Un’altra sconfitta in tribunale per Trump
Un giudice della Pennsylvania ha respinto l'ennesimo ricorso contro i risultati delle elezioni, avvicinando ulteriormente la certificazione della vittoria di Biden
Sabato un giudice federale statunitense ha respinto l’ennesima causa legale del comitato elettorale del presidente uscente Donald Trump. È così stato annullato quello che di fatto era l’ultimo vero tentativo di ribaltare il risultato elettorale in Pennsylvania. Si sono così ulteriormente assottigliate le già remotissime speranze dei Repubblicani di cambiare qualcosa nell’esito delle elezioni dello scorso 3 novembre, vinte dal candidato Democratico Joe Biden, che si insedierà il prossimo 20 gennaio.
La causa sul risultato elettorale in Pennsylvania era particolarmente importante, tanto che l’avvocato personale di Trump Rudy Giuliani si era presentato in tribunale per la prima volta da 28 anni per sostenerla. Ma il giudice Matthew Brann, peraltro Repubblicano, ha respinto quella che a suo avviso era una richiesta di annullare quasi 7 milioni di voti, cioè tutti quelli espressi in Pennsylvania, sulla base di generiche e indimostrate accuse di irregolarità. Il comitato di Trump aveva parlato di errori nella gestione dei voti per posta, citando in particolare il fatto che in alcune contee prevalentemente Democratiche gli elettori che avevano inviato schede potenzialmente non valide (il voto per posta non è complicato ma bisogna seguire con precisione alcuni passaggi) erano stati avvertiti in modo da poterle ricompilare correttamente. Secondo il comitato di Trump, la stessa cosa non era stata fatta in altre contee a maggioranza Repubblicana, e così sarebbe stato violato il principio costituzionale che tutela l’uguaglianza dei voti.
«Ci si aspetterebbe che quando si cerca di ottenere un risultato così eclatante ci si presenti con una causa sostenuta da argomenti legali convincenti e prove lampanti di una diffusa corruzione. Non è stato così», ha scritto Brann, motivando la sua decisione. Le accuse erano «forzate, senza merito e speculative» ha aggiunto, «e senza prove».
Pat Toomey, senatore Repubblicano della Pennsylvania, ha detto che dopo il pronunciamento sulla causa «il presidente Trump ha esaurito tutte le sue opzioni legali» per contestare il risultato elettorale nello stato, confermando quindi che «Joe Biden ha vinto le elezioni del 2020», congratulandosi con lui e con la futura vicepresidente Kamala Harris e chiedendo che Trump accetti l’esito delle elezioni, per «unificare il paese». Trump ha risposto su Twitter dicendo di Toomey: «Non è un mio amico». Giuliani ha spiegato di considerare positivo il respingimento della causa, perché accelera i passaggi che la porteranno alla Corte Suprema: in realtà non è affatto detto che una causa giudicata così priva di fondamento ci arrivi.
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La decisione del tribunale ha dato il via libera alla certificazione del risultato in Pennsylvania, che si aggiungerà così agli altri stati che già hanno ufficializzato il vincitore, tra cui c’è anche la Georgia (la stragrande maggioranza deve ancora farlo). Con i 20 grandi elettori della Pennsylvania, vinta da Biden di oltre 80mila voti, le già remotissime possibilità che il risultato elettorale cambiasse in qualche modo diventeranno ancora più irrealistiche. Ma in ogni caso, anche nell’ipotesi in cui la causa avesse ribaltato il risultato elettorale in Pennsylvania, Trump avrebbe dovuto sovvertire l’esito del voto in altri stati per raggiungere i 270 grandi elettori necessari a restare presidente.
Trump comunque non ha ancora dato segnali di essersi rassegnato ad avere perso, e anzi continua a dirsi convinto che riuscirà a ribaltare il risultato. Ma non è chiaro in che modo. In videocollegamento con i leader del G20, secondo una registrazione ascoltata dal Guardian, avrebbe detto: «È stato un onore lavorare con voi», aggiungendo «non vedo l’ora di farlo ancora a lungo». Dopo i tanti fallimenti nei tribunali accumulati nelle ultime due settimane, Trump sta facendo quello che sembra un ultimo, disperato tentativo per convincere gli stati governati dai Repubblicani in cui Biden ha vinto con margini più stretti a non certificare il risultato. Non sembra però che abbia possibilità di riuscirci. Dei rappresentanti dei parlamentari del Michigan, invitati appositamente alla Casa Bianca, hanno già detto che non lo faranno.
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