Le prime nomine di governo di Biden
Ha rivelato il segretario di Stato, più alcuni posti legati alla diplomazia e all'intelligence; certi nomi erano noti, altri sono una sorpresa
Il presidente eletto degli Stati Uniti, Joe Biden, ha reso ufficiali le prime sei nomine della sua amministrazione, tutte legate alla politica estera e alla sicurezza nazionale. Alcune di queste, come quella di Antony Blinken a segretario di Stato, erano attese da domenica ed erano già state commentate dai media americani; altre, come quella di John Kerry come inviato speciale per il clima, una carica nuova e creata ad hoc, sono state una sorpresa. Se tutto va come previsto, Biden diventerà presidente degli Stati Uniti il prossimo 20 gennaio.
Le persone scelte da Biden, che dovranno essere confermate dal Senato, sono: Antony Blinken come segretario di Stato (un ruolo simile a quello di ministro degli Esteri), Alejandro Mayorkas come segretario alla Sicurezza nazionale (un ruolo simile a quello di ministro dell’Interno), Avril Haines come direttrice dell’Intelligence nazionale, Linda Thomas-Greenfield come ambasciatrice alle Nazioni Unite, Jake Sullivan come consigliere sulla Sicurezza nazionale e John Kerry come inviato speciale per il clima.
«Non abbiamo tempo da perdere quando si tratta della nostra sicurezza nazionale e della politica estera», ha scritto il comitato di transizione di Joe Biden in un comunicato. «Ho bisogno di un team pronto fin dal primo giorno per aiutarmi a recuperare il posto dell’America a capotavola, esortare il mondo per essere all’altezza delle sfide che ci aspettano e migliorare la nostra sicurezza, la nostra prosperità e i nostri valori».
Under the Biden-Harris administration, American national security and foreign policy will be led by experienced professionals ready to restore principled leadership on the world stage and dignified leadership at home. Read more: https://t.co/ojrTxrzafV
— The White House (@WhiteHouse) November 23, 2020
Antony Blinken ha 58 anni ed è amico e confidente di Joe Biden da più di vent’anni. Ha fatto parte dello staff di Biden da senatore, è stato il suo consigliere sulla Sicurezza nazionale da vicepresidente e poi è passato a fare il viceconsigliere sulla Sicurezza nazionale di Barack Obama, quando era presidente. Tra il 2015 e il 2017, è stato vicesegretario di Stato, sempre sotto Obama. Blinken è considerato un centrista e un pragmatico, che intende recuperare e rafforzare le alleanze tradizionali degli Stati Uniti, indebolite dalla presidenza di Donald Trump. Jake Sullivan, nominato consigliere per la Sicurezza nazionale, assieme a Blinken ha guidato il team di politica estera di Biden durante la campagna elettorale. I due sono amici e condividono ideologia e visione del mondo. Sullivan ha fatto parte del team di Sicurezza nazionale di Joe Biden da vicepresidente, e poi è diventato uno dei consiglieri più ascoltati di Hillary Clinton quando era segretaria di Stato.
Alejandro Mayorkas, nominato segretario alla Sicurezza nazionale, è nato da una famiglia emigrata da Cuba per sfuggire alla rivoluzione castrista. È stato procuratore in California e ha lavorato sotto l’amministrazione Obama all’agenzia che si occupa di diritto alla cittadinanza e di immigrazione. Se sarà confermato dal Senato, sarà il primo appartenente alla comunità latina a occupare il ministero che gestisce, tra le altre cose, le politiche di immigrazione, che durante l’amministrazione Trump sono state stravolte e indurite, e sono state oggetto di moltissime polemiche.
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Linda Thomas-Greenfield, nominata ambasciatrice alle Nazioni Unite, è una diplomatica di carriera che lavora da 35 anni al dipartimento di Stato. È stata ambasciatrice in Liberia e si è occupata di affari africani ad alto livello nel dipartimento. Thomas-Greenfield sarà la prima persona nera a rappresentare un paese membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. La sua nomina è considerata importante anche per rivitalizzare il dipartimento di Stato: negli anni di Donald Trump, i diplomatici di carriera sono stati spesso ignorati e snobbati in favore di nomine politiche.
Avril Haines, nominata direttrice dell’Intelligence nazionale, è un’altra consigliera storica di Joe Biden, ha lavorato con lui fin dai tempi del Senato, e durante l’amministrazione Obama è stata vicedirettrice della CIA e viceconsigliera per la Sicurezza nazionale di Obama. Se confermata, sarà la prima donna a guidare l’intelligence americana (anche la direttrice della CIA, Gina Haspel, è donna, ma lei risponde al direttore dell’Intelligence).
Infine c’è John Kerry, che è ovviamente il più celebre tra i nominati. Ex candidato alla presidenza nel 2004, ex segretario di Stato sotto Obama tra il 2013 e il 2017, Kerry è un senatore di lungo corso e un amico personale di Joe Biden, e ha fatto campagna elettorale per lui fin dall’inizio delle primarie del Partito democratico, quando la situazione per il candidato appariva incerta. Kerry farà anche parte del consiglio di Sicurezza nazionale del presidente Biden, e sarà la prima volta che all’interno del consiglio ci sarà una figura dedicata esplicitamente alla crisi climatica. La sua nomina, sostengono gli analisti, è un sintomo del fatto che Biden sarà molto attivo all’estero e in diplomazia sui temi legati al clima.
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Delle sei nomine fatte da Biden, soltanto quella di Jake Sullivan come consigliere per la Sicurezza nazionale e di John Kerry come inviato per il clima non richiedono la conferma del Senato. Per le altre, il Senato dovrà votare e potrebbe rigettare le nomine. È un rischio plausibile, perché la maggioranza al Senato dipende da due ballottaggi che si terranno in Georgia all’inizio di gennaio: se i Democratici vinceranno entrambi i seggi, allora il Senato sarà in perfetta parità e spetterà alla vicepresidente Kamala Harris esprimere il voto decisivo. Se invece i Repubblicani riusciranno a vincere almeno uno dei due ballottaggi, allora avranno la maggioranza. Questa eventualità ha contribuito a plasmare le decisioni di Biden: per esempio, sostengono i media americani, il presidente eletto avrebbe preferito Antony Blinken come segretario di Stato in parte perché più moderato e apprezzato dai Repubblicani rispetto a Susan Rice, una possibile candidata.