatrico») e le ONG; ha riunito otto agenzie del governo (tra cui quelle che si occupano di trasporti pubblici, posta, energia) in un’unica agenzia: ufficialmente per ridurre i costi, secondo i critici per aumentare il suo controllo sullo stato. Ha anche proposto un approfondimento dell’alleanza con l’Ungheria: Janša vorrebbe unificare le reti elettriche dei due stati e costruire congiuntamente un oleodotto che passi per i due paesi.

Una delle proposte di riforma più controverse è quella dei media: il partito di governo vorrebbe tagliare drasticamente i fondi a RTV Slovenija, la tv pubblica, e, secondo l’opposizione, destinare molte più risorse alle reti private, innanzitutto Nova24TV.

– Leggi anche: In Ungheria è rimasta poca libertà di stampa

Assieme all’alleanza con Orbán, un altro degli aspetti controversi del primo ministro sloveno è la sua aderenza alla retorica della alt-right americana. Janša non si è limitato a congratularsi con il presidente americano sbagliato. A luglio ha ritwittato un video che inneggia alla cospirazione di QAnon, ed esattamente come un membro della destra populista americana ha invitato i suoi sostenitori a seguirlo su Parler, un social network alternativo in voga tra gli alleati di Trump e i conduttori di Fox News, il network tv conservatore. In generale, Janša usa moltissimo Twitter. In Slovenia lo chiamano Maršal Twito, Maresciallo Twitto, per le sue uscite esagerate sul social media e per la frequenza dei tweet. Durante le elezioni americane, Janša ha trascorso più di tre ore al giorno su Twitter.

L’opposizione teme che Janša stia approfittando della disattenzione provocata dalla pandemia per trasformare la Slovenia in una «democrazia illiberale», sul modello ungherese. Soprattutto a Lubiana, la capitale, migliaia di persone sono scese in piazza per mesi girando in bicicletta per la città per protestare contro il governo. Ma rispetto a Orbán, almeno per ora, Janša ha uno svantaggio notevole: il suo governo è debole. Nel Parlamento sloveno, la coalizione che lo sostiene gode della maggioranza di un solo deputato.